Se Ubisoft ci ha insegnato qualcosa nel corso degli anni, è che si tratta di una grande casa capace di rivitalizzare praticamente tutti i propri brand, al pari con Nintendo. Far Cry, ad esempio, dopo un inizio scoppiettante e un secondo capitolo estremamente deludente, fu capace di reinventarsi e divenire quello che oggi conosciamo. Stessa cosa per Rayman, che una volta tornato al 2D e a colori sgargianti in ogni dove, ritrovò con Origins il suo antico splendore. Lo stesso splendore che, sempre con il sottotitolo Origins, prova a ritrovare quest’anno Assassin’s Creed, che siamo riusciti a provare alla Milan Games Week 2017 (e di questo ringraziamo i PR Alberto Ziello e Nicole Fadanelli per la “corsia preferenziale anti-coda chilometrica”).
La demo presentata alla MGW di quest’anno, quella per Xbox One X, permetteva di esplorare una piccola cittadina dell’Egitto (forse Faiyoum, ma non ne sono sicurissimo) e portare a termine una missione. In questa missione, della durata di circa 10 minuti, l’obiettivo era recuperare due oggetti: il primo si trovava a bordo di alcune navi nemiche, il secondo invece sott’acqua, ambiente fino ad oggi poco esplorato nel corso del franchise (escludendo il tropicale Black Flag). Tralasciando gli aspetti narrativi, per evitare qualsiasi tipo di spoiler, il primo impatto è stato abbastanza positivo. Le ambientazioni, come ci hanno sempre abituato gli studi dietro alla serie, sono davvero suggestive: le dune di sabbia che si lasciano modificare dolcemente dal vento, con alte palme e piccoli ciuffi d’erba nei pressi delle strade battute, fanno da panorama al piccolo insediamento, un agglomerato di povere abitazioni i cui abitanti, ovviamente vestiti dei più tipici e umili indumenti dell’epoca, sono tenuti sotto scacco dalle legioni di Roma. Da segnalare anche, come già annunciato tempo addietro, la mancanza di una minimappa nell’HUD di gioco, che però può essere visitata nella sua totalità tramite il menù principale.
Nel torrido clima dell’Egitto prendiamo dunque per la prima volta il comando di Bayek, colui che sarà il protagonista di Assassin’s Creed: Origins e che sarà anche colui che un giorno, che forse ci verrà mostrato nel gioco, fonderà la famosa Confraternita. Un Assassino acerbo, rispetto a quelli che abbiamo già visto in passato, e con uno stile che qualcuno potrebbe definire rude. Ma questo è l’origine di tutto, ed è anche giusto che sia così. Torniamo ora alla prova della MGW, e concentriamoci ora sull’aspetto che più ci interessa: il gameplay. Bayek è ora dotato di più armi, anche da utilizzare contemporaneamente. Al tasto RT è affidata la spada, premendo LT invece il protagonista imbraccia il suo fidato arco pronto a scoccare una freccia da lontano. Non è finita qui, perché con lo scudo Bayek è anche in grado di approcciarsi in maniera estremamente differente agli scontri, alternando attacco e difesa che saranno aspetti da tenere fortemente sotto controllo dopo gli stravolgimenti del combat system che gli sviluppatori hanno adoperato.
La libertà d’azione di Bayek è stata infatti ampliata in gran misura, e di conseguenza anche quella dei nemici. L’Assassino deve destreggiarsi tra le varie possibilità a sua disposizione mentre uno o più nemici si preparano a fronteggiarlo e ad attaccarlo, scegliendo al momento giusto quando andare a colpo sicuro e quando invece preferire un atteggiamento più difensivo e strategico. Nell’ambito di quella che può essere definita, almeno da queste prime battute, come una specie di rivoluzione delle basi di Assassin’s Creed, trova anche il suo naturale spazio l’utilizzo di tecniche più silenziose come arco e frecce, o ancora la scelta di adoperare uno stile silenzioso e letale che ci permetta di sgombrare il campo (o le navi, in questo caso) senza allarmare i nemici e farli correre a frotte contro di noi.
Prevedendo di avere difficoltà nel momento in cui ci troveremo di fronte a più nemici contemporaneamente, assume particolare importanza la componente stealth, mai assente nella serie, e lo studio approfondito dello scontro. Come procedere, dunque, in una missione di AC: Origins? La via più logica, quella che ho seguito durante questa piccola prova, è nell’utilizzo della fedele aquila di Bayek. In grado di individuare e segnalare nemici e punti di interesse, l’aquila è certamente uno strumento molto importante da sfruttare (così come lo era il celebre Occhio dell’Aquila), ma come prevedevo ha lasciato qualcosa di amaro in bocca. L’aquila viene qui sfruttata come uno dei droni ricognitori di Ghost Recon: Wildlands, tanto per fare un esempio interno a Ubisoft, e la prospettiva di questa cosa lascia un po’ perplessi. Da questa brevissima prova, arrivano anche le prime indicazioni riguardo l’ambito del GDR, implementato proprio in occasione del rilancio della serie da un sistema di livelli e anche di crafting degli equipaggiamenti. Gli oggetti, che da quello che abbiamo intuito saranno completamente randomici, saranno classificati come rarità sulla base del colore (come Destiny e The Division, per intenderci), e in occasione di un assassinio di un soldato siamo riusciti a recuperare uno scudo. Quale fosse il suo potenziale, e ciò che avremmo potuto farci, non ci è purtroppo chiaro. Ma fortunatamente manca davvero pochissimo al lancio della nuova opera Ubisoft.
Manca davvero ormai poco al lancio di Assassin’s Creed: Origins, gioco che sto seguendo con grande interesse da molti mesi. Sia per l’amore che provo per questa serie, sia per questa evoluzione che Ubisoft ha organizzato, per cercare di ovviare ad una stagnazione creativa che andava avanti da troppo tempo. Dal 27 ottobre, su PS4, Xbox One e PC, Bayek ci mostrerà le origini degli Assassini e una, se vogliamo, oscura epoca dell’Egitto, la dominazione romana. Noi siamo pronti, e soprattutto molto carichi in vista di questo grande ritorno.
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