Può avvicinare anche i più giovani, attratti dalla personalità che caratterizza ogni personaggio che Robert Downey Jr. interpreta…
Con questo stimolo molti potrebbero avvicinarsi a “The Judge“, una pellicola interessante, che, nonostante tratti argomenti più che conosciuti nel mondo del cinema, è bene non lasciarsi sfuggire. La trama potrebbe, perlomeno nella prima mezz’ora, somigliare ad una di quelle storie che spesso Hollywood racconta. Lo spettatore viene rapito nel susseguirsi degli eventi che il regista (David Dobkin) ha saputo presentare.
Attenzione l’articolo può contenere spoiler
Non si tratta di un semplice avvocato che deve difendere una causa a lui cara; Hank Palmer è un difensore che ha puntato per gran parte della sua vita solamente ad arricchirsi. Tutto inevitabilmente cambia quando è costretto a difendere suo padre, accusato di omicidio. Giudice di una piccola cittadina dell’Indiana, Joseph Palmer (interpretato dall’instancabile Robert Duvall) è un uomo “vecchio stile“, una persona integra che ha passato gran parte della sua vita a rispettare e far rispettare la legge al meglio delle sue capacità. E’ questo il motore del film: la continua contrapposizione fra queste due visioni della realtà; da un lato c’è chi la sfrutta a proprio piacimento e crede di essere un vincente, dall’altro una persona che, anche quando si tratta di giudicare se stesso, non ammette “sconti”.
Sembrerebbe infatti che il padre, pur non ricordando nulla, sia colpevole di aver investito, e ucciso, un delinquente che aveva in passato giudicato prima innocente e poi colpevole.
Proprio così, fra interrogatori e qualche indagine, nel cercare di salvare il padre, Hank inizia a riscoprirlo. Da troppo tempo infatti qualcosa si era intaccato, restavano solo ricordi, oramai nebbiosi, legati alla tenera età. Vengono alla luce tutte le debolezze dell’ormai anziano giudice che fino all’ultimo resteranno celate al resto della famiglia. Il cancro terminale, gli incubi per la moglie defunta da poco e questa grave causa che poteva compromettere tutta una vita impeccabile.
Il momento più bello del film non poteva non essere ambientato in un’aula di tribunale. Proprio quando si è arrivati alla fine del processo, infatti, le rivelazioni più importanti sono le stesse che, oltre a condannare il padre per il suo errore, lo condannano anche per il comportamento verso il figlio. Il Joseph Palmer nel giudicare la persona che poi avrebbe investito, era stato dapprima clemente e poi severissimo proprio come con Hank. Le prove sono schiaccianti e anche se la salvezza è alle porte, l’ex giudice sceglie di assumersi le proprie responsabilità andando contro a quanto concordato con il figlio/difensore. Dopotutto i fatti parlano chiaro anche se lui non ricorda. Nell’ultimo scontro a suon di rivelazioni e verità, finalmente rivelate, fra padre e figlio, si concentra il film che lascia però ben sperare ad un futuro migliore nonostante la sentenza negativa.
Padre e figlio hanno ritrovato se stessi, il giudice può ora raggiungere la sua dolce metà. Hank, ha riscoperto se stesso, ora ambisce a qualcosa di più importante del denaro…
Chissà come potrebbe essere nei panni di un magistrato.
La trama, arricchita da battute -e RDJ in questo è un portento- (per dirla tutta qualche volta un po’ forzate), rende a tratti “leggero” e “godibile” un film che altrimenti peserebbe e non poco sullo spettatore. Un film drammatico popolare, così potremmo definirlo. Oltre alle battute e allo spessore della trama troviamo diverse caratteristiche interessanti che sono state cucite alla perfezione sul protagonista: il divorzio trattato con superficialità (gli viene dedicato non più di qualche minuto di pellicola), il simpatico sipario del bacio rubato alla sua presunta figlia e una vecchia fiamma che ritorna e genera il malinteso. Qualcosa nella vita di H. Palmer doveva cambiare, era quasi tangibile e tutti questi dettagli conducono lo spettatore in quello che è di fatto, l’esito della pellicola.
Recensione – non troppo a caldo – su un film da 7,5/10
Gli attori sono tutti molto bravi. Il migliore resta Robert Downey Jr. che è riuscito a calarsi in un personaggio un po’ lontano dalle figure che ultimamente impersona. Nulla da eccepire sugli altri, compreso Vincent D’Onofrio. Regia e sceneggiatura non brillano particolarmente, si sono perlopiù adattate all’abilità interpretativa degli attori e alla trama, forse prevedibile ma non banale. Nel complesso però va detto che la pellicola che ne esce è “riuscita”. Colpisce ed è fluida! Ecco cosa si richiede per la produzione di un film di successo. Il comparto sonoro non stupisce mentre si nota un’ottima attenzione alla fotografia, ad esempio quando Hank raggiunge il capezzale della madre (luci/ombre).
Scrivi un commento