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Star Wars: Andor 2, la recensione del primo capitolo

Quando Andor è stata annunciata, molti ne hanno messo in dubbio la necessità. A prima vista, sembrava l’ennesimo progetto superfluo, incentrato su un personaggio dal destino già scritto in Rogue One. Tuttavia, in un contesto segnato dalle delusioni della trilogia sequel e da una serie di prodotti televisivi targati Disney+ spesso poco convincenti, Andor ha saputo distinguersi fin da subito. Con il suo tono adulto, una scrittura raffinata e un approccio inedito all’universo di Star Wars, la serie ha sorpreso pubblico e critica, imponendosi come uno degli esperimenti più riusciti e coraggiosi del franchise.

Per analizzare al meglio la seconda stagione, abbiamo deciso di seguire la suddivisione narrativa scelta dagli autori: il rilascio degli episodi procede infatti in blocchi da tre e ciascun trittico rappresenta un capitolo narrativo. Questa struttura, oltre a rispecchiare l’impostazione seriale della stagione, ci permette di affrontare l’analisi con maggiore ordine, evitando di disperdere l’attenzione tra le numerose linee narrative che si intrecciano.

Questo articolo contiene dettagli sulla trama! Se non hai ancora visto gli episodi interessati, ti consigliamo di proseguire la lettura solo dopo la visione dell’intero capitolo.

La recensione del primo capitolo

La missione di Cassian

La narrazione si apre circa un anno dopo la fine della prima stagione e quattro anni prima della Battaglia di Yavin. La prima trama affrontata in questo capitolo è quella di Cassian Andor, impegnato a rubare un TIE Avenger nel laboratorio sperimentale 73 sul pianeta Sienar. Con l’aiuto di una impiegata del posto, con cui intrattiene un intenso scambio sul significato del sacrificio, riesce a impadronirsi della nave e a fuggire sfruttandone l’avanzato arsenale.

Atterra poi su un pianeta sconosciuto alla ricerca di Porko, ma viene catturato da un gruppo di superstiti che lo scambiano per un pilota imperiale. Si tratta di membri della Brigata Maya Pey, abbandonati sul pianeta e riforniti in passato da Luthen Rael. Il gruppo, bloccato lì da tempo, vorrebbe usare il TIE per fuggire, ma la reciproca diffidenza innesca forti tensioni, fino a spaccare i superstiti in due fazioni contrapposte.

Il conflitto interno degenera rapidamente. Cassian si trova dunque costretto, per sopravvivere e trovare una via di fuga, ad aiutare il gruppo a cui appartiene. Al calare della notte, i due gruppi decidono di affrontarsi una volta per tutte in uno scontro decisivo e Cassian decide di approfittare della confusione generata per fuggire. Solo una volta lontano si scopre la sorprendente verità: il pianeta in cui era prigioniero non era altro che… Yavin 4, destinato a diventare uno dei luoghi simbolo della Ribellione.

Il matrimonio tra Leida e Steken

Parallelamente, la narrazione ci porta su Coruscant, dove si celebrano le nozze di Leida, figlia di Mon Mothma, con Stekan, figlio del banchiere Davo Sculdun. È cruciale rammentare che l’unione con Stekan non scaturisce da un sincero affetto, ma da un sacrificio politico: un accordo che Mon ha dovuto accettare per proteggere la propria doppia identità e celare il suo legame con la Ribellione.

Tra i presenti, molte vecchie conoscenze: Vel Sartha, Luthen Rael e la sua collaboratrice Kleya Marki, ufficialmente lì per un dono, ma in realtà incaricati di vegliare su Mon. Anche Tay Kolma, finanziatore segreto della causa, partecipa, sempre più nervoso. Cerca più volte un confronto privato con Mon e, quando finalmente lo ottiene, le confida che le attività ribelli stanno mettendo in crisi i suoi affari. Mon lo invita alla calma e a riparlarne in futuro, consapevole però del rischio crescente che Tay rappresenta. Luthen osserva tutto in silenzio, inquieto anche per l’assenza prolungata di Cassian. Decide quindi di far rientrare Kleya alla galleria per tentare di ristabilire un contatto attraverso canali più sicuri.

Poco prima della cerimonia, Mon riesce ad avere un momento di intimità con Leida. Le offre un’ultima possibilità di tirarsi indietro, ma la figlia, determinata, sceglie di andare avanti. Le nozze si celebrano come previsto. Ai festeggiamenti segue un altro confronto con Tay, visibilmente alterato dall’alcol. Le sue parole, piene di amarezza e rabbia, allarmano Luthen, che inizia a vederlo come un rischio troppo grande. Poco dopo, Tay abbandona la cerimonia e ad attenderlo trova un nuovo autista, sconosciuto. Senza sospettare nulla, sale a bordo del veicolo, ignaro del proprio destino. La scena si chiude senza mostrarne esplicitamente la fine, ma tutto lascia intendere che Luthen abbia ordinato la sua eliminazione, ritenendolo un rischio troppo grande per Mon e per l’intera rete ribelle.

