Home Cinema Star Wars: The Acolyte, per ora, è un ‘vorrei ma non posso’ | Recensione dei primi 4 episodi

Star Wars: The Acolyte, per ora, è un ‘vorrei ma non posso’ | Recensione dei primi 4 episodi

Dunque, che cosa dire di Star Wars: The Acolyte, o La seguace come è stato poi tradotto in italiano? Non possiamo nasconderlo: la nuova serie tv live action del franchise aveva un certo fascino, così come un’importanza da non sottovalutare.

Lucasfilm si prepara a fare qualcosa di pericoloso, ma anche necessario a nostro modo di vedere: allontanarsi (non troppo, ma comunque è giusto farlo) dall’epoca degli Skywalker. La saga di Star Wars include una lore che copre migliaia di anni, e presentare ogni singolo progetto come incastrato nella continuity degli eventi da Episodio I a Episodio IX, tra alti (Andor) e bassissimi (The Book of Boba Fett), da tempo limita notevolmente la capacità di creare grandi storie.

The Acolyte era da noi atteso soprattutto per questo. Dopo averlo fatto nascere ed espanso tra fumetti e romanzi, finalmente il periodo dell’Alta Repubblica, il momento d’oro del governo galattico e dell’Ordine Jedi, irrompe in live action. È la prima volta in assoluto, e una certa tensione c’era. The Acolyte nasce con l’obiettivo di accompagnare i fan della saga in un periodo tutto nuovo, ad abbracciare personaggi totalmente nuovi, condividendo con tutte le opere passate solo piccolissimi rimandi oltre ovviamente all’ambientazione. E insomma, è ora di parlarne.

Un nemico nell’ombra

100 anni prima degli eventi de La minaccia fantasma, la Repubblica è ancora al massimo dello splendore, sebbene il suo lento e inesorabile cammino verso la fine inizierà molto presto. Mentre i Sith agiscono lontani da occhi indiscreti, preparando poi il grande piano che porterà Palpatine a governare la galassia e distruggere i Jedi, ci sono però anche altre minacce che tramano nell’ombra.

La Forza non è la sola energia che controlla l’universo. Basti pensare alla politica, certo. O alla magia, che già in Ahsoka ad esempio è stata maggiormente approfondita. I Sith, insomma, non sono e non possono essere l’unico pericolo. Il Lato Oscuro non si manifesta solo attraverso i vari Darth che si sono susseguiti nel tempo, ma può nascondersi ovunque. Anche tra gli insospettabili, o a qualcuno di molto vicino a loro.

The Acolyte parte proprio da questo presupposto: sta accadendo qualcosa nella galassia, e alcuni potenti Jedi vengono uccisi. La serie tv di Leslye Headland assume così presto i connotati di un thriller, quando l’Ordine è costretto a indagare su una misteriosa sequenza di omicidi che coinvolge alcuni Jedi apparentemente distanti tra loro ma legati da un filo narrativo importante che presto sarà raccontato. Nei suoi continui salti nell’iperspazio tra un luogo e un altro, lo show porta lo spettatore a vedere angoli disparati della galassia e finalmente nuovi (è già una notizia: Tatooine, almeno per il momento, non è nella serie!), lasciando una ventata che profuma di novità che serviva, dai luoghi ai nomi coinvolti.

E i personaggi, a dire il vero, funzionano. Forse è ancora presto per esaltarli, ma i volti più ricorrenti di questi primi quattro episodi sono abbastanza interessanti da tenere in piedi la serie. Amandla Stenberg, che interpreta sia Osha che Mae, è efficace nel mostrare il doppio volto di un personaggio, le due facce della stessa medaglia, l’animo tormentato di due ragazze tra loro legate indissolubilmente ma ormai agli antipodi. Lee Jun-jae, che già si era messo in mostra nel fenomeno mondiale Squid Game, è il potente ma tormentato maestro Sol, la figura più autorevole tra quelle mostrate. Anche Dafne Keen nei panni di Jecki Lon, padawan di Sol, è una bella conferma del suo status di stella emergente. Al momento, tuttavia, siamo ben lontani dall’iconicità.

Ma forse nessuno di questi personaggi è realmente pensato per diventare un’icona alla pari di qualcuno come Obi-Wan Kenobi, Anakin o Palpatine. L’obiettivo di The Acolyte, a dire il vero, sembra essere solamente quello di raccontare quello che da anni chiedono i fan: una storia sui Jedi. Con tanti Jedi. E così, al momento, è. Anche se rispetto a come ce l’eravamo immaginata, non lo neghiamo, la serie sta faticando a sorprendere.

Lo stupore fatica ad arrivare

Difficile rispondere alla domanda “Come si stupisce di nuovo un fan di Star Wars dopo tutti questi anni?”, e infatti anche The Acolyte, dopo questi quattro episodi, non riesce a dare un parere soddisfacente.

Intendiamoci, l’immaginario plasmato dalla serie appare come solido e ben confezionato, e le atmosfere, pur essendo temporalmente distanti da quello che abbiamo sempre visto sul grande e piccolo schermo, sono quelle giuste. Rivedere Coruscant e il Tempio Jedi è qualcosa che riesce sempre a toccare le giuste corde di un appassionato. Anche il restyling dei Jedi, qui proposti nelle loro vesti più solari come già avevamo avuto modo di vedere nelle opere dell’Alta Repubblica, è un tocco di classe che serviva per far intuire il cambiamento di prospettiva, e questo lo si nota anche nei loro modi di fare e parlare. Il finale del quarto episodio anticipa poi qualcosa che un fan di Star Wars brama da tempo, ma per ora non ci sbilanciamo e non facciamo spoiler ovviamente.

Tuttavia, manca qualcosa. I primi quattro episodi della serie alternano sequenze di spessore a momenti spenti e scarichi di significato, fallendo inoltre nel dare il giusto peso a vari eventi che dovrebbero invece rappresentare il culmine di ogni episodio. Problemi più di regia che di sceneggiatura, a dire il vero. Sicuramente non di budget, considerando che The Acolyte è costata 180 milioni di dollari – più di quanto è costato Furiosa, il film di George Miller ora al cinema. Sembra quasi che lo show sia costretto col freno a mano tirato, forse per non bruciare eventuali grandi eventi in programma per il cinema (non si sa però quando, dato che ci sono in sviluppo 4 film e nessuno di questi è nell’Alta Repubblica) o altri prodotti ancor più ambiziosi.

A metà serie, non possiamo dire di essere rimasti pienamente soddisfatti da quanto visto finora. Forse le aspettative molto alte, come detto in precedenza, potrebbero aver minato il giudizio. Giudizio quindi rimandato alla serie completa, quando potremo avere un quadro più chiaro di tutto quanto e capire fino a che punto The Acolyte ha deciso di spingersi. Se lo ha deciso, ovviamente.

3.5
Review Overview
Riassunto

Dare un giudizio oggi su The Acolyte non è facile. La serie ha grandissime aspettative, si tratta del prodotto scelto per cambiare Star Wars, per rivitalizzare il franchise e portare gli spettatori in un'altra epoca dove i Jedi sono tanti e ovunque, proprio come in molti speravano. Eppure, in questi primi quattro degli 8 episodi previsti manca qualcosa. Manca il sussulto, la voglia di stupire ed esagerare. I personaggi sono settati, così come la storia: speriamo che da qui in avanti le cose miglioreranno anche a livello narrativo.

  • Giudizio complessivo3.5
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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