Home Cinema What If…? resta una serie dal potenziale sprecatissimo | Recensione Stagione 3

What If…? resta una serie dal potenziale sprecatissimo | Recensione Stagione 3

Per molti spettatori, il multiverso ancora oggi è un concetto difficile da assimilare, eppure parliamo di qualcosa che sulla carta è molto semplice e apre a prospettive interessantissime: in realtà alternative alla nostra o a quella osservata, come nel caso del MCU, le cose potrebbero essere andate in modo simile ma leggermente differente, oppure la storia potrebbe aver preso una piega totalmente nuova.

Le prime due stagioni di What If…?, serie animata antologica (che ha però una macrotrama alle spalle) di Marvel Animation per Disney+, hanno chiaramente mostrato questo concetto, lasciando percepire la sensazione di novità in un contesto famigliare. Abbiamo così visto un universo nel quale T’Challa ha intrapreso la carriera di Star-Lord, uno in cui un’epidemia zombie ha decimato la vita (l’anno prossimo uscirà una miniserie dedicata), un altro ancora nel quale Ultron è finito col diventare la più grande minaccia per il multiverso.

What If ci ha mostrato episodi molto emozionanti, e altri molto dimenticabili. Impossibile non commuoversi di fronte alla storia di uno Stephen Strange che per amore arriva ad annullare la sua stessa umanità e disintegrare la realtà, poiché nulla, senza amore, ha senso di esistere. Poi, purtroppo, ci sono state anche le note negative – in alcuni casi, negativissime. L’episodio di Bro Thor è ancora oggi inspiegabile, ma anche quello sugli Avengers del 1602 è sembrato più un riempitivo che uno sguardo interessante sulle infinite possibilità del multiverso.

“Un prisma di infinite possibilità”, esatto. L’Osservatore ha sempre definito così il multiverso, introducendo gli spettatori alla visione di ogni episodio.

La verità però è che dello spirito dei What If cartacei della Marvel, alcuni dei quali sono stati grandi successi e ripresi poi anche in altre opere (ricordiamo che in Secret Wars di Hickman i vari frammenti del multiverso non erano altro che realtà con storie differenti, come quella nella quale la Civil War dei supereroi non è mai terminata), è stato espresso molto poco in questo show animato. Pochissimo, a dire il vero. E questa terza e ultima stagione, che a quanto detto dai dirigenti si è dovuta concludere per esigenze narrative molto più grandi (spoiler: non si percepiscono queste esigenze, neanche lontanamente), si conferma esattamente come le altre: What If resta una serie dal potenziale sprecatissimo. È un po’ il Balotelli del Marvel Cinematic Universe, per intenderci.

L’ultima stagione della serie segue sostanzialmente la struttura a imbuto delle due precedenti: ogni episodio offre uno sguardo a una realtà differente e presenta una trama slegata da tutto il resto, salvo poi arrivare a una risoluzione finale con i due ultimi episodi che chiudono la storia di alcuni personaggi visti nel corso della serie e, soprattutto, l’intero show, che si lascia alle spalle bei momenti ma anche tanti rimpianti. L’altalena qualitativa si conferma, ancora una volta, uno dei grandi problemi di What If nella sua terza stagione, quasi come se gli autori, in alcuni momenti, non avessero la benché minima idea di come far proseguire una diramazione della timeline potenzialmente interessante.

Si comincia con un buon episodio, quello in cui Sam Wilson è amico di un Bruce Banner che ha fatto però più danni della grandine originando mostruose creature alimentate dai raggi Gamma che hanno quasi messo a repentaglio l’intero pianeta. La soluzione? Robottoni giganti in stile Pacific Rim e una squadra di Avengers risoluti nel vendicare i caduti. Un episodio fatto di tanta e bella azione, che poi lascia spazio a un trittico ben più monotono e/o atipico.

L’episodio 3×02, che mostra Agatha Harkness assorbire i poteri di Tiamut, è fin troppo incredibile anche per What If; la puntata 3×04 è una follia continua con Howard il Papero e Darcy che devono proteggere il loro figlio – pardon, il loro uovo che ancora deve schiudersi (non chiedete come sia nato quest’uovo, non fatevi domande!); il terzo episodio è invece quello che probabilmente ho odiato maggiormente per lo spreco del materiale a disposizione: l’Osservatore ci mostra un mondo nel quale il Soldato d’Inverno non è riuscito a uccidere Howard e Maria Stark grazie all’intervento di Red Guardian… e in realtà non cambia niente.

