[PREMESSA] Road to Avengers: Infinity War è una iniziativa che andrà avanti ogni sabato da qui fino al 25 aprile 2018, data in cui uscirà il più atteso blockbuster della storia dei Marvel Studios. Ogni settimana ripercorreremo virtualmente uno dei film insieme a voi, svelandovi anche retroscena e curiosità che potrebbero esservi sfuggite nel corso della visione. I film verranno affrontati in ordine cronologico di uscita. Se vi siete persi gli appuntamenti precedenti potrete trovarli tutti sul nostro sito.
La prova di maturità di The Avengers era stata superata. I Marvel Studios, che nel 2008 avevano avviato il loro abizioso progetto cinematografico di un universo condiviso, esperienza mai vista fino a quel momento ma che stava già producendo illustri emuli presso le altre major come Sony, Warner e Universal, avviarono quindi nel 2013 la Fase Due del franchise. Ad aprire le danze, come nella Fase Uno, fu ancora una volta Robert Downey Jr., riconosciuto all’unanimità come il simbolo dei film della Casa delle Idee e che riscuoteva il maggiore interesse, ma stavolta la regia del film con protagonista il Vendicatore di Ferro non venne assegnata a Jon Favreau, già regista dei primi due capitoli.
Iron Man 3, diretto da Shane Black, è un film molto, molto controverso. Possiamo tranquillamente affermare che si tratta del tipico esempio di film che spacca in due la fanbase, tra chi accetta di vedere travolgimenti e stravolgimenti di ogni tipo e chi invece, più scrupoloso e dogmatico, vuole che la canonicità sia rispettata in toto. Con il terzo capitolo in solitaria dell’Uomo di Ferro, Ritchie e i Marvel Studios presero una strada molto pericolosa, che certamente li ripagò in termini economici (il film superò il miliardo di dollari di incassi, grazie anche alla spinta di The Avengers che ancora si faceva sentire) ma che li spinse in una direzione non proprio in linea con le aspettative di molti degli appassionati della Casa delle Idee. Chi ha già visto il film e conosce i fumetti sa benissimo a cosa ci riferiamo, ma andiamo con ordine. Innanzitutto, di seguito vi lascio l’intero “ripasso” della Fase Uno, nel caso vogliate rileggervi le curiosità su uno dei primi film Marvel. A seguire, invece, partiremo con il racconto definitivo su Iron Man 3.
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LA TRAMA IN PILLOLE
Svizzera, 31 dicembre 1999. Ad un party organizzato in occasione del capodanno del 2000, Tony Stark (Robert Downey Jr.) è tra gli ospiti più illustri. Il giovane rampollo di casa Stark è lì per incontrare Maya Hansen (Rebecca Hall), scienziata che sta sviluppando la rivoluzionaria tecnologia chiamata Extremis e in grado di rigenerare tessuti andati distrutti, anche se questa risulta essere molto instabile e causa esplosioni impreviste. Al party, Tony farà anche la conoscenza di Aldrich Killian (Guy Pearce), giovane scienziato fondatore dell’A.I.M. (Advanced Idea Mechanics), al quale però non darà alcuna importanza nonostante le interessanti idee.
I giorni nostri. Tony Stark sta attraversando una crisi post-traumatica a seguito del suo viaggio attraverso il wormhole del Tesseract in The Avengers, che gli impedisce di dormire sonni tranquilli e di staccarsi dal suo lavoro di creazione delle armature. Negli ultimi mesi, Tony ha continuato a macinare nuovi modelli, tanto da arrivare addirittura alla Mark XLVII e suscitando le preoccupazioni della fidanzata Virginia “Pepper” Potts (Gwyneth Paltrow), di Happy Hogan (Jon Favreau) e dell’amico di sempre James Rhodes (Don Cheadle), per il quale il governo degli USA ha creato l’identità di Iron Patriot “addobbando” a dovere la sua ex-armatura da War Machine. Il mondo, intanto, è minacciato dal Mandarino (Ben Kingsley), leader terrorista dei Dieci Anelli che già ebbero a che fare con Iron Man anni prima. Un incidente quasi fatale per Hogan spinge Tony a esporsi direttamente in TV contro il Mandarino, invitandolo a scontrarsi da uomo a uomo nella sua villa a Malibù. Lo scontro avviene, ma non con il Mandarino. Il leader terrorista invia infatti i suoi elicotteri d’attacco per abbattere la villa, e distruggendo tutto quanto. Dopo essere riuscito a mettere in salvo Pepper e Maya Hansen, una sua vecchia conoscenza convinta del fatto che il suo capo, Aldrich Killian, lavora con il Mandarino, Tony decise di fuggire grazie alla sua armatura, creduto morto da tutto il mondo.
