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Call of Duty | Tutta i giochi della serie, in poche parole

Oltre vent’anni di attività, centinaia di milioni di copie vendute, un successo continuo ogni anno che passa superando difficoltà, incertezze ma soprattutto una fanbase sempre esigente: Call of Duty è uno dei brand più popolari nella storia dell’intrattenimento.

Nato da Infinity Ward e pubblicato da Activision, la serie di Call of Duty è stata capace di attraversare le ere videoludiche senza perdere di vista la propria formula vincente ma comunque cercando di reinventarsi con più o meno regolarità, restando al passo coi tempi e adattandosi ai contesti moderni dei videogiochi. Sono passati tanti anni da quando COD era il sinonimo di seconda guerra mondiale, e da quel momento ne abbiamo viste di tutti i colori.

Oggi, in un tuffo nella nostalgia in piena regola, ripercorriamo brevemente tutta la storia di Call of Duty, dagli albori ai giorni nostri.

Non citeremo però tre giochi in particolare, vale a dire lo spin-off di World at War: Final Fronts, che  era una semplice riedizione del gioco per le console old gen; COD Modern Warfare Remastered, riedizione di COD 4; e Modern Warfare 2 Campaign Remastered del 2020.

Call of Duty (2003)

È il 2003, gli sparatutto stanno diventando sempre più una moda grazie all’incredibile Halo di Bungie, e altre software house e publisher stanno cercando di cavalcare l’onda del genere. Activision e Infinity Ward se ne escono quindi con un’IP tutta nuova, Call of Duty, destinata a fare storia. Ambientato nella seconda guerra mondiale, il gioco permetteva agli utenti di rivivere alcuni celebri campi di battaglia europei impersonando tre soldati di nazionalità differenti: il sergente britannico Jack Evans, il soldato russo Alexei Ivanovich Voronin, e il paracadutista americano Joe Martin, quest’ultimo impegnato in una missione per salvare in Austria un ufficiale di nome John Price. Sì, quel Price, anche se non lo stesso di Modern Warfare.

Il gioco, pubblicato esclusivamente su PC, includeva oltre alla campagna single player anche un comparto multigiocatore con alcune modalità che oggi consideriamo ormai classiche, come Deathmatch a squadre, Tutti contro tutti, Cerca e Distruggi, Quartier Generale, Recupero. Il gioco disponeva di una buona varietà di mappe, ma Infinity Ward mise a disposizione anche un editor per creazioni personalizzate dalla community.

Call of Duty: L’ora degli eroi (2004)

L’ora degli eroi è uno spin-off abbastanza dimenticato della serie, ma va ricordato anche solo per il fatto di essere stato il primo capitolo della serie su console.

Sebbene sia basato sull’originale Call of Duty dell’anno precedente per Microsoft Windows, ha una trama diversa e funge da storia secondaria del gioco principale. Presenta sei storie e battaglie intrecciate basate su eventi reali dal punto di vista dei soldati di ogni parte della campagna alleata (USA, Gran Bretagna e sovietica).

Call of Duty 2 (2005)

Due anni dopo, Infinity Ward rilancia con Call of Duty 2, proseguendo nel racconto di formazione di una saga che progressivamente si stava facendo sempre più conoscere dal pubblico. Ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, il gioco permette ai giocatori di vivere le battaglie cruciali dal punto di vista di soldati alleati provenienti da diverse nazioni, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica. La trama si sviluppa attraverso varie missioni, dalla difesa di Stalingrado alla famosa invasione della Normandia.

Il titolo elevava non solo l’intensità di Call of Duty, ma anche l’immersività dei giocatori in questo mondo. IW sviluppò una nuova IA chiamata “Battle Chatter System”, che consiste in più di 20.000 sequenze di dialogo che venivano attivate in continuazione durante il gioco, facendo sentire ogni utente parte del conflitto. Indubbiamente, Call of Duty 2 è uno dei titoli che ha definito il genere degli sparatutto in prima persona durante gli anni successivi.

Call of Duty 2: Big Red One (2005)

Big Red One presentava una storia parallela a quella di COD 2, replicandone le atmosfere. Ma il suo vero significato, a dire il vero, fu quello di portare Call of Duty per la prima volta anche su GameCube e PlayStation 2.

