Sono passati 3 anni da quando l’opera di Hwang Dong-hyuk, Squid Game, è sbarcata su Netflix, catturando l’attenzione grazie a uno stile unico e irriverente e una trama intrigante. I giochi, tuttavia, non sono ancora finiti: sebbene la prima stagione potesse definirsi praticamente autoconclusiva, se non per l’ultimo minuto che lasciava aperta una bella porta verso futuri svolgimenti, non possiamo dire altrettanto per questa seconda stagione. Ma la vera domanda è: dopo un successo così clamoroso, possiamo sentirci soddisfatti dei 7 nuovi episodi?
Non del tutto.
Scopriamo insieme pregi e difetti della seconda stagione di Squid Game: la nostra recensione è senza spoiler, quindi non preoccupatevi e… che i giochi abbiano (nuovamente) inizio!
Squid Game: un incipit poliziesco
La seconda stagione riprende il racconto esattamente dove l’avevamo lasciato (qui il nostro riassunto di quanto già avvenuto, se pensate di non ricordarvi qualcosa). Il protagonista, Seong Gi-hun (Lee Jung-jae) ha deciso di sfruttare la fortuna vinta ai precedenti giochi per perseguire un unico obiettivo: braccare ed eliminare l’organizzazione. Nuovi malcapitati, infatti, continuano a essere reclutati dall’uomo elegante in metropolitana. Chi è ridotto sul lastrico si lascia convincere dalla prospettiva dei soldi facili, finendo sulla misteriosa isola dei giochi.
Oltre alla personale battaglia di Gi-hun, nei primi episodi ha molto spazio il detective Hwang Jun-ho (Wi Ha-Joon), sopravvissuto al precedente scontro con il fratello (il Frontman) e ora completamente assorbito dalla ricerca dell’isola dei giochi, che sembra introvabile.
Al loro fianco compaiono nuovi personaggi: una assassina facente parte degli organizzatori e altri malcapitati partecipanti, con le loro tragedie personali.
Questa prima parte potrebbe sembrare noiosa per gli spettatori che sono soltanto interessati ai macabri giochi, tuttavia funziona bene: si tratta di un bel thriller-poliziesco, offre qualcosa di nuovo e di originale rispetto a quanto visto in precedenza. Nel folto cast, spicca Gong Yoo nei panni dell’uomo elegante della metropolitana, il “recruiter”: ci offrirà una delle scene più tese ed estreme della serie, nonché uno dei dialoghi più interessanti…
La partenza quindi è buona, originale e intrigante: i veri problemi nascono dopo, una volta tornati sull’isola per affrontare le varie sfide del “gioco del calamaro”.
Squid Game 2: ricominciano i giochi
Come avrete intuito, anche in questa stagione tornano i crudeli giochi tradizionali: la Corea del Sud ne è ricchissima, ma non vi sveleremo in cosa dovranno cimentarsi i nostri eroi. Gi-hun parte avvantaggiato, avendo già partecipato una volta, ma chi sono gli altri concorrenti? Con quali sfide dovrà confrontarsi questa volta? Con quali pericoli esterni e interni al gruppo di malcapitati?
Il vero dramma nel ritrovarsi sull’isola è che manca l’effetto sorpresa della prima stagione. L’atmosfera è meno estraniante, meno inquietante, visto che già sappiamo i meccanismi che andranno a muovere i personaggi e a governare i giochi. Qui emerge un primo grande problema di questa seconda stagione: sappiamo già tutto, in realtà, e niente di nuovo ci viene rivelato. Non ci sono colpi di scena, lo spettatore è già al corrente di cose che nemmeno i protagonisti sanno, dunque c’è poco su cui speculare. Non resta che godersi lo spettacolo… che però non è sempre così coinvolgente come in precedenza.
Nonostante i nuovi personaggi (la ragazza incinta, la vecchietta con il figlio), tutto sembra ricalcare gli stilemi già visti nella prima stagione. Un po’ di varietà la offre Thanos, il pazzoide scriteriato che vuole soltanto continuare i giochi facendo piazza pulita intorno a sè. Il ragazzo è interpretato da Choi Seung-hyun in arte T.O.P., il rapper diventato famoso per aver fatto parte della storica band k-pop “Big Bang”, poi finito fuori dalle scene a causa del suo uso di marijuana. Anche lui però si rivela un nuovo personaggio senza troppo mordente, un intermezzo comico più che ragione di tensione. Un espediente per attirare, forse, sue vecchie fan e dunque nuovi spettatori. Abbiamo apprezzato invece il personaggio spiccatamente LGBTQ+, tra quelli più a fuoco e più complessi di questa stagione.
I giochi non riescono a essere nemmeno lontanamente spettacolari come nella prima stagione: nonostante siano l’elemento più atteso, scivolano in secondo piano, mentre si dà più spazio alle scene nel dormitorio, con lunghe discussioni tra partecipanti, e alle votazioni. Questa volta, al termine di ogni gioco tutti i partecipanti devono scegliere se proseguire o se fermarsi, accontentandosi del montepremi accumulato fino a quel momento. La maggioranza vince. Interessante vedere come cambiano le alleanze di partita in partita, ma ne risente un po’ il ritmo, di certo non un punto forte di questa seconda stagione.
Oltre a problemi di ripetitività e di mancanza di tensione, dobbiamo necessariamente puntare lo sguardo su quello che è il più grande difetto di Squid Game 2: il finale. Quest’ultimo semplicemente non esiste.
Troppe nuove storie non ricevono una degna conclusione, nulla di nuovo viene rivelato, niente si conclude, rendendo questa seconda stagione totalmente priva di colpi di scena. Tutto termina nel bel mezzo dell’azione, lasciando lo spettatore sbigottito (e non nel senso buono, non si tratta di un cliffhanger ben orchestrato).
Questi 7 nuovi episodi sono intrattenenti, ma nient’altro che un riempitivo. Non basta riprendere le musiche e la fotografia iconica che avevano reso famosa la prima stagione per fare un buon prodotto. La terza stagione di Squid Game dovrebbe arrivare già nel 2025, per fortuna, dato l’amaro in bocca che ci ha lasciato questo “non finale”.
Squid Game, stagione 2: conclusioni
La seconda stagione di Squid Game parte bene, ma poi ricade in stilemi e meccanismi già visti, inciampando in nuovi personaggi non abbastanza interessanti e in scene più comiche che tensive. Nonostante la crudeltà di quanto mostrato, ci aspettavamo qualcosa in più, maggior approfondimento, rivelazioni: non c’è nulla di nuovo in questa stagione, e lo dimostra anche un finale totalmente inconcludente, che non dà alcuna risposta.
La fotografia resta ottima, buone anche le interpretazioni, ed è sempre bello scoprire la versione macabra dei giochi tradizionali sudcoreani… ma non basta. Si resta per lo più in attesa di qualcosa che non arriverà mai. Non fino alla terza stagione, per lo meno, che speriamo riesca a dare le risposte che cerchiamo. Un bell’intrattenimento, ma un po’ tutto fumo e niente arrosto purtroppo.
Review Overview
Riassunto
La seconda stagione di Squid Game parte bene, ma poi ricade in stilemi e meccanismi già visti, inciampando in nuovi personaggi non abbastanza interessanti e in scene più comiche che tensive. Nonostante la crudeltà di quanto mostrato, ci aspettavamo qualcosa in più, maggior approfondimento, rivelazioni: non c’è nulla di nuovo in questa stagione, e lo dimostra anche un finale totalmente inconcludente, che non dà alcuna risposta.
- Giudizio complessivo3.5
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