Home Videogiochi Speciali Battlefield come Call of Duty, il sogno di EA. Ma funzionerà davvero?

Battlefield come Call of Duty, il sogno di EA. Ma funzionerà davvero?

Cosa sta combinando EA con Battlefield, in questo momento, lo sa solo EA. La strada che l’azienda ha deciso di intraprendere con il suo franchise, i cui fasti sono ormai molto lontani nel tempo (l’ultimo vero successo è stato Battlefield 1, seguito da tanti guai), è interessante ma anche potenzialmente distruttiva: dietro le quinte, Electronic Arts lavora per costruire un grande franchise condiviso attorno alla serie, qualcosa che aveva già cercato di fare con Battlefield 2042 prima che il gioco fallisse clamorosamente. Ma davvero tutto questo funzionerà?

È bene ricordare che oggi, 15 aprile 2024, data in cui stiamo scrivendo questo speciale, non sappiamo praticamente nulla di certo sul nuovo Battelfield. O meglio sui nuovi Battlefield, perché il franchise è destinato a espandersi, e questa è una delle poche cose certe che conosciamo. EA vuole fare di Battlefield un simbolo che include più esperienze, un po’ come ha fatto brillantemente Activision con quel maledetto Warzone il cui successo ha sostanzialmente modificato l’intero modus operandi dei team al lavoro sulla serie. Il fatto che Electronic Arts voglia rincorrere Call of Duty è ben comprensibile, riaccendendo quella splendida rivalità che in passato proponeva il costante scontro tra i due brand sparatutto. E oggi, ovviamente, solo uno di questi ne è uscito vincitore.

Il piano è sicuramente ambizioso: ripresentarsi sul mercato come il rivale di Call of Duty, ponendo le basi per qualcosa che si espanderà nel tempo. Questo lo possiamo intuire osservando tutte le mosse che l’editore ha fatto nell’ultimo anno, così come i cambiamenti apportati ad alcuni studi e al loro modo di lavorare. Eppure, la perfetta macchina produttiva che EA aveva messo in piedi per riabilitare Battlefield dopo due flop commerciali di fila (BF2042, fortunatamente per l’azienza, si è ripreso col tempo, ma non è stato certo il successo sperato), a giudicare dalle ultime novità, sta già scricchiolando pesantemente.

Battlefield, ripartire da zero (o quasi)

Quasi tre anni fa, EA aveva incaricato Byron Beede di prendere le redini della serie Battlefield in qualità di direttore generale. Un nome non casuale, perché prima di passare in EA Beede aveva trascorso anni in Activision alla guida di Call of Duty e Destiny. In poche parole, è uno dei nomi più importanti nel settore dei live service, e questo serviva ad Electronic Arts. È bene tuttavia ricordare che Battlefield 2042 era già in sviluppo da prima che Beede fosse assunto, dunque è quasi assurdo imputare i suoi enormi problemi all’influenza del neo-direttore. Invece, gran parte delle colpe vanno attribuite a una EA in stato confusionale, schiacciata dal successo di Call of Duty e impotente di fronte alla rivalità con Activision.

Possiamo fare un paragone col mondo del cinema. Ricordate Batman v Superman: Dawn of Justice e quel goffo tentativo dei DC Studios (all’epoca DC Films) di condensare in una pellicola quello che la Marvel aveva fatto in 8 anni di universo condiviso? Ecco, Battlefield 2042 è stato il Batman v Superman di DICE ed Electronic Arts, un prodotto cioè discreto annientato però da esigenze produttive davvero assurde.

E dire che EA aveva cercato di arginare quanto più possibile il problema. Insieme a DICE, hanno infatti collaborato altri studi della compagnia come Ripple Effect, ex DICE LA, che ha creato la modalità Battlefield Portal; anche Criterion Games, autori di Need for Speed e, almeno un tempo, della serie Burnout, aveva collaborato allo sviluppo.

