Home Cinema Stranger Things 4, il Sottosopra è sempre peggio | Recensione Volume 1

Stranger Things 4, il Sottosopra è sempre peggio | Recensione Volume 1

Dopo un’attesa che sembrava infinita, tra ritardi nella produzione, pandemie e guerre, Stranger Things 4 è finalmente qui, e forse non poteva andare meglio di così.

Sono passati quasi tre anni dall’ultima visita di Netflix ad Hawkins, tre anni che non riflettono però la timeline degli eventi della serie. Mentre la terza stagione era ambientata nell’estate del 1985, la quarta, che debutterà il 27 maggio con i primi 7 dei 9 episodi previsti (dovremo attendere il 1° luglio per sapere come si concluderà il tutto), si sposta poco più in là nel tempo, più precisamente nella primavera dell’anno successivo. Sebbene le vite dei protagonisti siano certamente cambiate, seppur resistano i saldi rapporti tra di loro, c’è sempre un’inquietante costante che persiste, il mistero che aleggia sopra Hawkins. Sopra e sotto, per meglio dire.

Nella cara, vecchia cittadina americana, ormai lo abbiamo capito, un mistero ci sarà sempre. Qualcosa di inspiegabile è accaduto e continua ad accadere, e il confine tra realtà e fantasia continua incessantemente ad avvicinarsi e allontanarsi, in un vortice di eventi che miete sempre più vittime con l’arrivo di una minaccia senza precedenti. È ovviamente questa minaccia che porta l’instancabile gruppo di amici Will (Noah Schnapp), Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin) a “rimettere insieme la band” al gran completo per indagare cosa stia accadendo nel Sottosopra e perché il mondo nascosto si sta intrecciando sempre di più con Hawkins.

Certo è che rimettere insieme il gruppo, nonostante tutto quello che hanno passato insieme, non è certo facile. C’è chi si sente lasciato in disparte, c’è chi sta cercando di cambiare vita, c’è invece chi è nel bel mezzo delle turbe adolescenziali e sta iniziando a programmare un futuro che potrebbe portarlo (o portarla) lontano da tutti coloro che ama. In tutto questo, c’è ancora Undici (Millie Bobbie Brown), sempre spaventata da questo mondo, sempre fuori posto, incapace di lasciarsi il passato alle spalle. La storia di Undi in Stranger Things 4, in effetti, parte come in molte altre occasioni, senza una grande evoluzione, ma col procedere della storia la sua importanza diventa in effetti sempre più dominante, allacciandosi con il suo passato che finalmente i fratelli Duffer esplorano molto più da vicino dando il via a una serie di sconvolgenti rivelazioni.

In effetti, il primo episodio, Hellfire Club, parte con grandi incertezze proprio come Undi, senza sapere quasi dove le cose andranno a parare. Si tratta però solo di una grande (e lunga) introduzione a ciò che accadrà nel finale della prima puntata, dando poi inizio a una serie di eventi che precipiteranno sempre più col passare degli episodi. I personaggi principali da introdurre o reintrodurre, del resto, sono tanti, alcuni hanno subito profondi cambiamenti off-screen, sempre però in linea con quello che sono e che sappiamo di loro, e sono cresciuti, proprio come il tono della serie che diventa molto più tendente all’horror, ben più che in passato. Potremmo fare un paragone, neanche troppo azzardato, con la saga cinematografica di Harry Potter. Dopo i primi film molto solari e fanciulleschi, le cose si fanno sempre più cupe e serie con il passare del tempo, facendo coincidere la crescita dei protagonisti con tematiche e situazioni via via più mature. Stranger Things 4 fa di questo processo creativo il suo esempio e il suo vanto, in una stagione che ha il dolore come tema dominante, in una storia fatta di perdite e discese verso l’oscurità.

