Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha appena parlato alla Camera dei Deputati dei nuovi dati italiani per quanto riguarda la crisi sanitaria del Coronavirus, e ha fornito le prime indicazioni ufficiali sul nuovo DPCM che entrerà in vigore nelle prossime ore.
Nuova stretta dopo il DPCM della scorsa settimana che obbligava cinema, teatri, palestre, piscine e molte altre attività alla chiusura. I dati dei contagi stanno infatti rapidamento peggiorando rispetto alle settimane scorse, e il governo si ritrova costretto a una nuova serie di misure da adottare.
Per il momento però, stando alle parole del premier, l’ipotesi di un lockdown generalizzato è da escludere:
A marzo, in assenza di un piano operativo certificato sul piano scientifico, senza un sistema di monitoraggio sofisticato, abbiamo emanato provvedimenti generali e uniformi su tutto il territorio nazionale che hanno portato a un lockdown generalizzato. Ora no: non useremmo misure efficaci per le regioni a rischio e ne useremmo troppo severe in zone con minori criticità. Ci saranno tre aree corrispondenti a tre scenari di rischio, a cui sono corrispondenti misure più o meno restrittive.
Per il momento, gli effetti del DPCM della scorsa settimana non si sono ancora fatti sentire, ma secondo il governo e il CTS occorre lavorare in prevenzione per migliorare la situazione:
Sebbene gli effetti saranno presumibilmente positivi, ora non ci sono evidenze scientifiche che ci consentano di pronosticare e alla luce del report di venerdì scorso, siamo costretti a intervenire in un’ottica di prevenzione. Servono misure e una più stringente strategia per il contenimento del contagio da modulare in base alle criticità del territorio.
L’obiettivo è quello di identificare le Regioni più a rischio sul territorio italiano e intervenire in maniera più o meno massiccia in quel dato territorio:
Riteniamo necessario pertanto prendere una decisione che contempli nuovi provvedimenti sulla base del rischio concretamente rilevato nei territori. Sulla base di criteri scientifici predefiniti, elaborati dall’ISS, dal Ministero della Salute e da centri di ricerca, saranno necessari scenari diversi per Regioni.
Per quanto riguarda la Didattica a Distanza, il premier afferma le sensazioni già emerse nelle scorse giornate: le scuole superiori di secondo grado passeranno con tutta probabilità in fase di DAD, e la speranza, come afferma Conte, è che si possa trattare di una situazione momentanea:
Prevediamo che le scuole secondarie di secondo grado possano passare alla DAD sperando che possa essere una situazione temporanea
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