Sì, qualcosa di molto simile a quello che Activision già ha fatto e continua a fare con Call of Duty da tempo, dove anche team come High Moon Studios e Beenox offrono supporto agli studi principali. Eppure, Battlefield 2042 proprio non ha funzionato (all’inizio). E ora, non soddisfatta di questo flop, EA ci sta riprovando, con ancora più risorse. Preoccupazioni? Sì, inutile nasconderlo: il rischio per Battlefield ora è molto alto.

Anche perché oggi, dopo le ultime notizie su Battlefield, un po’ di incertezza sembra ancora regnare sovrana nel gruppo di Electronic Arts. Con DICE ristrutturata e Battlefield 2042 abbandonato, ma tirato avanti appunto dalla caparbietà del team di sviluppo che si è preso in carico tutto il supporto, le chiavi del regno di Battlefield sono state date in mano a Vince Zampella, veterano di Respawn Entertainment (Titanfall, Apex Legends) e soprattutto Call of Duty – sì, ancora lui. L’obiettivo era quello di salvare tutto ciò che era realisticamente possibile da quello che allora era il progetto di espansione di BF2042, abbandonato subito dopo il deludente lancio.

Cambi continui… davvero può funzionare?

Tutto è così cambiato e si è evoluto rapidamente: Marcus Lehto, co-creatore di Halo, è stato assunto per creare uno studio completamente nuovo, Ridgeline Games, che si sarebbe occupato dell’ambito narrativo del franchise – forse un nuovo gioco single player incentrato sulla storia, elemento totalmente assente in BF2042; Criterion, di nuovo, è stata spostata su Battlefield per dare supporto ai prossimi giochi della serie, facendo intuire quanto poco freghi di Need for Speed in questo momento ad EA; DICE, ovviamente, manteneva le redini dell’esperienza principale, utilizzando probabilmente il rilancio di Battlefield 2042 con nuove meccaniche di gameplay per testare ciò che funziona e ciò che invece andrà scartato in vista del prossimo gioco – pardon, dei prossimi giochi.

Tutto magnifico, pare. Ecco appunto, pare, perché la macchina sembra essersi già rotta. È notizia di poche settimane fa che Electronic Arts ha non solo licenziato Marcus Lehto e chiuso Ridgeline Games, cancellando ovviamente il gioco in sviluppo, ma ha dovuto salutare pure Craig Morrison, altro creative director che a marzo ha fatto le valige e ha salutato l’azienda senza troppi convenevoli – esattamente come Lehto, che non ha particolarmente apprezzato questa esperienza con EA.

Ma quindi, cosa sta succedendo di preciso? Qualcuno potrebbe ipotizzare che l’azienda americana abbia nuovamente riconsiderato i suoi piani per il futuro di Battlefield, forse abbandonando l’idea di costruire più esperienze tra cui giochi single player e, forse, battle royale free to play sulla scia di Warzone e Fortnite, eppure questo collima con le notizie di pochi giorni fa. Motive Studios, autori dello splendido remake di Dead Space, sono stati infatti assegnati al franchise sparatutto, in particolare all’ambito narrativo della prossima iterazione di Battlefield. E questo cosa significa? Arriverà un gioco standalone? Sarà solo una modalità? Zero indizi, zero di tutto: tutto è avvolto nel mistero, forse anche per la stessa EA.

battlefield v

Difficile quindi capire cosa passi esattamente per la testa dei dirigenti di Electronic Arts in questo momento, ma una cosa è certa: se il prossimo Battlefield fallisce, per l’azienda saranno i proverbiali uccelli per diabetici. Perché se lato Activision l’azienda può contare su un capitolo premium che ogni anno vende quanto il pane (sono a dir poco pazzeschi i numeri di Vanguard del 2021, da molti considerato il peggior capitolo della storia della serie) e un battle royale, Warzone, che garantisce entrate e coinvolgimento costanti, tutto questo con Battlefield non esiste. Non è mai esistito, soprattutto nei tempi moderni. EA ha perso anni fa la sua battaglia più grande, quella cioè di restare ancorata al treno di Call of Duty. E cercare di rincorrerlo, oggi, potrebbe essere il proverbiale passo più lungo della gamba.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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