Tony si ritrova in una cittadina del Tennessee, dove JARVIS (Paul Bettany) aveva impostato le coordinate in precedenza in quanto un incidente avvenuto qui anni prima aveva molte somiglianze con quello subito da Happy Hogan. Solo e senza armatura, in quanto priva di energia, Tony si rifugia nel garage di un ragazzino, Harley Keener (Ty Simpkins), che lo aiuta a ricostruire la sua vita e ritrovare la forza di andare avanti. Tony comincia dunque le ricerche nella cittadina, scoprendo che i due incidenti su cui sta indagando avevano a che fare con Extremis, e che questi sono stati attribuiti al terrorismo o ad altre cause per evitare di parlare di questa tecnologia. Insieme ad Harley, Tony scopre che il Mandarino si trova a Miami, e decide di partire sprovvisto della sua armatura per eliminarlo. Iron Patriot, intanto, finisce in una trappola mentre si trova in missione dall’altra parte del mondo andando a caccia del Mandarino.
Tony e Rhodes si ritroveranno alla villa del Mandarino a Miami, dove scopriranno anche l’insospettabile verità: il Mandarino che hanno visto in TV e che minaccia il mondo è in realtà un impostore, un attore di nome Trevor Slattery ingaggiato dall’AIM per girare alcuni video dietro le fattezze del terrorista. La mente dietro a tutto questo è in realtà Aldrich Killian, che si è appropriato di Extremis da Maya Hansen (che ha fatto uccidere, nel frattempo) per sfruttarlo come arma iniettando la sostanza in veterani di guerra e personale scelto. Uno dei suoi, intanto, indossando l’armatura di Iron Patriot, si prepara ad un attentato contro il presidente degli Stati Uniti, Matthew Ellis (William Sadler), mentre si trovano a bordo dell’Air Force One. Tony e Rhodey, fortunatamente, riescono a intercettare l’aereo e l’attentatore, portando in salvo l’intero staff del Presidente grazie all’armatura Mark XLVII finalmente ricaricata e tornata a disposizione, ma Ellis viene catturato. Killian, però, ha ancora un asso nella manica: il leader dell’AIM aveva infatti rapito Pepper, iniettandole il virus Extremis che ora, essendo altamente instabile, rischia di ucciderla.