Il programma energetico dell’Impero

In contemporanea a questi fatti, si sviluppa una nuova e delicata trama all’interno delle alte sfere dell’Impero. Orson Krennic convoca un incontro segreto con alcuni dei membri più influenti dell’Ufficio di Sicurezza Imperiale per discutere del nuovo programma energetico, da effettuare attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali di Ghorman. Tuttavia, Krennic è consapevole della fama del pianeta e che una occupazione diretta potrebbe portare a un danno di reputazione.

Per questo, coinvolge una ristretta cerchia di funzionari fidati, tra cui Dedra Meero, per pianificare una operazione più sottile e mirata. Con il supporto del Ministero dell’Ideologia, viene proposto l’avvio di una campagna di propaganda per screditare i ghormani e giustificare un intervento futuro. Ma Dedra sottolinea che la sola diffamazione non sia sufficiente e propone dunque un piano complementare: istigare segretamente una rivolta locale contro l’autorità imperiale. In questo modo, l’Impero potrebbe intervenire militarmente con la giustificazione di ristabilire l’ordine, legittimando l’occupazione aglio occhi dell’opinione pubblica.

Krennic, colpito dalla lucidità della proposta, decide di affidare a Dedra la gestione dell’operazione su Ghorman. Una volta rientrata a Coruscant, lei discute con Lio Partagaz, il capo dell’Ufficio Centrale dell’ISB, esprimendo i suoi dubbi riguardo al nuovo incarico e manifestando il timore di dover abbandonare la caccia ad “Axis”, il misterioso coordinatore della rete ribelle che lei stessa ha quasi individuato. Ma Partagaz è inflessibile e le impone di mettere da parte ogni ossessione personale e concentrarsi su Ghorman, sottolineando che è una grande opportunità per mettersi in mostra e scalare la gerarchia imperiale.

In questi episodi c’è spazio anche per un lato più “personale” della vita di Dedra. Convive infatti con Syril Karn, anch’egli ambizioso e alla ricerca di legittimazione. I due stanno preparando un pranzo con Eedy, la madre invadente e loquace di Syril. L’incontro si rivela però disastroso: la natura diretta e impicciona di Eedy si scontra con l’atteggiamento rigido e autoritario di Dedra. I discorsi che vengono affrontati, soprattutto in merito allo zio di Syril e ai genitori della giovane imperiale, mettono tutti a disagio. Quando Syril si allontana, Dedra coglie l’opportunità per affrontare Eedy: le intima di smetterla di invadere la vita del figlio e minaccia di rendere pubblica la compromettente storia dello zio Harlo se non seguirà questo consiglio.

La quiete interrotta di Mina-Rau

In tutto ciò, sul tranquillo pianeta agricolo di Mina-Rau si sono rifugiati Bix, Brasso, Wilmon e il droide B2EMO, ancora segnati dai traumi della stagione precedente. Bix è tormentata da incubi legati alle torture subite dal Dr. Gorst, mentre Wilmon cerca di conquistare una ragazza del posto. La loro fragile quotidianità viene improvvisamente sconvolta dall’arrivo di una nave imperiale, giunta per eseguire un censimento. Una chiara dimostrazione che l’Impero, onnipresente e oppressivo, non lascia spazio a zone franche nemmeno nei territori più remoti.

L’assenza di Cassian e la presenza degli imperiali alimentano la crescente tensione tra i rifugiati. L’unico punto di riferimento è Kellen, il contadino che li ospita in segreto e li tiene informati sui movimenti dei nemici. Gli imperiali, guidati dal caporale Pyke, fanno sosta proprio alla fattoria di Kellen prima di una ispezione nelle vicinanze. Kellen li accoglie con finta cordialità, fingendosi un semplice contadino collaborativo, ma cerca in realtà di sondare le loro intenzioni. Ma mentre i soldati controllano l’area, Pyke si allontana dal gruppo e sorprende Bix da sola. Inizia a interrogarla, ma il tono cambia presto in una molestia mascherata, interrotta solo dall’arrivo di Brasso. Il caporale si allontana, non prima di averle detto che si sarebbero rivisti presto.

Il giorno seguente, Kellen informa i clandestini rifugiati che il loro settore è il prossimo a essere ispezionato. La notizia semina il panico e tutti cominciano a organizzarsi per fuggire o nascondersi. Tuttavia, gli imperiali arrivano prima del previsto. Durante la retata, Brasso viene catturato e scopre con sgomento che Kellen ha tradito il gruppo, fornendo i loro nomi all’Impero in cambio della salvezza personale e della protezione della sua fattoria.

