Partiamo col demolire quello che ormai sembra essere diventato uno stereotipo, una frase che leggiamo ultimamente abbastanza spesso da parte di chi evidentemente non apre la propria mente: “il catalogo di Disney+ è poverissimo e privo di esclusive”. No, assolutamente no.
Forse sarà meno ricco della controparte americana – alcuni film, però, che in Italia sono già presenti in catalogo, negli USA non lo sono ancora – forse mancheranno alcuni elementi che considero imprescindibili come la raccolta completa di DuckTales e altre storiche serie animate della Casa di Topolino, ma Disney+ può vantare una buonissima dose di nuovi contenuti esclusivi, se pensiamo poi che si tratta di un servizio nato da meno di un anno. The Mandalorian, I perché di Forky, la curiosa serie Oggetti di Scena, varie serie di National Geographic, gli interessanti dietro le quinte di Frozen e Star Wars, Lilli e il Vagabondo. Volevate forse serie dei Marvel Studios, come The Falcon and the Winter Soldier? Comprensibile, del resto l’arrivo era previsto in estate, ma è accaduta una piccola cosa chiamata pandemia mondiale da Coronavirus che ha bloccato la produzione di qualsiasi film e serie TV per mesi.
Nonostante i disagi, qualcosa di nuovo riesce sempre, in qualche modo, a farsi avanti. È accaduto con il fenomeno Hamilton e con il (terribile) kolossal Artemis Fowl alcune settimane fa, accadrà tra pochi giorni con il nuovo film d’animazione di Phineas e Ferb, e con l’ultimo live action targato Disney, L’unico e insuperabile Ivan, che abbiamo avuto modo di visionare in anteprima – e in lingua inglese, dunque non parleremo del doppiaggio in questa breve recensione del film. Inizialmente previsto per il grande schermo, il film debutterà direttamente sul servizio streaming del gigante di Burbank dall’11 settembre in Italia, e questa è solo l’ultima di una serie di problematiche vicissitudini che l’hanno visto protagonista in negativo.
Pensate che il film, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Katherine Applegate, è stato nei piani di Disney per molti anni prima di vedere finalmente la luce. Già nel 2014, a soli due anni dall’uscita del libro, Disney si assicurò i diritti per una trasposizione cinematografica, ingaggiando inoltre Mike Newell (Harry Potter e il Calice di Fuoco, Prince of Persia: Le sabbie del tempo) come regista. Le riprese iniziarono però solamente nel 2018, quando ormai Newell, impegnato su altri fronti, aveva già abbandonato il progetto in favore di Thea Sharrock (Io prima di te), alla prima esperienza con un film ad alto budget – non abbiamo cifre precise, ma spulciando qua e là tra le opinioni degli esperti, si parla di circa 150 milioni di dollari.
Del resto il film, indirizzato principalmente, per non dire esclusivamente, verso un pubblico molto giovane, vuole andare a toccare corde molto simili a quelle che Dumbo e Dolittle, negli ultimi mesi, hanno accarezzato senza però ottenere un grande successo, e per farlo affida i suoi protagonisti a un cast d’eccezione. Sam Rockwell è Ivan, un gigantesco gorilla stella dello spettacolo di animali del centro commerciale Big Top Mall; Danny DeVito è Bob, irriverente cane amico della compagnia; abbiamo poi la saggia elefantessa africana Stella (Angelina Jolie), l’aristocratico barboncino Snickers (Helen Mirren), e una pletora di altri esponenti del mondo animale accompagnati da uno dei pochi personaggi in carne e ossa, Mack, proprietario del Big Top Mall interpretato dal versatile Bryan Cranston.
La CGI degli animali fa la sua figura, nonostante non riesca a sopperire al problema più grande del film, un ritmo cioè fin troppo blando che appesantisce la narrazione già durante la sua prima metà. L’influenza teatrale della Sharrock si fa evidentemente sentire in questa gestione della narrazione, con tanti, tantissimi dialoghi, pause di riflessione, tristi parentesi tutto sommato emotive al punto giusto ma gestite forse con poca esperienza.
Se non altro, L’unico e insuperabile Ivan riesce nel suo intento di mettere in scena una storia nella quale possa emergere la profondità di un personaggio, e non importa che questo sia un gorilla di 180 kg. Quello che, restando in casa Disney, il Dumbo di Tim Burton falliva clamorosamente era riuscire a convincere il pubblico ad affezionarsi all’animale. L’elefantino del circo di DeVito – eh sì, era anche in quel film – pareva essere una figura distante dal resto dei personaggi per fin troppo tempo, dando a tratti l’impressione che il film potesse andare avanti tranquillamente anche senza di lui. Ivan, al contrario, ha una personalità complessa, inizialmente felice della sua “situazione lavorativa” – star di uno spettacolo di animali al centro commerciale – ma che torna a rivivere presto lontani e felici ricordi della sua infanzia. In questo la piccola Ruby, cucciola di elefantessa appena arrivata, avrà un ruolo centrale, in una storia che fin troppo tardi, nei ritmi e nelle intenzioni del film, assume a un tratto le proporzioni di un Galline in Fuga live action ma più variegato e con risvolti differenti.
Ma insomma, il punto qual è, in un film come L’unico e insuperabile Ivan? La pellicola, a conti fatti, non ha idee ben chiare su cosa vuole realmente mettere in scena. Restando nell’ambito dei film con gli amati animali come protagonisti, la nuova pellicola di Disney+ non ha il fascino del nome e delle ambientazioni di un Dumbo, o lo spirito d’avventura di un Dolittle. No, l’ultimo film di Thea Sharrock appare più come un lungo e tormentato viaggio nella mente di un gigantesco gorilla di nome Ivan che sembra essere di fronte a una crisi di mezza età, che ama rimuginare sul suo passato, prendersi cura della piccola Ruby e trovare un nuovo modo per far parlare di sé, per dare sfogo alla sua vena artistica che non si limita a un poderoso grido. Il messaggio finale, bello e apprezzato come è giusto che sia e che rende giustizia alla storia del vero Ivan – il film, così come il romanzo, è ispirato alla vera storia di un gorilla di nome Ivan vissuto in America negli anni ’60 – ma per farlo, la pellicola si perde in continui momenti superflui, sequenze senza troppo significato e tranquillamente evitabili. I 90 minuti di L’unico e insuperabile Ivan, a conti fatti, potevano agilmente diventare 60, o addirittura 50. E il ritmo del film, a dire il vero, ne avrebbe solo che giovato.
Scrivi un commento