Uber, servizio alternativo ai classici taxi che permette di richiedere una corsa tranquillamente tramite l’app del proprio smartphone, è stata nuovamente oggetto di scandalo. Dopo le voci diffuse a marzo riguardante la diffusione dei dati sensibili di migliaia di utenti del servizio, oggi si punta di nuovo il dito contro la società internazionale.
Nella serata di ieri, 13 Ottobre 2015, sono state moltissime le lamentele da parte dei conducenti di autovetture aderenti al servizio, i quali accusavano Uber di aver pubblicato i loro dati sensibili, da quelli relativi alle patenti alle targhe. Ovviamente si tratta di dati importantissimi e non divulgabili al pubblico, in quanto permetterebbero, tra le altre cose, di creare un account utilizzando l’identità di un’altra persona.
In un comunicato successivo, Uber ha però confermato che i dati divulgati per errore si riferirebbero “solamente” a 647 conducenti partecipanti al programma, tutti residenti ed operanti negli Stati Uniti. Inoltre, la società precisa che tutte le informazioni pubblicate accidentalmente sarebbero state rimosse nei successivi 30 minuti.
Il disguido, particolarmente fastidioso e pericoloso, è stato causato da un bug della nuova applicazione Uber Partner, pensata per offrire assistenza agli autisti. Rimane però il malessere generale, in quanto la nota società non è certamente nota per le misure di sicurezza utilizzate, visti anche i casi passati nei primi mesi dell’anno. Inoltre, qualche settimana fa un’altra falla del sistema avrebbe permesso agli hackers di entrare in possesso dell’account Uber di un utente ignaro.
Non sapendo se i dati divulgati sono stati utilizzati da qualche malintenzionato, confidiamo comunque nel miglioramento del servizio Uber per quanto riguarda il lato privacy e sicurezza.
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