È bizzarro pensare che gli anni 2000 rappresentarono sia la definitiva consacrazione che l’improvviso declino dei cinepanettoni (anche se non immediato). Da appuntamento fisso di ogni italiano medio nel periodo di Natale, i film in questione si trasformarono molto presto in qualcosa addirittura da odiare, complice quello che è stato senza dubbio uno dei più importanti divorzi creativi nel cinema nostrano.
Ma andiamo con ordine. Dopo una serie di esperimenti più o meno riusciti negli anni ’90, che se non altro davano qualche briciolo di novità al genere, all’alba del nuovo millennio Filmauro decide di tornare a una formula già collaudata negli anni ’80 con le tipiche vacanze di Natale. Solo che stavolta, per questo nuovo capitolo del Cinepanetton Cinematic Universe, l’obiettivo è quello di esplorare il mondo, toccare i lidi inesplorati delle altre nazioni, come del resto già fatto per Vacanze in America molti anni prima.
Per il 2000, comunque, c’è ancora una parentesi, retaggio della precedente gestione creativa. Il botteghino viene infatti colpito da Body Guards: Guardie del corpo, atipico film natalizio che di Natale ha ben poco ma che porta ancora una volta in scena il solito duo De Sica-Boldi nei panni di guardie del corpo improbabili e pasticcione in una pellicola che fa ovviamente il verso a Guardia del corpo, il film del 1993 con Kevin Costner e Whitney Houston. Insieme ai due arrivano altri comici che ben presto inizieranno ad apparire con forte regolarità nei cinepanettoni, Enzo Salvi e Biagio Izzo, oltre ad alcune star nei panni di se stessi tra cui Anna Falchi, Luca Laurenti, Victoria Silverstedt e persino Cindy Crawrford, che interpretava anche la sua sosia per dar vita a un’incredibile storia di equivoci. E chi l’avrebbe mai detto?
Comunque, nel 2001 inizia la vera svolta, quella che porterà i cinepanettoni a diventare un fenomeno sempre più grande e sempre più monopolizzante del botteghino. Merry Christmas è il primo di una fortunata serie, quella dei film che portano le disgrazie e l’italianità anche all’estero.
La prima tappa è Amsterdam, dove Fabio Trivellone (Christian De Sica, il nome ovviamente è tutto un programma) deve fare i conti con le due mogli (Emanuela Folliero e Paula Vàzquez) che senza saperlo si ritrovano nella stessa città nello stesso momento. Enrico Carli (Boldi), ricco imprenditore milanese, è invece costretto a passare le vacanze insieme al buzzurro genero Cesare (Enzo Salvi). Dove? Pensate un po’: nello stesso albergo nel quale alloggia il bigamo Trivellone.
La formula è quella che poi sarà adottata per molti altri film successivi: una location estera, i soliti riferimenti sessuali continui e imperanti, insulti, equivoci al limite della credibilità, Boldi e De Sica che diventano una coppia di avventurosi sventurati mentre il resto del cast fa da contorno e appare solo di tanto in tanto, magari per qualche sketch di breve durata. È ad esempio il caso dei Fichi d’India, altro duo di noti comici che sono più che altro un espediente alla Scratch de L’Era Glaciale, ossia un divertente intermezzo che allunga il minutaggio e concede respiro alle esageratamente e filosoficamente complesse questioni che riguardano le parti intime dei vari protagonisti – memorabile la scena in cui Boldi, fresco di piercing proprio là sotto, rimane incastrato nella portiera di un’auto della polizia. Signore e signori, questo è cinema.
Scherzi a parte, tutto funziona. Funziona fin troppo bene, perché da qui in avanti le cose diventeranno sempre più esagerate restando comunque sugli stessi binari, ponendo così un freno a quel briciolo di innovazione e ricerca. Da qui, infatti, buona parte dei successivi film si assomiglieranno, soprattutto nei protagonisti: De Sica è un romanaccio spregiudicato e affascinante, pronto a tutto pur di portarsi a letto la sua prossima preda anche se l’età avanza inesorabile, al quale spesso la vita riserva tutte le soddisfazioni possibili ma che presto o tardi deve fare i conti con le sue malefatte; Cipollino-Boldi è spesso imbranato, si ritrova nelle situazioni più imbarazzanti e improbabili, e da buon milanese odia Roma e tutti i terroni. Lo specchio dell’Italia, insomma, prima che qualcuno finalmente si accorgesse che è bello scherzare su questa rivalità ma a tutto c’è un limite.
Si arriva così al 2002, con quello che ancora oggi è il più grande successo commerciale nella storia dei cinepanettoni con un incasso di oltre 28 milioni di euro: Natale sul Nilo.
