Marvel: The Legendary Collection è una collana a cadenza quindicinale edita da Hachette. La collana, che si comporrà in totale di 100 numeri, include alcuni dei più grandi crossover della storia della Marvel, oltre ovviamente a storie dedicate agli amati personaggi. Per ogni informazione sulla raccolta o abbonarvi alle uscite, trovate tutti i link in fondo all’articolo.
A differenza dell’abominevole serie tv andata in onda originariamente su Netflix, interrotta dopo una seconda stagione ancora peggiore della prima, Iron Fist, all’anagrafe Danny Rand, è un personaggio che nei fumetti ha saputo dire e dare molto di più. Il volume #38 della Legendary Collection di Hachette ne è un perfetto esempio.
Facciamo un po’ di contesto: poco prima di questa storia, Danny Rand ha imparato molto di più sul suo background e sulla sua eredità. Il dominatore dell’Iron Fist ha scoperto che K’un Lun è solo una delle sette città mistiche, e che un dovere degli Iron Fist come loro campioni è rappresentare la città in un torneo. Tutto il suo allenamento e la sua disciplina devono essere confrontati con i campioni di altre città in questo evento che si verifica ogni 88 anni quando le stelle si allineano e le città, magicamente, si collegano. Guarda un po’, la storia di Matt Fraction ed Ed Brubaker inizia proprio qui.
Mentre Danny è pronto a battersi con gli altri campioji delle sette capitali del Paradiso, alcuni dei quali con nomi decisamente esilaranti e che saranno poi riutilizzati brevemente in altre storie, Fraction e Brubaker svelano ulteriormente la storia di Wendell Rand, il padre di Danny, che morì nel tentativo di raggiungere K’un Lun mentre il suo giovane figlio sopravvisse. In tutto questo, si insinua un pericolo per tutte le città, con l’antica nemesi Davos che si è alleato con l’organizzazione terroristica Hydra per acquisire la compagnia di Rand.
Essendo la naturale prosecuzione del precedente racconto, che purtroppo non ha trovato spazio nella collezione di Hachette, gli elementi apparentemente casuali introdotti sviluppano uno scopo più grande, e le intense scene himalayane messe splendidamente in scena da David Aja (lasciando la conclusione a Tonči Zonjić, che è bravo quanto Aja, e le pagine finali a Clay Mann, che invece sono molto più deboli) sono necessarie per una trama che si svolge in mezzo a persistenti intrighi politici. Iron Fist ritorna a K’un Lun per il torneo, ma scopre che il suo ruolo è ben più grande e importante di quanto pensava.
Intorno alla metà del percorso tutte le manovre si inseriscono abbastanza bene, ma avendo organizzato il torneo così bene, tutti i partecipanti tranne Iron Fist passano in secondo piano, ed è un peccato perché sono personaggi ai quali ci si può affezionare per vari motivi. Anche la trama, a dire il vero, fallisce nel saper tenere incollato il lettore, ritrovandosi negli ultimi due capitoli a mostrare semplicemente gli eventi come già si sapeva sarebbero andati. Poca sorpresa, massima resa, se così vogliamo dire. Tra le run di Iron Fist, comunque, è senza dubbio una delle più significative.
Ecco la sinossi del volume #38:
È giunto il momento per le Armi Immortali delle sette capitali del Parasido di combattere per il destino dei loro mondi. Tuttavia, al momento dell’inizio del torneo, K’un-Lun e le altre dimore mistiche sono all’oscuro del crescente pericolo rappresentato dall’Hydra. Dopo aver acquisito nuove capacità, Danny Rand non è mai stato così forte. Sarà sufficiente? Nell’apprendere nuovi segreti sull’eredità di Iron Fist, Danny dovrà concentrare la sua mente e il suo chi per affrontare la più grande battaglia della sua vita.
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