The Mandalorian si prende una pausa dal proseguire la sua storyline principale, per andare ad approfondire un po’ di più la figura del cacciatore di taglie solitario catturato dalla dolcezza del Bambino.
Il nuovo episodio della serie ambientata nell’universo di Star Wars, diretto stavolta da Bryce Dallas Howard, ha come unico neo quello di rappresentare una sorta di narrazione filler, diluita nell’arco dei circa 40 minuti di durata ma che si pone inevitabilmente come uno riempitivo in attesa di capire dove andrà a parare la storia di Mando e del piccolo “cucciolo” di Yoda, ora che la gilda dei cacciatori di taglie è sulle loro tracce.
Avevamo già capito che la vita di Mando non sarebbe più stata la stessa dal momento esatto in cui, al termine del primo episodio, il suo sguardo entra in contatto con la piccola creatura aliena, con la quale si instaura un legame praticamente immediato. Un legame che continua qui ad essere approfondito, pur lasciando più spazio alla figura del mandaloriano finalmente non più tanto taciturno e al contesto storico nel quale si trova l’universo di Star Wars, quello di un Impero Galattico in decadenza dopo la morte di Palpatine ma che continua a far percepire la propria presenza lasciando una scia di violenza e sangue anche negli angoli più disparati della galassia.
Se abbiamo apprezzato l’esplorazione del personaggio principale e qualcosa in più del suo oscuro e tragico passato, siamo rimasti delusi dal trattamento ricevuto dagli altri personaggi secondari. Cara Dune, strascico di quella che era la Ribellione, poteva avere uno spessore e un’importanza molto differenti, ma vengono liquidati in poche sequenze. Speriamo di rivederla in futuro, ma soprattutto speriamo che The Mandalorian si prenda la briga di non abbandonare in pochi minuti tutti i personaggi che non sono Mando o il Bambino. Questo già vasto universo ha bisogno di approfondirsi, non di espandersi.
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