Un faraonico plot porta l’avvocato Fabio Ciulla (De Sica) e il generale Enrico Ombroni (Boldi) in una crociera nella terra dei faraoni, per dare vita alla più grande commedia (in termini di incassi) della storia del cinema italiano degli ultimi trent’anni. Irrefrenabile, potente, divertente, esaltante, completamente pazza. Le storie d’amore ci sono, una storia un minimo elaborata anche (la figlia di Boldi ha il sogno di diventare una letterina di Passaparola e ciò si scontra con il volere del padre, il quale però a un certo punto ricorda dei soprusi subiti dal padre in un flashback passato alla storia del medium), gli equivoci ormai sono roba all’ordine del giorno. Il successo è servito.
Potrete forse non aver apprezzato quella che a tutti gli effetti è una commedia che ha segnato il cinema italiano, ma non si può negare che Natale sul Nilo sia stato anche il punto più alto mai toccato dal genere. Da questo picco, infatti, si andrà sempre in discesa. Una discesa blanda all’inizio, ma che diventerà sempre più ripida col passare degli anni.
Nel 2003 è la volta di Natale in India, una copia 1:1 del precedente film nel quale cambiano solo i nomi dei personaggi e il motivo per il quale si ritrovano in India. Fine, stop, niente di nuovo. Insieme a Boldi e De Sica tornano Salvi, Izzo, i Fichi d’India e Paolo Conticini, con l’intento di bissare il clamoroso successo della crociera sul Nilo – no, non quella di Poirot. Operazione riuscita fino a un certo punto. Se non fosse stato per Pieraccioni, che nello stesso momento distribuì il suo L’amore all’improvviso, è probabile che Natale in India avrebbe ottenuto gli stessi incassi del precedente film, se non addirittura oltre. Anche perché questo, come detto, era il momento di massimo splendore del genere, che si riconfermerà in formissima nei due anni successivi con Christmas in Love (nel cui cast partecipò persino Danny de Vito, non si sa bene perché) e Natale a Miami, quest’ultimo con oltre 21 milioni di euro.
E poi, l’oscurità.
Se ne sono dette tanto intorno a questo evento che ha segnato indelebilmente la storia del cinema, ma la verità è nota solo ai diretti interessati. Dopo l’avvento del sonoro e i colori, il cinema cambia per sempre per la terza volta quando Boldi e De Sica, poco dopo la distribuzione di Natale a Miami, litigano. Divergenze creative e artistiche, si dirà in seguito, e questo porta alla separazione della coppia di comici più amati del cinema italiano degli anni 2000. Inizia così una guerra fredda che non fa sconti a nessuno: De Sica resta con De Laurentiis per proseguire il filone dei cinepanettoni insieme a Massimo Ghini, sua nuova spalla ricorrente, e allo stesso tempo Boldi si accasa con Biagio Izzo a Medusa Film e inizia la sua serie parallela, spesso incentrata sulle nozze – non molti lo sanno, ma questa branca di produzioni cinematografiche boldiane è nota con il termine di cinematrimoni.
E quindi mentre De Sica partecipa a Natale a New York (2006), Natale in crociera (2007), Natale a Rio (2008) e Natale a Beverly Hills (2009), Boldi è protagonista di Olé (2006), Matrimonio alle Bahamas (2007) e Un’estate al mare (2008), limitandoci per ora al decennio in questione.
Contestualmente, la concorrenza sta crescendo. Medusa non vuole infatti limitarsi al cinepanettone, ma inizia l’ambizioso programma editoriale dei cine-cocomeri, film cioè che replicano la formula classica delle commedie di Boldi e De Sica ma ambientate durante il periodo estivo. I volti di riferimento saranno Lino Banfi e Gigi Proietti, ma sia Un’estate al mare (2008) che Un’estate ai Caraibi (2009) non raggiungeranno i spaventosi numeri dell’era d’oro del genere.
Genere che, perlomeno in quegli anni, ha continuato a regalare le maggiori soddisfazioni a De Sica. I cinepanettoni dell’attore romano, dopo il divorzio creativo da Boldi, si attesteranno sempre su incassi di almeno 20 milioni di euro, grandi cifre per il mercato italiano, ma l’eccessiva ridondanza iniziava a farsi sentire. All’alba del nuovo decennio, una rete internet sempre più sofisticata stava scoprendo che i cinepanettoni, in realtà, non erano poi dei gran capolavori. E da lì in poi, per sfortuna dei vari artisti impiegati, inizierà il vero declino.
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