Si tratta del sesto prodotto Marvel Studios di quest’anno, e del quindicesimo se pensiamo solo alla Fase 4, eppure è proprio così: dopo i primi quattro episodi, possiamo dire che si sentiva il bisogno di una serie come She-Hulk: Attorney at Law in questo momento.
Sì perché serie TV come Moon Knight e Miss Marvel, seppur non da scartare (anche se ci aspettavamo molto di più dallo show con Oscar Isaac), hanno ultimamente dato l’idea di un universo condiviso troppo frammentato, con personaggi troppo distanti l’uno dall’altro. Naturalmente ciò non significa che in ogni film e serie debbano apparire gli Avengers al gran completo, certo è che per la storia che hanno messo in scena, i due prodotti sopra citati sono sembrati quelli più distaccati dal concetto di MCU. Fortuna vuole, dicevamo, che arrivi proprio She-Hulk, la serie apparentemente perfetta, da questi primi quattro episodi, per fare un po’ di ordine su Terra-616 e riportare lo spettatore in carreggiata, non senza lasciar intendere più di un collegamento con un futuro già scritto.
La brillante Jennifer Walters di Tatiana Maslany riesce ovviamente a fare il suo dovere, gettata suo malgrado in un contesto per lei bizzarro e alquanto pericoloso. Avere superpoteri, ormai si sa, significa avere a che fare con problemi di ogni tipo, supercriminali che spuntano come funghi, asgardiani, alieni di ogni tipo, stregoni e chissà cos’altro – sì, anche altri avvocati mascherati che vigilano contro il crimine di New York. La vita di Jen viene sconvolta quando entra in contatto con il sangue “infetto” di suo cugino Bruce Banner (Mark Ruffalo), ma proprio come la protagonista, anche la serie cerca di prenderla con filosofia, mostrandoci una leggera (si fa per dire) She-Hulk alle prese con i suoi impegni nella vita privata, fonte di tanti gustosi momenti divertenti, e nel suo nuovissimo lavoro.
Ed è proprio grazie a questo espediente che i creatori dello show si sono sbizzarriti, replicando di fatto quello che Jennifer ha vissuto anche nei fumetti. Come se già non bastasse essere la cugina di uno degli Avengers, colui che ha riportato in vita i blippati di Thanos, i nuovi poteri di Jen la gettano nel mondo dei superdotati, e da qui in poi è tutto in discesa: il primo caso, già sbandierato da tempo dalla campagna promozionale, riguarda il dimenticato Emil Blonsky, in arte Abominio, e la sua richiesta di scarcerazione per buona condotta. Non è tutto qui, perché le sorprese non mancano in questi primi quattro episodi, e certo dobbiamo ammettere che il buon Wong (Benedict Wong) ruba la scena nel suo essere genuino e per certi versi ingenuo, seppur parliamo di uno Stregone Supremo.
Quel che importa è che questi cammei, che in realtà cammei non sempre sono (Wong ad esempio è una presenza ricorrente), è che tutto viene contestualizzato a dovere, rientrando alla perfezione nel particolare lavoro svolto da Jennifer senza dover ricorrere a forzature prive di significato e realizzate solo per il gusto di sorprendere lo spettatore per pochi secondi – nulla à la Chris Evans in Free Guy per intenderci, anche se in quel caso la mossa fu dannatamente geniale. È proprio per questo che diciamo che, pur dovendo necessariamente limitare la nostra analisi ai primi episodi, si sentiva il bisogno di una serie leggera ma interessante quale si sta dimostrando essere She-Hulk: Attorney at Law, che attinge al pieno potenziale del MCU con successo e dal punto di vista della simpatica protagonista.
Se la scrittura funziona, anche nel corso dell’ormai famigerato “quarto episodio delle serie Marvel” che troppo spesso ha coinciso con la caduta in picchiata nella tenuta degli show (grazie al cielo Kevin Feige sembra stia riconsiderando il modo di produrre in TV, come dimostra la serie da 18 episodi Daredevil: Born Again), e i personaggi fin qui apparsi sono calati con maestria nella parte, tralasciando la povera Titania di Jameela Jamil che per il momento è un fuoco di paglia, dobbiamo discutere di un paio di componenti che non convincono. La prima riguarda, come era chiaro sin dal primo trailer, la CGI. Gli effetti speciali di She-Hulk in particolare sono stati molto migliorati rispetto alle prime sequenze mostrate mesi or sono, eppure più di una scena traballa in questo senso. Speravamo di meglio, ma finora, ricordando abomini come l’inseguimento automobilistico in Moon Knight o la testa di Mark Ruffalo nella Hulkbuster in Avengers: Infinity War, siamo su un livello sicuramente buono.
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Il secondo dettaglio merita invece maggior attenzione. Uno degli aspetti più controversi della serie She-Hulk, annunciato da subito, è la rottura della quarta parete da parte di Jennifer, che in più di un’occasione si rivolge allo spettatore. Non è la prima volta che questo accade nelle produzioni Marvel: Wanda Maximoff lo faceva in WandaVision (anche se le cose lì erano un po’ più complesse), per non parlare poi di Deadpool. Per il momento la “paura” che questa dinamica rompesse anche l’equilibrio narrativo non è fondata, e le poche interazioni di Jennifer con la telecamera appaiono più un espediente da commedia che qualcosa di canonico. Vedremo come proseguirà, ma questo non ci ha particolarmente disturbati, nonostante sia una dinamica certamente curiosa per l’MCU.
E ora, le domandone finali. Vale la pena guardare questi primi episodi di She-Hulk: Attorney at Law? Sì. La serie legal comedy si rivela essere uno show molto leggero, ben fatto, divertente e appassionante, specie per gli appassionati. La serie convince fino alla fine? Questo, purtroppo, ancora non lo sappiamo. La partenza è certo incoraggiante, come lo sono state anche quelle di Moon Knight e Miss Marvel, tanto per restare in tema di serie uscite nel 2021, ma ciò che accomuna tutte le produzioni TV dei Marvel Studios fino a oggi è stata proprio la traballante qualità che ha poi condotto a finali altamente discutibili. Speriamo ovviamente che con She-Hulk le cose cambieranno, anche perché si tratterà dell’ultima serie TV targata Marvel per molti mesi, fino a quando non arriverà quello che è stato definito il primo grande crossover di Disney+…
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