Marvel: The Legendary Collection è una collana a cadenza quindicinale edita da Hachette. La collana, che si comporrà in totale di 100 numeri, include alcuni dei più grandi crossover della storia della Marvel, oltre ovviamente a storie dedicate agli amati personaggi. Per ogni informazione sulla raccolta o abbonarvi alle uscite, trovate tutti i link in fondo all’articolo.
Tradito da quelli che un tempo considerava amici, oltre che colleghi di lavoro. Esiliato nello spazio profondo con l’inganno, quando Reed Richards, Tony Stark e Stephen Strange decidono che Hulk, l’alter ego di Bruce Banner, è troppo pericoloso per essere lasciato libero sulla Terra. Il desiderio di vendetta è però rinviato. Prima, Hulk deve pensare a Sakaar, l’oppresso pianeta sul quale si trova.
Hachette fa una cosa molto intelligente con i volumi #42 e #43 della Legendary Collection, e propone in due riprese consecutive Planet Hulk, maestosa run di Greg Pak su un Hulk e una Marvel che portano ancora le cicatrici della Civil War e si stanno ancora assestando. La storia, liberamente adattata da Taika Waititi in Thor: Ragnarok, è forse la più nota delle recenti storie dedicate al Golia Verde, che poi sfocerà nel crossover World War Hulk – sarà nel volume #49, dunque tra poche settimane. Ma andiamo con ordine.
Il punto di forza della trama è la sua semplicità, condita da forti momenti emozionali. Non è un esame psicologico del gigante verde, né è un racconto di un romanzo particolare: è la narrazione fantasy da stracci a ricchezze che abbiamo sentito tutti innumerevoli volte, la risalita di un uomo, in questo caso un Hulk, che pareva aver perso tutto e che si innalza invece a eroe assoluto. Un Gladiatore, prima nell’arena del Re Rosso e poi della gente di Sakaar, che rivcalca in effetti il film con Russell Crowe di Ridley Scott.
Pak offre un racconto che sembra una storia fantasy raffinata. Ci crea una narrazione che suona come una storia orale tramandata da generazioni, e che Hulk userà come forza interiore per dare slancio alla sua rinascita, fisica ed emotiva, per farlo tornare quello di prima – ancora più forte e determinato. È quasi come se Pak sapesse di scrivere ciò che è essenzialmente un riempitivo, e in effetti Planet Hulk doveva essere solo un breve riempitivo in attesa che altri mega-eventi sconvolgessero la Marvel. Non cerca mai di ingannare il pubblico facendogli credere che ci venga offerto un nuovo status quo, neppure quando sembra che un colpo di scena potrebbe portarlo ad abbandonare i propositi di vendetta nei confronti degli Illuminati. Eppure, Planet Hulk funziona e risplende nella sua semplicità.
C’è la sensazione che Pak voglia restare su binari sicuri con Hulk. L’autore rimane con il lato familiare del personaggio, piuttosto che tentare una coraggiosa reinvenzione o qualcosa del genere. Anche Banner viene lasciato molto in disparte in questa storia, facendo risaltare solo ed esclusivamente il Golia Verde. Lo vediamo solo in un paio di occasioni, quando tormenta gli incubi di Hulk (molto bello il ribaltamento della situazione: un tempo era Hulk che appariva e distruggeva gli incubi di Banner), e in prossimità della fine, quando ormai capiamo che Hulk è riuscito a reprimere Banner – e da qui, il futuro grande problema per la Terra.
La bellezza dello scenario di Pak è che gli consente di offrire una storia in cui Hulk è inequivocabilmente un eroe, il che è una rarità per un personaggio che, come ammette la storia, è alimentato dall’odio. Certo, la sua rabbia può aiutarlo a sconfiggere il grande imperatore e dittatore di Sakaar, ma a un prezzo elevato. Nonostante le sue proteste contrarie, Hulk è molto più un eroe popolare e sembra quasi in pace con l’idea. Nei suoi incubi, è una realtà volubile, soggetta a cambiamenti. “Quindi pensi di essere uno di noi ora?” chiede beffardamente una versione immaginaria di Iron Man. “Un eroe?” chiarisce Reed Richards, sarcasticamente, torreggiando su Hulk. Nonostante il suo aspetto malconcio e cinico, Hulk è in definitiva un bambino in cerca di approvazione. E forse, come ci spiega Pak, è sempre stato così.
Planet Hulk è una bella storia, ricca di colpi di scena, una trama fatta di polvere, scontri ed emozioni. Le scelte di design artistico sembrano intese solo a incoraggiare l’associazione con Il Gladiatore e altri classici epici romani, il che non è una cosa negativa. Non è la storia di Hulk più originale mai raccontata, ma neppure la più tipica. È un tentativo di filtrare il personaggio attraverso una narrazione fantasy che normalmente non gli si addice, ma che funziona. Non perfettamente, ma abbastanza bene da riuscire a conquistare i lettori, vogliosi di qualcosa di diverso dal solito per il gigante verde.
Ecco la sinossi del volume #42:
Sakaar. Un mondo aspro e spietato, popolato da tribù oppresse, persone scomparse e mostri feroci. Come se non bastasse, è dominato dal tirannico Re Rosso. A sconvolgere il destino di questo misero pianeta ci pensa l’arrivo dell’Incredibile Hulk. Dai meandri dell’arena dei gadiatori alle alte guglie del palazzo imperiale, tutti conosceranno presto lo Sfregio Verde. Il Gigante di Giada segnerà la salvezza del pianeta o la sua distruzione?
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GLI ALTRI VOLUMI DELLA LEGENDARY COLLECTION
- Volumi #1, #2 e #3 – Recensione
- Volumi #4, #5 e #6 – Recensione
- Volumi #7, #8 e #9 – Recensione
- Volume #10 – Miss Marvel: Fuori dalla norma – Recensione
- Volumi #11 e #12 – La saga di Thor di Jason Aaron – Recensione
- Volume #13 – Black Widow: Il nome della rosa – Recensione
- Volume #14 – Young Avengers: Piccoli eroi – Recensione
- Volume #15 – Inumani: Primo contatto – Recensione
- Volume #16 – Black Panther: Il cliente – Recensione
- Volume #17 – House of M – Recensione
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- Volume #19 – Iron Man: La Guerra delle Armature – Recensione
- Volume #20 – Runaways: Orgoglio e Gioia – Recensione
- Volume #21 – L’immortale Iron Fist: La storia dell’ultimo Iron Fist – Recensione
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- Volume #26 – Silver Surfer: La rinascita di Thanos – Recensione
- Volume #27 – Civil War – Recensione
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- Volume #29 – Avengers: Sotto assedio – Recensione
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