Se è vero che Atomic Heart è stato una grossa sorpresa lo scorso anno, rappresentando l’opera prima di Mundfish che in maniera intelligente e innovativa riproponeva atmosfere e situazioni che i fan di giochi come BioShock ancora oggi ricordano con amore, è altrettanto vero che il suo primo DLC non presentò di certo una qualità eccelsa.
Sembrava quasi che Mundfish avesse messo tutto nella realizzazione del gioco principale. Encomiabile, ma se vuoi spingere su contenuti aggiuntivi a pagamento, occorre offrire qualcosa di accattivante, amabile, esaltante. Sfortunatamente, Trapped in Limbo non solo conferma questa tendenza al ribasso, ma porta il livello produttivo ancora più in basso rispetto ad Annihilation Instinct, dando la sensazione di un team che ha già dato tutto per la storia principale. Vi raccontiamo le nostre impressioni nella recensione di Trapped in Limbo, il secondo DLC di Atomic Heart.
Versione provata: PS5.
Limbo sbagliato
Così come Annihilation Instinct, anche Trapped in Limbo riparte da uno dei finali alternativi di Atomic Heart. La scelta di Mundfish è lodevole, interessandosi a espandere ciò che è stata la storia di questa splendida distopia russa, anche se qualche scollegamento di troppo manda certamente in confusione i giocatori. Detto questo, il secondo DLC prende il via dal finale più enigmatico, per certi versi.
In Trapped in Limbo, P-3 è prigioniero, appunto, del limbo. Un mondo da sogno per il subconscio in cui P-3 era stato precedentemente inviato durante la campagna principale, mentre il Kollektive controllava il suo corpo. Una premessa davvero ottima: il limbo visto nella campagna di Atomic Heart era un mondo straordinario nella sua follia, inquietante e bizzarro al punto giusto, frutto di una precisa scelta di design che spingeva sull’assurdità. Sfortunatamente, il DLC riprende solo ed esclusivamente le premesse di tutto questo, non riuscendo a spingersi in una forte direzione creativa.
Trapped in Limbo si concentra solo ed esclusivamente su pochissime (brutte) meccaniche di gameplay da ripetere, fino a che non ci si annoia del tutto. E il paradosso è che questo contenuto aggiuntivo dura solo poche ore, ma questo basta per capire quanto ci sia di sbagliato nel DLC. Giungere alla fine di questo percorso è stato piacevole ma solo per il fatto che, finalmente, l’agonia era conclusa. Al di là dei soliti validissimi comparti artistici e tecnici, che riprendono ovviamente dalla campagna principale, siamo di fronte a un sistema più funzionale a un titolo mobile da avviare una volta al giorno all’infinito, più che a un vero contenitore di idee per sistemi più ambiziosi.
La sola idea di spingere su una sorta di componente endless run, con scivoli apparentemente infiniti da percorrere, è una delle idee più strampalate e sbagliate messe in pista da Mundfish. Non appena si entra in quest’ottica, la prima sensazione è quella di smarrimento totale, di un DLC che non aveva alcuna idea da mettere in scena. Assurdità e scarsissima contestualizzazione, se non quella di far parte di un limbo fuori da ogni logica. Ma se questo coincide con il pensiero “facciamo quello che vogliamo”, allora c’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo. E no, non sono neppure divertenti, poiché alcuni problemi legati alla prospettiva funestano il gameplay.
I livelli a scorrimento sono poi accompagnati da altre due sezioni incentrate quasi esclusivamente sul platform, a riprova di quanto Trapped in Limbo si sia assurdamente allontanato dal concept che invece aveva perfettamente funzionato. Siamo più vicini a esso, rispetto ai livelli precedenti, ma le sensazioni sono comunque diverse. Si tratta di sezioni che tentano di coniugare una certa precisione nei movimenti e le arrampicate, anche se colpiti da alcuni problemi non da poco dovuti a un eccesso di precisione richiesto da parte degli sviluppatori. Semplicemente, Atomic Heart non è basato su queste dinamiche, pertanto è abbastanza folle pensare di poter trasformare tutto in pochi istanti.
Tutto qui? Tutto qui, o quasi. Il combattimento è limitato a pochissime sezioni, e se non altro è aiutato da un dolce reskin di proiettili ed esplosioni perfettamente trasportati nello stile artistico del limbo. Questa, se non altro, è la nota più positiva del pacchetto aggiuntivo, quella cioè di aver dato un’impronta artistica nuova ma comunque piacevole. Il gameplay, tuttavia, è protagonista di una fragorosa caduta. Persino il quinto livello, quello finale del DLC, sembra avere alcune idee interessanti sulla carta e invece si riduce nuovamente a un gameplay follemente noioso. Un infinito loop dal quale ogni giocatore spera di uscire al più presto, e che invece, senza alcun bisogno, viene trasformato da Mundfish nella peggiore sequenza dell’intero gioco, principale e non.
Di fronte a questa debacle, la seconda (e stavolta ben più grave) dopo Annihilation Conquest, un dubbio è ora legittimo: conviene davvero a Mundfish proseguire nella strada dei fallimentari DLC di Atomic Heart? Il gioco avrà ancora due espansioni a pagamento dopo Trapped in Limbo, che idealmente arriveranno a metà e fine 2024, a meno di rinvii o altro. A giudicare da questo secondo contenuto, uno dei DLC più deboli degli ultimi anni, forse sarebbe stato meglio convogliare gli sforzi creativi su un possibile Atomic Heart 2, invece che insistere su un modello produttivo antiquato e scarsamente adeguato.
Review Overview
Riassunto
Trapped in Limbo, il secondo DLC di Atomic Heart, è sbagliato. Ma tanto sbagliato. Sbagliato nel modo di voler raccontare qualcosa, sbagliato nel tentativo di trasformare il gioco in qualcos'altro, sbagliato negli intenti e nella forma. Si spera che Mundfish faccia tesoro di queste critiche, ma siamo a due DLC su due fortemente al di sotto delle aspettative. Per quante altre volte li potremo perdonare?
Pro
Visivamente molto belloContro
Tutto il resto- Concept & Trama3
- Gameplay5
- Comparto Artistico7
- Comparto Tecnico8
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