Big Red One si differenzia dagli altri giochi della serie Call of Duty in quanto si concentra su una singola formazione alleata nella seconda guerra mondiale: la 1a divisione di fanteria dell’esercito americano , soprannominata Big Red One per via della toppa dell’unità che raffigura un grande numero uno rosso. Era presente anche il multiplayer tradizionale, oltre alla campagna, ma non viene ricordato con grandi onori.

Call of Duty 3 (2006)

Dopo un po’ di tempo passato a supportare Infinity Ward, fu Treyarch nel 2006 a passare al timone della serie con Call of Duty 3, ambientato ancora una volta durante la Seconda Guerra Mondiale e dedicato a eventi storici cruciali come lo sbarco in Normandia e la battaglia per la città di Brest.

Il gioco offriva una campagna singola che coinvolge diverse nazioni, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Polonia. Oltre alla narrazione come sempre intensa, Call of Duty 3 introdusse nuove meccaniche, come il combattimento corpo a corpo, la possibilità di guidare veicoli e una maggiore interazione con l’ambiente. Anche la componente multigiocatore è stata migliorata, offrendo modalità innovative per l’epoca.

Call of Duty: Roads to Victory (2007)

Roads to Victory venne sviluppato da Amaze Entertainment e pubblicato da Activision su PSP nel 2007. Il gioco è ambientato nella fine della seconda guerra mondiale e si divide nelle missioni di statunitensi, canadesi e inglesi per combattere i tedeschi.

Sebbene presentasse un comparto grafico incredibilmente buono per PSP e tanti contenuti (era anche presene una modalità Ad Hoc multiplayer per giocare fino a 6 giocatori in 9 mappe), non rappresentò di certo una grande esperienza, poiché soprattutto per colpa di PSP la giocabilità non poteva certo rivaleggiare con le versioni PS e home console della serie.

Call of Duty 4: Modern Warfare (2007)

Possiamo dire che la vera storia di COD inizi da qui, da quel Modern Warfare che ha sancito il franchise come un fenomeno di massa a tutti gli effetti, portando il setting storico ai giorni nostri e consentendo così ai giocatori, specie ai patriottici americani, di sentirsi sempre più dentro il videogioco.

Call of Duty 4: Modern Warfare era uno sparatutto superlativo, che per la prima volta spingeva e trasformava la campagna in un vero e proprio blockbuster hollywoodiano proponendo qualcosa di inedito sul mercato, condito da un comparto multiplayer praticamente inattaccabile e perfetto per i suoi scopi. I momenti passati su Modern Warfare sono ancora oggi impressi nella mente di tutti coloro che hanno vissuto la grande esplosione della serie.

Call of Duty: World at War (2008)

L’ultimo videogioco della serie sulla seconda guerra mondiale per molto tempo, ma non è certo per demeriti. Se possibile, World at War ebbe una sola sfortuna, quella cioè di uscire dopo quel Modern Warfare che aveva fatto capire alla massa di preferire shooter moderni, con Call of Duty che qui avrebbe trovato il suo terreno di caccia preferito.

Treyarch seppe comunque confezionare un titolo magnifico. Non solo la campagna single player e il PvP mantenevano una qualità elevatissima e si differenziavano quanto basta dalle tinte di Modern Warfare, ma ci fu anche un’inaspettata novità. Da alcuni membri del team, in maniera imprevedibile, arrivò una piccola modalità bonus come premio per la conclusione della campagna, ambientata in un vecchio edificio abbandonato e preso d’assalto da orde di non morti. Si chiamava Nazi Zombies, e da quel momento diventò uno dei più riconoscibili marchi di fabbrica dello studio di Santa Monica.

Call of Duty: Modern Warfare 2 (2009)

Considerato da molti il miglior videogioco della storia del franchise, Modern Warfare 2 era un trionfo, un videogioco indimenticabile.

La modalità storia riportava in scena il capitano Price e la sua squadra, questa volta intenzionati a fermare i piani di Makarov, ma era il comparto multiplayer il vero gioiello. Le mappe sono ancora oggi iconiche, da Favela a Rust passando per Terminal, Afghan, Skidrow e Quarry, così come le Killstreak e, soprattutto, la famigerata Bomba Nucleare assegnata dopo 25 uccisioni senza morire. Infinity Ward inserì talmente tanti elementi divenuti iconici in MW2 da essere considerati ancora oggi imprescindibili in un gioco della serie COD.