Nel frattempo Cassian riesce a mettersi in contatto con Kleya, la quale gli rivela che Mina-Rau è sotto stretta ispezione imperiale. Kleya lo avverte dei rischi, ma Cassian decide comunque di intervenire per aiutare i suoi compagni: il legame con le persone e con la causa è troppo forte per lasciarlo indifferente. Cassian contatta Bix, ma in quel momento Pyke si presenta a casa con intenzioni minacciose, ricattandola in cambio del suo silenzio. Bix reagisce, scatenando una violenta colluttazione in cui il caporale imperiale perde la vita. Il rumore attira un soldato imperiale, ma Wilmon arriva giusto in tempo per aiutarla, poco prima dell’arrivo di Cassian a bordo del TIE. Cassian ingaggia uno scontro con le forze imperiale, riuscendo a distruggere la pattuglia e a offrire una vita di fuga agli amici. La libertà, però, ha un prezzo: durante lo scontro, Brasso viene colpito e muore.

Pareri finali

Questi primi tre episodi della seconda stagione di Andor si rivelano un inizio folgorante: intensi, oscuri, carichi di tensione emotiva e politica. Sin dai primi minuti, la serie riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, confermando i punti di forza che avevano decretato il successo della prima stagione: interpretazioni intense, dialoghi  maturi, una fotografia visivamente potente e una colonna sonora immersiva, capace di accompagnare con discrezione ma efficacia le emozioni dei personaggi. Una narrazione che, fin dai primi istanti, non si limita a riannodare con maestria i fili lasciati in sospeso dalla stagione precedente, ma che alza subito la posta in gioco. Il conflitto si fa più radicale, più disperato, più urgente. E l’universo narrativo di Andor torna a pulsare con forza, avvolgendo lo spettatore in una galassia dove ogni scelta ha un prezzo e nessuno può dirsi al sicuro.

Gli autori dimostrano ancora una volta una notevole capacità nel tratteggiare la fisionomia dell’Impero in questa fase avanzata della sua espansione: una entità totalizzante, fredda e metodica, che ha raggiunto l’apice del proprio potere e non fa nulla per nasconderlo. La macchina repressiva è ovunque: invisibile ma costante, calcolatrice e implacabile. I richiami ai totalitarismi del Novecento sono espliciti e voluti. Non solo nell’estetica e nella struttura gerarchica, ma soprattutto nel clima pervasivo di controllo, sorveglianza e nell’annichilimento progressivo dell’identità individuale.

Eppure, ciò che rende questi episodi profondamente incisivi non è soltanto l’efficacia della messa in scena o l’accuratezza della regia, ma la densità tematica con cui viene esplorato il concetto di sacrificio. Tutti i personaggi principali si trovano a dover affrontare dilemmi morali devastanti. Nessuno è immune. Le scelte da compiere sono spesso laceranti: il bene personale contro il bene comune, la libertà contro la sicurezza, la fedeltà contro la sopravvivenza. E spesso non esistono risposte giuste ma solo decisioni dolorose da cui non si torna indietro.

E tutto questo è soltanto l’inizio. Nonostante questi primi episodi gettino le fondamenta per una nuova fase del conflitto, in confronto agli episodi successivi visti in anteprima, essi appaiono a tratti eccessivamente complessi e leggermente decontestualizzati. Tuttavia, il meglio deve ancora venire! I prossimi episodi promettono di arricchire ulteriormente la narrazione con dialoghi potenti, monologhi memorabili e scelte irrevocabili che cambieranno per sempre il destino dei protagonisti e l’equilibrio dell’intera galassia lontana lontana.

In attesa dell’uscita del prossimo capitolo e della relativa recensione, vi lasciamo con la nostra recensione generale della seconda stagione di Andor.

4
Review Overview
Riassunto

I primi tre episodi della seconda stagione di Andor offrono un inizio potente: cupi, tesi e politicamente intensi. La narrazione riprende con maestria i fili lasciati in sospeso, alzando subito la posta in gioco con un conflitto più urgente e disperato. L’Impero appare come una forza totalitaria, fredda e onnipresente, con chiari richiami ai regimi del Novecento. Al centro, il tema del sacrificio e della causa collettiva domina la scena. Nonostante la complessità narrativa e le molteplici trame parallele, questi episodi gettano basi solide per una stagione fatta di scelte irrevocabili e conseguenze destinate a cambiare il destino della galassia.

  • Giudizio complessivo4
Scritto da
Manuel Salvetti

Storico e docente in discipline umanistiche, coltivo sin dall'infanzia una profonda passione per i videogiochi e il volontariato. Mi affascinano titoli di ogni genere, in particolare quelli a tema storico e sportivo. Inoltre, sono un grande appassionato di Star Wars e dedico molto tempo alla ricerca di nuove informazioni, curiosità e approfondimenti per comprendere le vie della Forza

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