Home Cinema Storia e gloria dei cinepanettoni | Gli anni ’90 tra vacanze, paparazzi e viaggi nel tempo

Storia e gloria dei cinepanettoni | Gli anni ’90 tra vacanze, paparazzi e viaggi nel tempo

Quando sai di avere tra le mani una potenziale bomba atomica del botteghino (no, non Oppenheimer), devi giocare bene le tue carte. Devi dosare con attenzione le tempistiche, fare attenzione al rischio di esagerare e di sentirsi onnipotenti. Ecco, gli anni ’90 dei cinepanettoni sono stati l’antipasto per l’esplosione e la successiva distruzione del genere, regalando però al pubblico italiano alcuni film rimasti nell’immaginario collettivo e una serie di interessanti esperimenti – almeno sulla carta, ecco. Non stiamo parlando di Kubrick.

La parentesi cinepanettoni, come vi avevamo raccontato nella retrospettiva degli anni ’80, era durata poco. I Vanzina avevano saldamente fissato le regole del genere, avevano già individuato alcuni importanti protagonisti del futuro (Christian De Sica su tutti), ma dopo Vacanze di Natale e Vacanze in America tutto sembrò rallentare.

Non si conoscono i motivi di tale pausa di riflessione, ma è probabile che il cinema italiano, inteso come produttori e interpreti, non fosse ancora pronto a prendersi un impegno di tale costanza e dedizione quale quello dei cinepanettoni inesorabili. Ed è bizzarro pensare che, nonostante fossero stati i Vanzina i veri creatori del genere, quello che dagli esperti viene considerato l’inizio del filone di successo, Vacanze di Natale ’90, sia stato diretto da Enrico Oldoini. Già regista di film riconducibili al genere, come Yuppies 2 del 1986, Oldoini diventerà negli anni ’90 una delle figure più influenti del panorama dell’intrattenimento italiano. Non solo per i cinepanettoni: Oldoini è l’autore di numerose fiction di successo di quegli anni come Dio vede e provvede ma soprattutto Don Matteo, quella che probabilmente è la serie tv italiana di maggior successo.

Comunque, la storica pellicola del 1990 segnò non solo l’esplosione dei cinepanettoni, ma anche l’inizio del sodalizio creativo tra Massimo Boldi e Christian De Sica. I due avevano già lavorato in I pompieri e Yuppies: Giovani di successo, ma è con Vacanze di Natale ’90 che il cinema italiano si accorge della loro inimitabile chimica, quasi come se i due fossero sempre stati destinati a lavorare insieme. I due, che interpretavano rispettivamente Bindo e Toni, agivano nella splendida cornice di Saint Moritz durante le vacanze natalizie, momento perfetto per dare il via a simpatici episodi fatti di equivoci e una sana dose (per l’epoca) di sfottò territoriali.

Diego Abatantuono era ad esempio Nick, che nel giro di una manciata di minuti vince quattro miliardi di lire alle corse ippiche, perde la voce, conquista la bella Eliette (Colette Poupon), vince nuovamente alle corse ippiche ma deve continuare a fingere di essere muto, per non rivelare di essere pugliese – ok, sembra logico. Abbiamo poi Arturo (Ezio Greggio), che ruba una somma di denaro all’amico Pippo, si reca a St. Moritz e inizia a corteggiare Arabella (Maria Grazia Cucinotta), senza sapere che è proprio la moglie del suo ex amico. Non può mancare Beppe (Andrea Roncato), maestro di deltaplano e grande conoscitore e conquistatore delle donne che, in qualche modo, alla fine diventa il marito ideale.

Ma in questo cast corale, chi emergeva erano proprio i due predestinati, che qui muovevano i primi passi nella loro ridondante caratterizzazione. De Sica era Tony, romanaccio sotto il controllo della ricca moglie Gloria (Moira Orfei), mentre Boldi era Bindo, suo ex compagno del servizio di leva e ora ricco industriale della ridente Busto Arsizio prigioniero però della moglie che lo tradisce. I due si mettono quindi d’accordo per eliminare le rispettive consorti (Come ammazzare il capo e vivere felici è chiaramente un plagio, diciamolo), senza però naturalmente riuscirci.

Un po’ di parolacce, comicità con un tocco slapstick, e il gioco è fatto: Vacanze di Natale ’90 non solo è un successo al botteghino, ma porta il produttore Aurelio De Laurentiis a dare il via a un fenomeno. Appena un anno dopo, la cornice è ancora quella di St. Moritz, tanto amata dal pubblico, e il duo De Sica-Boldi si ricompone per… Vacanze di Natale ’91. Insieme a loro, per i quali l’albergo riserva, pensa un po’, la stessa suite per un equivoco legato al cognome, si uniscono artisti del calibro di Alberto Sordi, Nino Frassica e Ornella Muti, insieme ad altri ritorni tra cui Greggio e Roncato. La struttura ricalca pedissequamente quella del suo predecessore: tanti protagonisti e storie, episodi che raramente si toccano, un’iconica ambientazione.

