Nel mare sconfinato dei videogiochi a cadenza annuale, ce n’è uno che, nel bene o nel male, si distingue sempre per carisma e storia (e critiche): Assassin’s Creed. La serie di Ubisoft ha avuto anche quest’anno, nel 2015, la sua puntuale uscita, con quello che è il 6° capitolo principale (dopo il primo, la trilogia di AC 2, le vicende di Connor Kenway, Assassin’s Creed IV: Black Flag e il titolo ambientato durante la Rivoluzione Francese) di un universo sempre più in espansione tra spin off, fumetti, romanzi e addirittura film (Assassin’s Creed, con Michael Fassbender, uscirà nel 2016 e sarà ambientato nello stesso universo dei videogiochi). Con il passare degli anni, però, la serie di Ubisoft si è portata dietro non solo gli immensi profitti, ma anche un crescente malcontento tra i fan e i videogiocatori casuali, che accusano la software house di aver spremuto all’inverosimile una serie potenzialmente perfetta se terminata con Assassin’s Creed III (o con il IV, che originariamente sarebbe dovuto essere ambientato nel presente con Desmond come protagonista unico, che avrebbe chiuso il franchise). I franco-canadesi colsero infatti la palla al balzo, e accorgendosi del potenziale di una serie come questa ampliarono sempre di più i loro piani, proponendo nuove storie, nuovi personaggi e nuove ambientazioni storiche. Il 2015 è la volta della Londra Vittoriana, protagonista indiscussa di Assassin’s Creed: Syndicate.
Partiamo con una semplice premessa, una confessione necessaria prima di continuare: chi scrive questa recensione è un grande fan della serie di Assassin’s Creed, da sempre. Una persona che ha atteso con ansia tutti i titoli della serie, perfino i vari Black Flag e Unity che non sono stati ben accolti dai giocatori in generale. Soffermandoci su Assassin’s Creed: Unity, si tratta di un titolo che ho comunque apprezzato, e che ritengo personalmente sia stato maltrattato oltremodo: alcuni bug grafici (noi non ne abbiamo riscontrati tantissimi, ma può essere un caso), una storia non eccelsa ma comunque neanche scadente come molti ritengono, un motore grafico molto bello, una ricostruzione degli ambienti semplicemente perfetta (una costante nella serie). Con il passare dei titoli, comunque, è innegabile il fatto che Assassin’s Creed inizi a sentire il peso degli anni: Unity ha avuto il grande merito di “rivoluzionare” in parte un tipo di gameplay e di movimenti ormai uguali sin dai tempi delle prime avventure di Ezio Auditore (targate 2009), rivitalizzando una formula che comunque era consolidata e funzionante, ma qualcosa di nuovo è sempre ben accetto. Ed è qui che arriva Assassin’s Creed: Syndicate, annunciato con larghissimo anticipo alla fine del 2014 (quando il gioco ancora si chiamava Victory) e che, devo ammetterlo, per la prima volta dall’uscita del primo Assassin’s Creed non ha suscitato in me attesa per il gioco. E qui parte la nostra analisi: il mio fiuto aveva ragione? Oppure Ubisoft è riuscita a sfornare un capitolo in grado di accontentare finalmente tutti?
LONDRA CHIAMA, GLI ASSASSINI RISPONDONO
L’azione inizia nel 1868 (sarebbe meglio dire che inizia nel 2015, ma di questo discuteremo dopo), dove troviamo i gemelli Jacob ed Evie Frye, i due protagonisti di Assassin’s Creed: Syndicate. Sì, esatto, avete letto bene: per la prima volta un titolo della serie di Ubisoft presenta due protagonisti giocabili, e uno di questi è una donna, una novità assoluta anche in questo senso (se ovviamente non consideriamo Eveline di Assassin’s Creed III: Liberation, lo spin off per PS Vita del titolo con protagonista Connor Kenway). Ognuno dei due personaggi avrà delle abilità specifiche, ma di questo ne parleremo dopo. Siamo dunque a Londra, durante la Rivoluzione Industriale, un momento storico fondamentale per l’uomo e per la civiltà, e un periodo nel quale un’organizzazione (guarda caso, i Templari) guidata dal Gran Maestro Starrick sta approfittando delle persone più povere e umili aumentando i profitti e diminuendo le spese, a fronte di un maltrattamento continui verso i ceti più bassi, con un unico semplicissimo obiettivo: il dominio del mondo. Jacob ed Evie, membri della millenaria Setta degli Assassini, sono intenzionati a liberare Londra dal controllo templare e impedire inoltre che gli stessi Cavalieri entrino in possesso di un (ennesimo) Frutto dell’Eden. Il tutto sotto la supervisione di Vescovo e degli altri Assassini nel presente, anche se la loro presenza risulterà una semplice accozzaglia di informazioni, riferimenti e brevi filmati i quali sembrano non portare da nessuna parte. O forse no?