Gli storici protagonisti mantengono il loro puro temperamento, ritrovandosi talvolta nel mezzo di alcuni classici cliché che andavano di moda un po’ troppi anni fa: in città sta accadendo qualcosa di misterioso, i giovani parlano di stregoneria e presenze demoniache, e gli adulti ovviamente non vogliono dar retta. Situazione che ovviamente vuole mettere in risalto, come sempre, la tremenda logicità della mente matura, che non vuole aprirsi all’illogicità degli eventi, ma che sa di già visto. Per fortuna però il focus viene messo proprio su di loro, i ragazzi e le ragazze di Hawkins, che il Sottosopra sta lentamente portando all’esasperazione mettendoli l’uno contro l’altro. Ottimi i due nuovi ingressi nel cast per i personaggi di Jason Carver (Mason Dye) e soprattutto Eddie Munson (Joseph Quinn), calati alla perfezione nei loro due ruoli agli antipodi. Il primo è il classico e belloccio giocatore di basket del liceo, mentre il secondo è un fanatico di Dungeons & Dragons e libri fantasy, eppure entrambi non cadono nel trappolone degli stereotipi e anzi riescono a costruire due figure molto carismatiche e riconoscibili, specialmente nel caso di Eddie con le sue molteplici citazioni.

A proposito di citazioni e sorprese, segnaliamo anche il (già rivelato) cameo di Robert Englund, il Freddy Krueger della saga cinematografica di Nightmare, perfettamente calato nei panni di un personaggio inedito del quale ovviamente non vi vogliamo svelare nulla ma che in qualche modo ha vissuto un incubo vero e proprio. Non c’era miglior attore che potesse parlare di incubi, e in effetti Stranger Things 4 si rifà in larga parte a quelle che erano le idee e le sensazioni di Nightmare, lasciando intendere in più occasioni di avere a che fare con un’entità che è impossibile da fermare.

In tutto questo, c’è spazio anche per riprendere e approfondire il sempre di moda triangolo amoroso tra Nancy (Natalia Dyer), Jonathan (Charlie Heaton) e Steve (Joe Kerry), mai però troppo ridondante anche grazie al rapido divenire degli eventi e ai continui, e talvolta improbabili, nuovi team-up che nascono tra i protagonisti. Chi resta sempre sullo sfondo e nel più totale anonimato è invece Will (Noah Schnapp), e qui davvero è difficile capire cosa i fratelli Duffer vogliano fare di questo personaggio: la sua utilità si è esaurita nella prima stagione? Il casting non convince più? Will tornerà a essere più importante in futuro? Pur essendo sempre insieme alla sua banda di amici, il giovane ragazzo, il primo a visitare il Sottosopra, appare sempre in secondo piano, senza mai essere coinvolto direttamente e senza mostrare un qualche tipo di cambiamento nella sua personalità e atteggiamento, come invece fa Max (Sadie Elizabeth Sink). È un peccato che gli sceneggiatori non siano riusciti a ridare dignità al personaggio di Schnapp, considerando non solo l’elevato minutaggio degli episodi (70 minuti in media, e un episodio conclusivo del Volume 1 che dura più di un’ora e mezza), mai però pesanti o ridondanti, e la narrazione su tanti livelli che è stata impostata. E che non si limita solo al contesto di Hawkins.

Joyce (Winona Rider), ad esempio, intraprende un viaggio tutto nuovo in compagnia del simpatico Murray (Brett Gelman), una rinfrescante e piacevole ventata di comicità che ben si amalgama alla serie e stempera i toni al momento giusto, senza però mai esagerare o rischiare di spezzare la tensione crescente. Dove si dirigono i due? Ci limiteremo a dirvi che il luogo che vogliono raggiungere è decisamente freddo ed è sotto il giogo di una falce e un martello, e qui sono intenzionati a cercare un vecchio amico che credevano perduto per sempre. Il resto lo scoprirete da voi, anche se i trailer hanno già anticipato qualcosa.

Stranger Things 4 – Volume 1 è un ritorno coi fiocchi per la serie Netflix, la dimostrazione che la piattaforma, con i suoi prodotti di punta, non può e non vuole fallire. Il peccato più grande è che il Volume 1 termina proprio sul più bello, lasciando gli spettatori con tante domande e tante settimane da attendere prima di avere risposte. Appuntamento a luglio.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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