Un altro successo commerciale al botteghino, ma anche per la carriera di Oldoini: sempe più lanciato, il regista tornerà anche nei due anni successivi per altri due grandi cinepanettoni della storia nostrana (anche se poco legati alla tematica natalizia, se non per il periodo di uscita), vale a dire i due capitoli della saga Anni 90. Stessi interpreti, in gran parte, e stesse tematiche, seppur si possa notare anche un paio di sottotesti critici alla politica, tema che all’epoca era sulla bocca di tutti dopo casi spinosi come Tangentopoli, e alla tematica della sessualità, con il noto episodio iperbolico sulle malattie trasmissibili. Ma entrambi gli Anni 90 sono proprio lo specchio comico ed esagerato della società italiana di quegli anni, dalla crescente proliferazione della telefonia mobile alle ipocrisie della vita di tutti i giorni.

Come dite? Non sembra neppure un cinepanettone? E come darvi torto. Il fatto è che negli anni ’90 anche il genere, che comunque si stava ancora evolvendo, stava cercando una sua dimensione. Ma, allo stesso tempo, amava anche sperimentare. E infatti, col solo Vacanze di Natale ’95 nel mezzo (poco da dire, se non che segnò l’esordio di Neri Parenti alla regia di un cinepanettone), tra il 1994 e il 1997 arrivarono tre pellicole quasi mitologiche per il cinema del Bel Paese, l’esplosione della creatività, l’esagerazione in fatto di ispirazioni e omaggi.

Il primo, grande prodotto fu SPQR – 200 e ½ anni fa, diretto ancora una volta da Vanzina. Il film, ambientato all’epoca di una Roma antica magnificamente ricostruita nei costumi e nelle location, metteva in scena una chiara rappresentazione di come lo scandalo di mani pulite sarebbe stato affrontato due millenni fa, giocando sul fatto che in Italia, come purtroppo sappiamo, difficilmente le cose cambiano.

Insieme a De Sica e Boldi, uno nei panni del corrotto Cesare Atticus e l’altro in quelli del giudice Antonio Servilio appena giunto a Roma da Mediolanum, l’altro grande nome era quello di Leslie Nielsen. La star di Una pallottola spuntata partecipò infatti al film nei panni del senatore Lucio Cinico, proponendo una narrazione che non si fa scrupoli a imbastire sottotrame intriganti (oltre che interessanti per il sempre folto pubblico maschile che poteva assistere allo spogliarello di Anna Falchi, nel ruolo di Poppea) e colpi di scena.

Il successo fu totale. Non solo nel 1998 arriverà poi una serie tv spin-off con Antonello Fassari e Nino Frassica, ma il tema dell’antichità e delle altre epoche verrà utilizzato nuovamente nel 1996, sempre dal trio Vanzina-De Sica-Boldi. Il cinema italiano era pronto a scimmiottare opere come I Flintstones, Ritorno al Futuro, La macchina del tempo e persino Jurassic Park (perlomeno nel font del poster) con il geniale, politicamente scorrettissimo e cinepanettonico A spasso nel tempo. Ascanio (De Sica) e Walter (Boldi) sono rispettivamente un principe romano e un imprenditore milanese, si trovano in vacanza con le loro famiglie a Los Angeles, presso gli studi della Universal, e scoprono sulla loro pelle che l’attrazione della macchina del tempo è una vera e propria macchina del tempo che li spedisce attraverso le più disparate epoche.

Tra comicità che diventava sempre più folle giocando soprattutto con la capacità innata di Boldi di rappresentare l’essere umano sfortunato per eccellenza, e una sceneggiatura degna dei romanzi di Geronimo Stilton (l’espediente del comune cellulare che consente comunque di contattare il futuro è SUPERLATIVA), Boldi e De Sica visitano la preistoria, la Firenze rinascimentale di Lorenzo il Magnifico, la seconda guerra mondiale e addirittura il futuro. Tutto sembra risolversi per il meglio, ed è invece proprio nel finale che accade qualcosa di sconvolgente per il genere dei cinepanettoni: un cliffhanger.

Sì, un gigantesco colpo di scena: Ascanio e Walter, tornati nel presente, vengono nuovamente per errore rispediti nel passato, e la loro avventura ricomincia. Con un epilogo degno forse solo di Ritorno al Futuro: Parte II e Avengers: Infinity War, il pubblico resta a bocca aperta di fronte alla sconvolgente novità: il finale non è altro che l’incipit per il secondo capitolo della saga, A spasso nel tempo: L’avventura continua, che uscirà in sala l’anno successivo e riproporrà le stesse, inalterate, uguali, identiche peripezie parodistiche, solo cambiando l’ambientazione temporale.

Per tornare al classico tema delle festività natalizie condite da tradimenti e parolacce, il pubblico italiano dovette aspettare il 1999 con Vacanze di Natale 2000, film che condivide il suo sottotitolo con capolavori del calibro di Godzilla 2000 e Fantozzi 2000: La clonazione. E che includeva un cast d’eccezione: oltre all’ormai solito manipolo di comici italiani, si univano anche star internazionali come Carmen Electra e Megan “Pubblicità di Omnitel” Gale. Il motivo? Probabilmente credevano nel progetto, un po’ come Cristiano Ronaldo all’Al-Nassr. Prima di quel ritorno, comunque, ci fu un’altra divagazione: Paparazzi, del 1998, che ovviamente giocava sul fenomeno sempre più esagerato degli scooper di professione. E sull’impeachment di Clinton. Ops, forse non avremmo dovuto dirlo. È uno spoiler pesante…

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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