Torniamo su binari molto più piacevoli con “E se l’Emersione avesse distrutto la Terra?”, dove un tirannico Mysterio ha soggiogato l’intera umanità e finalmente vediamo un po’ di sana evoluzione di Riri Williams in attesa di Ironheart l’anno prossimo, e poi di nuovo altra divagazione inutile con l’episodio 3×06 dove Shang-Chi e Kate Bishop vanno alla ricerca di Hood nel 1872. Carino, ma… davvero questo è il massimo che possiamo aspettarci dal multiverso? Una storia dove gli eroi più potenti della Terra non operano nel ventunesimo secolo bensì nei deserti del selvaggio West?

Il finale di stagione/serie è in realtà molto appassionante, quando finalmente scopriamo chi è il vero protagonista di What If. Captain Carter certamente, anche se parliamo del braccio armato. No, il vero protagonista in tutto questo è sempre stato sotto i nostri occhi: l’Osservatore, colui cioè che ha giurato di osservare in silenzio ogni realtà e monitorarne l’andamento senza interferire, come prova del giuramento fatto agli altri Osservatori che dimorano nella quinta dimensione.

In queste tre stagioni della serie, abbiamo visto Uatu prendere sempre più a cuore determinate situazioni, affrontando il dolore di esseri umani e non che sono arrivati a sacrificare le loro stesse vite pur di salvare coloro che amano. Persino un essere al di sopra dello spazio e del tempo come Uatu è così arrivato alla conclusione che la vita può e deve essere aiutata, e che il potere degli Osservatori può essere quello giusto per farlo. Ma per farlo serviranno vecchi e nuovi alleati, in una missione che nessuno, fino a questo momento, ha mai neanche lontanamente immaginato di compiere.

Ma senza entrare nel dettaglio del finale, cosa resta davvero di questa What If 3 e dell’intero show? Purtroppo, poco. A fronte di una manciata di episodi davvero riuscitissimi e meritevoli di attenzione, What If ha presentato spesso puntate con storie superficiali, poco approfondite, o semplicemente per nulla interessanti. Se questo difetto si intravedeva nella prima stagione, la quale comunque ha saputo restare a galla grazie ad alcuni momenti memorabili, in questa terza e ultima incursione dell’Osservatore nel multiverso diventa invece un problema impossibile da sottovalutare, proprio per l’assenza di guizzi creativi di grande livello o della capacità di sperimentare, come invece ci si aspettava da questa serie.

Persino il finale, dal quale, inutile negarlo, un fan MCU poteva aspettarsi qualcosa di ben più grande viste le dichiarazioni dei creatori e la Multiverse Saga che sta per entrare nel vivo, delude per come sono state messe in scena le cose. L’episodio conclusivo, su 34 minuti di durata, è per tre quarti di esso una lunga scazzottata che, per quanto bella da vedere (le animazioni sono sempre efficaci e lo stile ci piace, questo è giusto ribadirlo), non porta a nulla. Se non, appunto, alla conclusione di uno show che aveva tante premesse e promesse, e che invece sarà ricordato solo per pochi, grandi momenti.

E credo che tutti siamo d’accordo sul fatto che sia assurdo aver dato a Happy Hogan un episodio tutto per sé (2×03) e aver completamente dimenticato di realizzare un what if ad esempio su Spider-Man, che poi sarebbe stato perfetto da incastrare con la saga animata multiversale Sony di Miles Morales. Ma tant’è, ormai è tutto finito. È inutile piangere sul multiverso versato.

3.25
Review Overview
Riassunto

La terza e ultima stagione di What If...? presenta i soliti problemi che la serie animata si porta dietro sin dalla prima stagione: salvo pochi e interessanti episodi, le storie sono poco interessanti, non coinvolgono, e in alcuni casi sono eccessivamente lontane anche per un concetto come il multiverso.

  • Giudizio complessivo3.25
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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