I due riescono a rintracciare Killian e l’AIM in un’area portuale, dove vogliono uccidere il presidente Ellis per dimostrare la potenza del Mandarino. Grazie all’astuzia di Rhodey e alle decine di armature di Iron Man, che Stark richiama per poter combattere contro i soldati potenziati dell’AIM, l’organizzazione viene decimata, e si ritrovano faccia a faccia con un Killian ormai in grado di padroneggiare alla perfezione Extremis (che lo rende potenziato e capace anche di sputare fuoco) e che tiene ancora in scacco Pepper. Sarà però la stessa Pepper a salvare la situazione. Extremis, infatti, invece di ucciderla la fortifica, permettendole di eliminare Killian poco prima che questo uccidesse Tony di fronte ai suoi occhi. Stanco dalle mille battaglie e da tutti i danni che lui stesso ha provocato, Tony decide infine di ricorrere ad un intervento chirurgico per rimuovere le scaglie metalliche dal suo cuore e divenire indipendente dal reattore Arc, mentre alcuni medici riescono a rimuovere Extremis da Pepper. Ma non preoccupatevi: sentiremo ancora parlare di Iron Man…
LA SCENA POST-CREDITI
Abbiamo vissuto tutto il film con la voce di Tony Stark come narratore, come se stesse raccontando la sua storia a qualcuno. E in effetti, nella scena post-credits, abbiamo la conferma che Tony stava raccontando ciò che è accaduto ad un uomo, che si rivela essere Bruce Banner (Mark Ruffalo), con il quale ha stretto un ottimo rapporto dopo The Avengers e che sta sfruttando come una sorta di psicologo per i suoi problemi. Banner, però, si era sfortunatamente addormentato durante il racconto di Tony, il quale, dopo averlo scoperto, decide di ripartire a raccontare la sua storia dal capodanno in Svizzera del 2000, dove conobbe Maya Hansen, Aldrich Killian e dove ebbe a che fare per la prima volta con Extremis. In sostanza, l’inizio del film.
CURIOSITÀ
La storia di Iron Man 3 ha come fonte d’ispirazione principale la saga Extremis di Warren Ellis (il nome del Presidente degli USA è un easter egg riferito proprio all’autore del fumetto) e Adi Granov, che nel 2005 realizzarono una run per la Casa delle Idee destinata a restare nella storia. Extremis è il nome di un virus sviluppato dal dottor Aldrich Killian, che è in grado di potenziare notevolmente un essere umano rendendolo super-resistente e molto potente. Protagonisti della saga a fumetti sono anche Maya Hansen, anche qui vecchia conoscenza di Tony che si rivelerà però essere un personaggio negativo, che ha tentato di testare Extremis sugli esseri umani nonostante la pericolosità della cosa. L’obiettivo del progetto Extremis era quello di replicare, tramite tecnovirus, il siero del dottor Erskine col quale venne creato Captain America, e in effetti lo stesso Stark riuscirà a creare una versione innovativa di Extremis stabile e controllata che gli permette di resistere molto di più rispetto a prima. Dalla saga a fumetti, Iron Man 3 eredita molti aspetti, come anche i personaggi, anche se a Killian viene dato molto più spazio. La sua controparte cartacea, infatti, non ha nulla a che vedere col villain del film, e anzi viene trovato morto dopo poche pagine dall’inizio del primo capitolo. Molto differente rispetto al fumetto è anche il personaggio del Mandarino, figura che è stata totalmente stravolta e che ha alimentato numerose critiche mosse dai fan al film. Nei fumetti della Casa delle Idee, come vedremo anche tra poco, il Mandarino è un mago molto potente, e c’è chi dice che la scelta di mostrarlo come un impostore fosse per la poca dimestichezza del MCU con la magia, introdotta in maniera massiccia solamente nel 2016 con Doctor Strange.
Per chi non lo sapesse, Kevin Feige e i suoi hanno voluto farsi “perdonare” tramite il corto “All Hail the King“, contenuto nel Blu-Ray di Thor: The Dark World. Qui, infatti, Trevor Slattery viene contattato in carcere da un misterioso reporter, che si scoprirà essere un adepto del VERO Mandarino, che è ancora in circolazione. Un tentativo di mettere una pezza per scacciare le critiche, o era già tutto pianificato in origine? In attesa di conoscere la risposta (che forse non avremo mai), qualche altra curiosità sul film. Il personaggio di Ellen Brandt, agente AIM interpretata da Stephanie Szostak, è un nome conosciuto. La donna, nei fumetti, è infatti la moglie di Ted Sallis, vero nome dell’Uomo Cosa, e che si rivolse una volta a Stephen Strange per cercare di aiutarlo. L’Uomo Cosa non è mai apparso fisicamente nel MCU, ma è stato menzionato una volta da Maria Hill in un episodio di Agents of SHIELD e la sua raffigurazione era presente nella torre del Granmaestro in Thor: Ragnarok, ma nulla più di questo. Chissà che un giorno la Brandt non faccia ritorno proprio insieme al marito, ma la donna non è mai stata membro dell’AIM su carta. Il personaggio di Iron Patriot, la nuova “identità” di Rhodes, è anche in questo caso differente dai fumetti. Iron Patriot fu infatti l’identità assunta da Norman Osborn nella saga Dark Reign, quando venne messo a capo dello SHIELD (che trasformò in H.A.M.M.E.R.) e dopo aver rubato e ridecorato un’armatura di Tony Stark. Nell’universo Ultimate, invece, Iron Patriot è nientemeno che Captain America, in possesso proprio di un’armatura fornitagli dall’amico miliardario.