ASSASSIN’S BUG? NO
Partendo dal mero aspetto grafico, Syndicate si pone esattamente (o anche qualcosa di più) a livello di Unity: il motore grafico utilizzato, Anvil, è lo stesso, e Londra è stata realizzata alla perfezione così come la Parigi di Arno nella Rivoluzione Francese. La grafica, tuttavia, non è mai stata un problema in questo senso, quanto invece lo sono stati i bug. Assassin’s Creed: Unity era affetto, come sicuramente ricorderete dalle critiche piovute in rete e dalle stesse ammissioni di Ubisoft lo scorso anno, da bug grafici e glitch di varia natura in gran quantità: persone che entrano nelle pareti e che si compenetrano al terreno, Arno che non riesce a salire sopra ad alcuni tetti per problemi legati al movimento, file di salvataggio scomparsi improvvisamente, e il clamoroso fallimento della piattaforma Assassin’s Creed: Initiates (ennesima invenzione di Ubisoft dopo le varie companion app degli ultimi anni), che non ha mai funzionato nemmeno al lancio. In Syndicate siamo invece stati piacevolmente sorpresi e finalmente soddisfatti: i bug/glitch riscontrati in ore e ore di sessione si contano sulle dita di una mano, i movimenti di Jacob ed Evie sono fluidi e senza particolari problemi legati a sporgenze e quant’altro, e si ha la sensazione che Ubisoft, dopo il primo lavoro sul nuovo motore grafico utilizzato per Unity, abbia preso confidenza e abbia sistemato tutto quello che non era andato nel capitolo precedente.
GEMELLI DIVERSI
Jacob ed Evie, dicevamo poco fa, rappresentano la grande novità di Assassin’s Creed: Syndicate, non solo per il fatto che si tratta del primo gioco con due protagonisti, ma anche perchè entrambi hanno capacità particolari. Jacob è più prestante fisicamente, e adatto allo scontro ravvicinato, ma questo comporta anche una minore agilità dal punto di vista stealth. Al contrario, Evie è molto più silenziosa, abile nel combattimento dalla distanza e in grado di sorprendere molto spesso i nemici, producendo una quantità di rumore molto inferiore rispetto al fratello. Spesso il gioco, durante la campagna, porrà dei limiti, senza permetterci di scegliere con quale personaggio affrontare la missione, ma per l’esplorazione le attività secondarie si tratta di una feature davvero ottima e tutta da scoprire. Ognuno dei due personaggi, inoltre, vanterà equipaggiamenti personali, sbloccabili anche grazie al sistema di esperienza accumulabile nel corso delle missioni della storia e di quelle secondarie (assolutamente fondamentali se volete avanzare nel gioco), che in Syndicate sono davvero tantissime: oltre alle varie conquiste dei territori di Londra, potrete rubare carri di rifornimenti dei Templari, rapinare treni, sabotare carichi navali, competere in club di pugilato (gradito ritorno dopo Assassin’s Creed III) e addirittura gareggiare con le carrozze contro altri personaggi. Le novità non si fermano naturalmente qui. Puntando molto sullo stealth, Ubisoft ha non solo permesso al giocatore di esplorare più vie per raggiungere un bersaglio (già dalla prima missione Jacob potrà assassinare l’obiettivo in maniera differente, con la possibilità di più vie da percorrere), ma anche quella di utilizzare la banda personale dei gemelli Frye (potenziabile col progredire del gioco) per distrarre i nemici e talvolta saltare intere aree, questo anche con l’utilizzo del rampino, utile per l’esplorazione della città ma che non viene utilizzato come arma. Poco importa, visto che nel corso dell’intera avventura sarà possibile raccogliere una grande quantità di gadget che ci verranno forniti.
RITORNO AGLI ANTICHI FASTI? FORSE
Sia chiaro, Assassin’s Creed: Syndicate non è un gioco perfetto, ma quello che abbiamo visto ci ha fatto molto piacere (specialmente a chi scrive, colui che all’inizio era molto dubbioso su questo titolo). I nuovi movimenti, i due personaggi e la loro caratterizzazione, i gadget, le introduzioni al gameplay, la ricostruzione di Londra, e soprattutto il primo impatto della serie con i veicoli (i treni su tutto), visto il periodo storico sempre più vicino al presente e sicuramente molto diverso da quelli ai quali eravamo abituati. Di contro, abbiamo una storia non sempre interessante, alcuni piccoli glitch (che fortunatamente non rovinano l’esperienza di gioco, si tratta semplicemente di piccolezze grafiche) e i burnout con le carrozze (no, non ci sono piaciuti, soprattutto quando un cavallo si scontra con un’altra carrozza e non si fa un minimo graffio). Un altro aspetto fondamentale riguarda la spinosa questione legata all’Animus e agli Assassini nel 2015: qualcuno ci può dire cosa sta realmente succedendo? Vescovo e gli altri Assassini stanno cercando Frutti dell’Eden insieme al padre di Desmond, ma qual’è lo scopo? Non c’è forse qualcosa di più grande da scoprire? Tranquilli ragazzi, in realtà vi stiamo prendendo in giro: per la prima volta dopo anni, la lotta tra Assassini e Templari nel presente torna protagonista, con il ritorno di personaggi già visti e con alcuni importanti avvenimenti che potrebbero avere ripercussioni pesanti sul futuro della serie. Ovviamente non vogliamo spoilerarvi nulla, anche se ci limitiamo a dirvi che le sequenze nel presente non saranno giocabili ma solo visibili tramite filmati.
In definitiva, Assassin’s Creed: Syndicate è sicuramente un gioco da provare, in quanto riesce a mantenere stabile la già collaudata formula vista in Unity e a migliorare il titolo, proponendo novità e sistemando gli errori che sapranno far contenti sia i fan di lunga data sia i neofiti della serie. Da appassionati della serie, siamo davvero contenti che questo titolo si sia dimostrato superiore ad altri della medesima serie, anche se in molte cose (la storia su tutte) dimostra di non essere ancora quello che vogliamo da un gioco di questo calibro. Ci sentiamo in dovere di chiedere una cosa a Ubisoft: sarebbe davvero tragico “sospendere” Assassin’s Creed anche solo per un anno, per permettere di riorganizzare le idee e proporre chissà un titolo che faccia tornare la serie agli antichi fasti?
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