Home Cinema The Flash, il saluto che il DCEU merita (sia nel bene che nel male) | Recensione

The Flash, il saluto che il DCEU merita (sia nel bene che nel male) | Recensione

Che The Flash sarebbe stato un film problematico, non lo abbiamo certo scoperto a giugno. Una pellicola pensata per un certo contesto, studiata da certi nomi, che ha finito con l’essere più volte revisionata, ribaltata, rigirata, modificata e piegata alle logiche produttive. C’è stato addirittura un momento nel quale Warner stava seriamente pensando di cestinare il tutto come fatto con Batgirl, quando il protagonista Ezra Miller è finito al centro di scandali mediatici di notevoli proporzioni. Ma in fin dei conti, The Flash è proprio il saluto che il DC Extended Universe si meritava. Sia nel bene che nel male.

Complice l’arrivo di The Flash in home video (i ragazzi di Warner Bros. Italia ci hanno gentilmente fornito la versione Blu Ray per questa recensione), l’occasione è stata propozia per tornare nel mix di viaggi nel tempo e universi diretto da un Andy Muschietti che, per una volta, ha dovuto fare il mestierante. Non tanto perché il film si riveli un po’ banalotto in quanto a regia, quanto invece perché la sua creatura, inizialmente concepita come un adattamento del monumentale Flashpoint Paradox della DC Comics, è stata talmente manipolata in post-produzione che qualcosa alla fine è andata storta – lo dimostrano i ben tre finali girati. Non tutto, per fortuna, ma l’impressione che una certa confusione abbia albergato nella divisione cinematografica di casa DC è più di una semplice sensazione.

Sorvolando sul noto problema della CGI, che diventa sempre più pressante man mano che il film si avvicina al terzo atto per poi crollare incredibilmente nella battaglia finale contro Zod con ambienti alla Spy Kids 3D (siamo dalle parti della testa fluttuante di Thor: Love and Thunder, e in effetti anche Barry sembra omaggiarlo in un particolare frangente), Muschietti e la sceneggiatrice Christina Hodson sono riusciti in fin dei conti a imbastire una storia che nulla ha a che vedere con il potenziale di Flashpoint ma che chiude un cerchio, quello del DCEU, che grazie al cielo è stato ultimato. Forse.

Non ce ne vogliano gli adepti di Zack Snyder, ma il progetto universo cinematografico condiviso, come ha ammesso anche David S. Goyer nei giorni scorsi, era naufragato dopo una manciata di pellicole che oscillavano tra il buono e il sufficiente, lasciandosi poi andare in pochissimo tempo alla confusione più totale – e non stiamo dando tutte le colpe a Snyder, sia chiaro. James Gunn e Peter Safran hanno avuto da Warner il compito di ricostruire la credibilità del progetto (d’ora in avanti DCU), e proprio The Flash poteva essere la chiave vincente per far capire al pubblico che ora tutto è cambiato e sarà migliore.

È andata così? Non proprio. Premesso che il nuovo DCU nasce comunque con alcuni dubbi (il film The Authority, ad esempio, è già un’incognita grande quanto una casa), The Flash nasce in origine come una trilogia cinematografica che avrebbe posto fine allo SnyderVerse, resettando tutto quanto tra attori e storie. Un’idea che forse i Marvel Studios seguiranno per Avengers: Secret Wars, ma appunto rielaborata da Muschietti e Gunn per dare forma a qualcos’altro. Qualcosa che, almeno a livello narrativo, funziona (salvo un paradosso finale che proprio non torna, ma sul quale possiamo sorvolare grazie alla magia della scienza che ancora non può spiegare tutto), replicando almeno in parte quella straordinaria operazione nostalgia che Spider-Man: No Way Home fece nel 2021.

Per quanto si noti che le problematiche in fase di produzione non sono state tutte risolte, arrivati alla fine della visione sarete generalmente soddisfatti, sebbene con alcuni rimpianti. Accanto a un ottimo Ezra Miller, che mette in scena due versioni di Barry simili ma diverse tra loro, e a un Michael Keaton in gran spolvero (anche se un po’ sprecato, ma non per demeriti suoi), c’è anche una superficialità di fondo che sembra non portare da nessuna parte. La Supergirl di Sasha Calle non impressiona mai, le comparse sono fastidiose, e il povero Ben Affleck, protagonista (finalmente!) di una bella sequenza d’azione nei panni di Batman all’inizio del film, viene salutato troppo presto. Per non parlare ovviamente di Zod (Michael Shannon), che a tratti sembra semplicemente ritagliato da un’IA e appiccicato sulla pellicola.

E i rimpianti, a ben vedere, sono gli stessi che abbiamo sempre lamentato nel DC Extended Universe: un progetto sulla carta grandioso, una storia epica e ricca di grandi idee che si è però scontrata con la cruda verità. Una verità fatta di scelte creative differenti, di troppe menti dietro la produzione, di cambi in corsa continui e di tentativi vari di seguire le mode, o comunque di trovare un film sorprendente solo per pura casualità. The Flash, appunto, ne è la dimostrazione. L’ultima, speriamo, di una Warner in preda al panico nel vano tentativo di recuperare dieci anni di MCU in un paio di pellicole, distruggendo l’immagine dei suoi più grandi supereroi con poche e confuse idee.

Come film a sé, The Flash fa quello che deve, senza infamia e senza lode. Non fallisce ma neanche stupisce, e forse non sarebbe neanche stato possibile. Il solo fatto di dover fungere da punto di chiusura di un universo cinematografico che non ha mai funzionato, salvo rarissimi momenti, è la causa scatenante di gran parte delle debolezze del film.

Un film nel quale Wonder Woman (Gal Gadot), alla sua sesta apparizione nel ruolo, deve ancora ricordare al pubblico che il suo lazo costringe una persona a dire la verità. Un personaggio, dopo tutti questi anni, non può ridursi a fare ciò. Quasi come se Iron Man avesse dovuto ricordare in Avengers: Endgame che le sue armature gli consentono di volare. O come se Naruto avesse dovuto ribadire che il chakra serve per fare cose.

Caro Flash, caro Ezra Miller, ci avete provato. Consideriamo questo film, tutto sommato, una buona fine, e speriamo per il futuro.

THE FLASH (4K UHD + Blu-Ray)
  • 4K UHD
  • Andy Muschietti (Direttore)

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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