Se la Ultimate Edition di Batman V Superman: Dawn of Justice limava le imperfezioni di un film comunque imperfetto, la visione di Zack Snyder del suo Justice League è un film finalmente ricco di ispirazione, realizzato con cura e amore, che non si fa però scrupoli ad autocelebrarsi e a prendersi, come nel pieno stile snyderiano, tutto il tempo necessario per raccontarsi.
Forse è questo che è sempre mancato a Snyder nelle sue pellicole per DC: il tempo. Dovendo fare i conti con rigide politiche aziendali, che impongono un minutaggio limitato per mandare in sala un film e chiudendo quindi alcune porte in faccia alla creatività del regista, la libertà di Snyder a partire da BVS è sempre stata intrappolata. La dimostrazione che questa prigione creativa sia dannosa si chiama Justice League, ma in questo caso parliamo della pellicola del 2017 rimaneggiata, rivisitata e ricostruita da Joss Whedon per poi essere data in pasto a un pubblico che ancora oggi scherza su alcuni imbarazzanti momenti di una pellicola finita nel peggiore dei modi. Il baffo-gate di Henry Cavill ringrazia per la popolarità.
Ipotizzata e desiderata per anni, la Snyder Cut del film arriva finalmente a noi, ed è inutile negarlo, anche per i più ostici: si tratta di un film completamente diverso dal mezzo disastro firmato Whedon, che nonostante mantenga alcuni difetti è comunque in grado di elevarsi a opera di intrattenimento di peso decisamente più rilevante.
Il tema di fondo non cambia: Bruce Wayne (Ben Affleck) sa che sta per accadere qualcosa di pericoloso alla Terra, e pertanto decide di mettere in piedi una squadra di supereroi per difenderla. I nomi in gioco non cambiano: Aquaman (Jason Momoa), Flash (Ezra Miller), Cyborg (Ray Fisher), Wonder Woman (Gal Gadot), Superman (Henry Cavill). Quello che cambia, nettamente è la sostanza, è il modo di raccontare una storia che chiaramente affonda le sue radici negli intricati – e mal raccontati, ammettiamolo – eventi di Batman V Superman – e che intendeva guardare a un futuro molto più ampio, come dimostra il criptico epilogo del film di cui vi abbiamo parlato approfonditamente qui.
Libero dalle oppressive catene della release cinematografica, il regista di Watchmen e 300 si lascia andare, dà sfogo al suo estro creativo e confeziona un cinecomic di quasi 4 ore che, finalmente, funziona e riduce in polvere la pessima release del 2017. Il netto cambio di tono e visione voluto all’epoca da Warner Bros. fu un disastro per il film, e se non altro questa opportunità della Snyder Cut darà modo a tutti gli appassionati di vedere una pellicola di ben altro spessore.
Non fraintendete, non stiamo dicendo che Justice League, anche nella sua visione snyderiana, sia un capolavoro. I grandi dei cinecomics, ancora oggi, sono ben altri, dallo Spider-Man di Sam Raimi ai Batman di Burton e Nolan, sapienti ricostruzioni e adattamenti della carta stampata sul grande schermo con un linguaggio cinematografico preciso e universale. Vero, anche il linguaggio di Snyder è preciso, meticoloso. Al regista piace prendersi tutto il tempo e tutte le sequenze necessarie per raccontare qualcosa, lasciandosi andare a ripetuti rallenty che rischiano in un paio di momenti di far rizzare i peli, ma credendo sempre nella potenza dei suoi e delle immagini, alcune delle quali sono veramente spettacolari – il Flash di Ezra Miller è sempre uno spettacolo da vedere in azione. Semplicemente, e questa è una cosa che non scopriamo certo oggi, lo stile di Snyder non è per tutti.
Chi scrive, ad esempio, non è un particolare estimatore dell’uomo dietro a Sucker Punch e L’alba dei morti viventi. Prolisso e fin troppo autocelebrativo, Snyder non è nelle mie corde. Tuttavia, il suo impuntarsi sulla cura e la rappresentazione sono dettagli che non possono sfuggire, e così anche la sua visione di Justice League assume connotati tutti nuovi, che quasi fanno rimpiangere il fatto che non sapremo mai (?) come sarebbe andata avanti questa saga.
Perché è vero, lasciando a Snyder tutto il tempo necessario per esprimersi, il regista è riuscito a completare in maniera ottimale il suo disegno. Lasciando a Batman e Wonder Woman i ruoli più importanti, il film riesce comunque a rivalutare figure come Flash e Cyborg, quest’ultimo relegato a comparsa sullo sfondo nel montaggio di Whedon e del quale probabilmente nessuno, al di fuori degli appassionati DC, si ricordava della sua presenza – non è un caso che proprio Ray Fisher stia accusando da molto tempo Whedon per la sua Justice League. La nuova versione della pellicola si slega da tutti quei difetti che la release del 2017 si portava dietro – personaggi abbozzati, dialoghi inutili, comicità che non ha nulla a che fare con l’universo messo in piedi in quel momento, persino gli effetti speciali erano dozzinali. Il risultato è un lungometraggio davvero lungo, questo sì, ma dal quale traspare grande armonia e amore per il progetto che Zack Snyder aveva in mente.
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