Ne abbiamo discusso per tanto tempo, talmente tanto che ormai pare quasi una leggenda metropolitana (visto che non solo di recente è stato chiarito da parte degli sviluppatori il suo funzionamento). Lo skill-based matchmaking, conosciuto principalmente con l’acronimo SBMM, è difatti una delle feature più controverse di Call of Duty. Per chi non sapesse di cosa si tratti, questo è una sorta di “sistema invisibile” simile ad un algoritmo che associa i giocatori online con utenti che, secondo determinati parametri, dovrebbero avere lo stesso livello di capacità.
Per quanto sulla carta tale elemento nasca con lo scopo di equilibrare al meglio gli scontri online, i giocatori hanno quasi da subito lamentato una forte penalizzazione, soprattutto per coloro che non giocano così assiduamente al franchise FPS di Activision. Ebbene, il publisher ha recentemente condotto un esperimento empirico, atto a svelare come il sistema sia, alla fine, apprezzato dagli utenti.
Questo caso sociale ha coinvolto gli acquirenti del Nord America che si sono visti ridurre in segreto l’impatto del SBMM su MW3 del 50%. Dopo un certo lasso di tempo, l’editore ha raccolto dei dati che hanno confermato, a suo dire, l’approvazione del sistema dai giocatori. Oltre il 90% degli utenti i cui match avevano un SBMM ridotto del 50% hanno giocato meno tempo a Call of Duty. Solo i giocatori più capaci non hanno mutato il proprio tempo di gioco, vista la serie positiva di match.
La conclusione, secondo Activision, è che i match senza un buon SBMM avvantaggiano i giocatori più bravi e rendono l’esperienza di gioco più frustrante per chi è ad un livello medio-basso. Qualora aveste voglia di leggere (in inglese) tutto il report condotto dal publisher, qui trovate un esaustivo documento di ben 25 pagine.
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