Solo in Italia si poteva emergere con una figura tanto imbarazzante come quella fatta da un ben famoso critico connazionale, di cui non faremo nome, noto ormai nel web per aver citato il noto scrittore J.R.R Tolkien come fosse ancora in vita in una sua testata giornalistica, alludendo al defunto genio universitario come un cacciatore di denaro per i diritti dell’opera originale. Una vergogna perché fu invero proprio il contrario ad accadere, anni ed anni fa, lasciando che il figlio/i alla morte del padre cedesse i diritti per una probabile trasposizione cinematografica, ormai passata alla storia come uno dei maggiori successi del suo genere: Il Signore Degli Anelli infatti bruciò qualsivoglia concorrente al botteghino, oltre ad ottenere un ingente numero di premi. L’operato di Peter Jackson aprì molteplici porte ed adattamenti, lasciando che il romanzo spopolasse maggiormente anche tra i più giovani: per chi infatti non lo sapesse, l’opera letteraria originale risulterebbe più che complessa, studiata fin al minimo dettaglio con un’attenzione quasi disumana.
Tempo addietro al primo trailer de “Lo Hobbit” il furore fu il medesimo: appassionati e non, attendevano con trepidazione la decisione stilistica dello stesso regista; chiaro che avvedersi di questa diversificazione dall’originale, insieme alla frammentazione stessa dell’opera fece storcere a molti il naso. Se infatti per LOTR sembrò assolutamente saggio creare tre diverse pellicole, essendo il tomo decisamente alto e pregno di contenuti ed avvenimenti, Lo Hobbit non ottenne lo stesso parere, risultando infatti nemmeno 1/3 delle dimensioni della Compagnia Dell’Anello. E’ chiaro che la scelta risultò meramente commerciale, come è chiaro che allungare il brodo non ha giovato minimamente alla nuova saga: il prodotto, anzi, i prodotti sono certamente sufficienti ma rispecchiano un’indolenza generale della casa di produzione a sfruttare un successo quasi garantito dato dal suo predecessore. Da lettore dei libri ho trovato l’adattamento distintamente idoneo, sebbene macchiato da aggiunte e variazioni che si potevano altrettanto evitare, rispettando la metrica originale; l’aggiunta, costosa, del noto Orlando Bloom sarebbe stata ancor più evitabile, essendo Legolas non presente nel testo, con una performance decisamente poco appetibile. Nel complesso però piuttosto piacevole, ma che di certo non calcherebbe le orme del padre, lasciandoci forse con un vago amaro sul palato. Il terzo capitolo “Lo Hobbit: La Battaglia Delle Cinque Armate” è uscito questo 17 Dicembre 2014, scandendo la fine di un viaggio durato ormai molti anni, e che procederà ancora solo nelle nostre più prossime fantasie.
Pare che, sebbene il successo, non siano stati apprezzati i vari adattamenti e merchandising da parte del figlio del noto scrittore, che non intenderà lasciare altre eventuali opere correlate in mano alle case di produzione. Peter Jackson ha però alluso ad ulteriori prodotti, mera sicurezza oppure innovazione? qualcosa si è già visto con il titolo videoludico “La Terra Di Mezzo: L’Ombra Di Mordor“. Ma al cinema? Ai posteri l’ardua sentenza. Ciò che è certo è che nel bene e nel male il genio di J.R.R Tolkien ha accompagnato l’infanzia di molti di noi, fonte di ispirazione di molti futuri colleghi, nonché fautore dei primi limiti e dettagli posti dal suo genere: di questo c’è solo da esserne felici.
Un abbraccio dal vostro Robert Wayne Shaw!
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