UN GIUDIZIO SUL FILM
Iron Man 3, come abbiamo avuto modo di anticipare all’inizio, è un film controverso che ha diviso il pubblico. Se da una parte abbiamo una più che mai affiatata coppia Tony-Rhodey protagonista della sequenza conclusiva, e l’interpretazione pressocché eccellente di tutti gli attori coinvolti, specialmente di un Ben Kingsley a due facce che gli calzano alla perfezione, dall’altra abbiamo da considerare anche uno stravolgimento decisamente clamoroso per i puristi dei fumetti cartacei. Il Mandarino è infatti, nei fumetti Marvel, la nemesi per eccellenza di Tony Stark, un uomo dotato di magia che trae tutto il suo potere dai suoi Dieci Anelli, che negli ultimi anni si è addirittura scoperto essere dotati di coscienza. Fece scalpore, all’epoca di Iron Man 3, vedere come il Mandarino fosse stato trattato, cioè come un bluff, una grandissima frottola architettata da Killian per permettere all’AIM di fare il proprio gioco in santa pace e dare tutta la colpa al terrorismo fondamentalista. Per carità, un grandissimo colpo di scena se ben ci pensiamo, perché nessuno si sarebbe mai aspettato uno stravolgimento di questo tipo. Personalmente ho apprezzato questo aspetto di Black, di voler essere coraggioso e andare contro tutto e tutti, ma capisco anche i fan che possono non aver apprezzato il film. Come sempre ricordo, però, Kevin Feige ha sempre voluto specificare una cosa ben precisa: i fumetti sono una cosa, hanno quasi 80 anni di attività sulle spalle e hanno avuto tutto il tempo che volevano per raccontare qualcosa; i film, invece, prendono solamente spunto da essi, assorbendo alcune situazioni e personaggi ma che non devono per forza essere copia-incollati da un media all’altro, un’operazione simile a quella promossa dalla stessa Marvel all’inizio del 2000 per lanciare l’universo Ultimate. Riguardo il resto del film, solito grande uso degli effetti speciali che fanno brillare la super-collezione di armature di Tony Stark e spazio inoltre ad una nuova colonna sonora, che introdurrà anche un Iron Man theme che nei film successivi del MCU verrà utilizzato per il personaggio, cercando di renderlo ancora più riconoscibile. Soddisfacente lo spazio e la maturazione del personaggio di Killian, il vero villain, mentre appunto la questione Mandarino è molto controversa. Bocciata, oppure no? Inoltre, iniziano a partire da Iron Man 3 una serie di domande e considerazioni che in effetti, a seguito di quanto visto finora, hanno perfettamente senso. La sparizione di Stark, ad esempio, non mobilita Fury, lo SHIELD o qualsiasi altro Vendicatore, in alcun modo. Un problema simile, e in proporzioni maggiori, che si riscontrerà nei successivi due film del Marvel Cinematic Universe.
IL CAMEO DI STAN LEE
Stan Lee fa la sua classica comparsata come in tutti i film Marvel, questa volta come giudice di una gara di bellezza nella cittadina in cui si ritrova Tony dopo la distruzione della sua villa a Malibù. Dopo che un’avvenente bionda viene intervistata, il monitor del furgone sul quale si trova Stark indugia su Stan “The Man”, che assegna in maniera radiosa un bel 10 alla signorina. Attento, Stan…
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