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Un film Minecraft | Recensione

Da appassionato videogiocatore che ha vissuto in prima persona la nascita e l’evoluzione di Minecraft sin dal lontano 2011, ho accolto con sincera curiosità l’annuncio di un adattamento cinematografico ispirato al celebre titolo Mojang. Un videogioco che, nel corso degli anni, è diventato un vero fenomeno culturale globale.

Fin dalle prime indiscrezioni, però, ho temuto che il film potesse rivelarsi un adattamento superficiale, incapace di cogliere la vera essenza dell’opera originale. E, purtroppo, la visione ha confermato appieno queste preoccupazioni!

Un film Minecraft appare come il frutto di scelte creative guidate più dal desiderio di sfruttare un brand di successo che non da un’autentica volontà di raccontare qualcosa di valido e significativo. Se da un lato è lecito che il cinema attinga a franchise di successo anche per fini commerciali, è altrettanto vero che ciò non dovrebbe avvenire a scapito della qualità narrativa. Qui manca una visione d’insieme coerente, manca il cuore: l’intenzione di offrire un’esperienza cinematografica con un minimo di profondità.

La narrazione risulta debole e prevedibile, popolata da personaggi che sembrano pensati esclusivamente per un pubblico molto giovane e sono accompagnati da gag infantili raramente efficaci. Più che un racconto, sembra un’operazione di marketing senz’anima, progettata per massimizzare i profitti, non per emozionare davvero chi guarda.

Una scelta di sceneggiatura discutibile

Sin dalle prime scene, appare evidente come il film non si rivolga a un pubblico adulto. Il tono, l’estetica e la struttura narrativa sono chiaramente pensati per attrarre i più piccoli. Si tratta, in sé, di una scelta non necessariamente criticabile. Minecraft è da sempre un universo amato dalle generazioni più giovani.

Tuttavia, è stata completamente ignorata una verità fondamentale: Minecraft è anche un videogioco con cui è cresciuta una intera generazione, oggi adolescente o adulta.

La trama segue le vicende di un gruppo eterogeneo di personaggi: Garrett “The Garbage Man” Garrison, Henry, Natalie e Dawn. Questi protagonisti, estrapolati bruscamente dalla loro quotidianità tramite un portale misterioso, vengono catapultati nel mondo di Minecraft. Lì dovranno imparare a sopravvivere e a tornare a casa, affrontando minacce come Piglins e Zombie. A supportarli vi è Steve, figura simbolo del videogioco, qui rappresentata come mentore e guida esperta.

Nonostante il film risulti visivamente accattivante e veicolo di un messaggio valoriale importante, incentrato sull’autenticità individuale e sull’espressione del sé, questi elementi vengono soffocati da una narrazione discontinua e da un umorismo che raramente si eleva sopra il livello del semplice intrattenimento per bambini.

Una estetica fedele, ma senz’anima

Il film riesce indubbiamente a ricreare l’estetica inconfondibile di Minecraft: un mondo fatto di blocchi cubici, semplice nella forma ma capace di infinite combinazioni. L’animazione rende omaggio all’iconografia del gioco, rispettandone lo stile minimale e valorizzando il cubo come simbolo creativo, un po’ come avviene nei set Lego.

Purtroppo, oltre alla forma, manca quasi tutto il resto. Il film fatica a trasmettere la meraviglia e il senso di scoperta che definiscono l’esperienza videoludica originale. Il passaggio dal mondo reale a quello digitale avviene in modo frettoloso e privo di impatto emotivo: niente stupore, nessuna tensione. La sceneggiatura, debole e prevedibile, serve solo da pretesto per una sequenza ininterrotta di gag infantili e scene d’azione prive di mordente. Il ritmo è frenetico, ma privo di direzione, con momenti imbarazzanti e temi trattati in modo superficiale. Nulla viene approfondito a sufficienza da generare coinvolgimento o empatia.

Il risultato è un film che appare superficiale, pensato esclusivamente per un pubblico molto giovane, e che lascia la sensazione amara di un potenziale sprecato.

Anche sul piano della fedeltà al materiale originale, il film risulta limitato. Recupera infatti solo in parte gli elementi centrali del gioco, tra cui il crafting e l’uso della redstone. Chi conosce bene Minecraft sperava sicuramente in citazioni intelligenti, rimandi approfonditi o trovate creative, ma troverà solo qualche strizzata d’occhio abbastanza scontata. Se alcuni riferimenti visivi possono regalare un sorriso nostalgico, manca del tutto una ricchezza di dettagli che faccia sentire davvero “a casa” i fan più appassionati.

Dal punto di vista stilistico, la scelta di mescolare live action e animazione digitale risulta poco convincente. Anche se la CGI è curata, un film interamente animato avrebbe reso molto meglio, restituendo con più coerenza l’universo di Minecraft. Così com’è, il film finisce per sembrare una brutta copia di produzioni ibride come Jumanji, ma senza la stessa energia né inventiva.

Un altro punto debole significativo riguarda i personaggi. Nonostante il coinvolgimento di attori noti e carismatici come Jason Momoa e Jack Black, il film spreca il loro talento, relegandoli a ruoli banali e privi di vera comicità. I personaggi sembrano ridotti a caricature goffe e in grado solo di creare dinamiche cringe, senza profondità né una vera funzione comica o narrativa. Le battute raramente funzionano, le gag si ripetono e lo spettatore adulto fatica a entrare in sintonia con loro.

Nemmeno i personaggi secondari riescono a risollevare il tono generale. Il villain, Malgosha, è privo di carisma, motivazioni o peculiarità degne di nota. Reso ancor più discutibile dalla scelta del doppiaggio italiano affidato a Mara Maionchi. Anche il personaggio di Chungus, doppiato da Lazza, lascia perplessi: una scelta che sembra pensata più per visibilità che per coerenza artistica. Tutti segnali di un’opera più interessata a cavalcare nomi noti che a costruire qualcosa di autenticamente valido.

Paradossalmente, l’unico elemento vagamente originale è rappresentato dalla sottotrama con Jennifer Coolidge: una donna appena divorziata che finisce per innamorarsi di un villico del mondo di Minecraft. Una parentesi bizzarra, certo, ma almeno capace di distinguersi nel mare di banalità che la circonda.

Un’occasione clamorosamente sprecata

Un film Minecraft si presenta come un progetto nato con enormi potenzialità, ma mal gestito su quasi ogni fronte.

Sul piano narrativo, l’opera è sorprendentemente povera. Quello che nel videogioco è un mondo vivo, ricco di scoperta, libertà e meraviglia, viene ridotto a semplice sfondo per una serie di scene d’azione rumorose e prive di spessore. Niente della magia di Minecraft sopravvive davvero su schermo. A differenza di altri adattamenti videoludici che hanno saputo omaggiare con intelligenza l’opera originale, qui tutto appare superficiale, forzato e poco ispirato.

Anche la scelta stilistica lascia perplessi. Minecraft ha uno stile ben preciso, riconoscibile e amato, che avrebbe meritato una trasposizione interamente animata. Invece, ci troviamo davanti a un ibrido che finisce per somigliare male a film come Jumanji, senza averne né il ritmo né il carisma. Certo, adattare un gioco senza una vera trama o personaggi fissi non è semplice, ma trasformare Minecraft in un portale verso cui si viaggia e da cui si torna, come fosse una parentesi bizzarra e fine a sé stessa, suona come una soluzione pigra.

Il target di riferimento è chiaramente orientato verso i più piccoli. Il problema non è questo in sé, ma l’aver dimenticato che esiste anche un pubblico più maturo, cresciuto con il gioco. Il linguaggio semplicistico, l’umorismo infantile e una trama insipida rendono il film noioso per chiunque abbia più di dieci anni. Il risultato è un prodotto pensato per fare numeri, non qualità.

La mia esperienza in sala ha confermato tutto questo. Tra ragazzi esagitati, applausi a sproposito e un vociare continuo, sembrava più una festa caotica che una proiezione. A quanto pare, sta girando un trend su TikTok che spinge i più giovani ad assistere al film in gruppo e trasformare la visione in una sorta di happening virale, ma il vero paradosso è che quel caos fastidioso è risultato più interessante del film stesso! Forse sto invecchiando? Può darsi. Ma ho visto tanti film per bambini intelligenti, brillanti e ben scritti. Questo non lo è.

In conclusione, Un film Minecraft è un’occasione mancata. Aveva tra le mani uno dei mondi più vasti e stimolanti dell’intero panorama videoludico, ma ha scelto la strada più facile: quella di un intrattenimento superficiale, frettoloso e privo d’identità. Invece di osare o raccontare qualcosa di autentico, si è limitato a sfruttare un brand famoso, nella speranza che il nome bastasse a riempire le sale. Ma va detto chiaramente: incassi e popolarità non equivalgono a qualità.

Piacerà ai bambini? Probabile. Ma i bambini non sono e non dovrebbero essere l’unico parametro con cui misurare il valore di un film. Il punto è che non basta essere “per bambini” per essere giustificati: ci sono tantissimi ottimi film pensati per i più piccoli che riescono a divertire, emozionare e stupire anche gli adulti. Un Film Minecraft non è uno di questi.

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Review Overview
Riassunto

Il film di Minecraft si rivela un’occasione clamorosamente sprecata: nato da un videogioco iconico, viene ridotto a un prodotto superficiale e privo di anima. L'estetica cubica è fedele ma non basta: la narrazione è debole, i personaggi stereotipati e l’umorismo infantile. Pensato esclusivamente per un pubblico giovanissimo, ignora i fan cresciuti con il gioco. Le scelte stilistiche risultano discutibili, e anche attori noti come Momoa e Black vengono sprecati. Il film punta sul brand più che sulla qualità, trasformando la magia di Minecraft in puro marketing senz’anima.

  • Giudizio complessivo2
Scritto da
Manuel Salvetti

Storico e docente in discipline umanistiche, coltivo sin dall'infanzia una profonda passione per i videogiochi e il volontariato. Mi affascinano titoli di ogni genere, in particolare quelli a tema storico e sportivo. Inoltre, sono un grande appassionato di Star Wars e dedico molto tempo alla ricerca di nuove informazioni, curiosità e approfondimenti per comprendere le vie della Forza

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