Call of Duty: Modern Warfare – Force Recon (2009)

Call of Duty: Modern Warfare – Force Recon è un videogioco per telefoni cellulari sviluppato da Glu Mobile e Activision nel 2009, sulla scia del capitolo principale – la storia si svolge alcuni anni dopo la fine di quella di Modern Warfare.

Dimenticabile? Assolutamente sì. Si trattava semplicemente di uno spin-off in Java che serviva a ricordare a tutti che Call of Duty, a questo punto, era ovunque.

Call of Duty: World at War – Zombies (2009)

Non ci dilungheremo molto nel ricordare questo titolo. World at War – Zombies era un gioco mobile per iOS che si occupava di mettere alla portata di tutti la modalità survival con le mappe Nacht der Untoten, Verrückt, Shi No Numa e Der Riese.

L’obiettivo del gioco, come sempre, era quello di sopravvivere a ogni round di zombi invasori, dopodiché inizia un round più difficile.

Call of Duty: Black Ops (2010)

Siamo nel momento d’oro di Call of Duty, e Black Ops fu un altro grande, immenso centro per la serie che in quegli anni stava davvero vivendo il suo primo momento di massimo splendore, prima di una fase di contrazione dovuta a scelte un po’ controverse.

Partito come spin-off di World at War, il gioco di Treyarch si lancia in un contesto inedito al franchise, la Guerra Fredda, proponendo tre modalità perfette: una storia fatta di tensione, colpi di scena e adrenalina; un multiplayer praticamente inattaccabile, che ebbe tra i meriti quello di far esordire la storica mappa Nuketown; una modalità Zombies passata alla storia, con ambientazioni iconiche da Kino der Toten a Moon. Un videogioco praticamente perfetto.

Call of Duty: Modern Warfare 3 (2011)

L’epopea moderna di Infinity Ward si compì qui, con Modern Warfare 3. Un titolo dalle ambizioni (e vendite) enormi, che mirava a sconvolgere il pubblico con una delle trame più esplosivamente hollywoodiane nella storia del franchise: Makarov ha fatto scoppiare la terza guerra mondiale, e ora Price e la sua squadra devono trovare un modo di fermarlo prima che il conflitto assuma contorni irreparabili.

La trama ruotacosì  attorno alla lotta globale contro una guerra su vasta scala, con il conflitto principale tra Stati Uniti e la Federazione russa. I giocatori seguono diverse prospettive, tra cui quelle di soldati americani ed europei, mentre si affrontano battaglie intense in location come New York, Londra e Praga, con scenari a dir poco suggestivi. MW3 non introdusse sostanzialmente nulla di nuovo nella serie, e anzi si adagiava molto tranquillamente sulle basi fissate da MW2 due anni prima, se non portando una nuova modalità survival e proseguendo nelle interessanti Spec Ops. Un titolo che non faceva dell’innovazione il suo punto di forza, ma che venne amato da molti.

Call of Duty: Black Ops – Zombies (2011)

Nel 2011, Ideaworks Game Studio pubblica Black Ops – Zombies. Che, esattamente come il gioco di due anni prima, era uno spin-off per smartphone e tablet dedicato esclusivamente alla modalità survival.

A differenza di WaW Zombies, però, questo gioco includeva solamente due mappe (Kino der Toten e Ascension) e la modalità Dead Ops Arcade. Non sappiamo per quale motivo non siano state pubblicate anche le altre mappe della modalità apparse su Black Ops, ma è probabile che il gioco non abbia avuto un grande successo – e dopo di esso, in effetti, non saranno più realizzati giochi mobile di questo tipo.

Call of Duty: Black Ops 2 (2012)

Dopo essere rimasta ancorata al passato, Treyarch si lancia nel futuro: Black Ops 2 mostra la guerra più tecnologicamente avanzata mai vista fino a quel momento nella serie, senza però esagerare. Se da una parte abbiamo droni e altri equipaggiamenti ultra-moderni, il gioco manteneva le sue salde convinzioni e dinamiche, riallacciandosi al suo predecessore di due anni prima.

Oltre a una campagna single player indimenticabile, tornava anche la modalità Zombies, con un crescendo indimenticabile: da TranZit a Origins, l’esperienza fu clamorosa. Il multigiocatore è poi stata una delle modalità più giocate nella storia dell’intera serie, facendo intuire quanto Treyarch avesse centrato il bersaglio pur distanziandosi quanto basta dagli altri capitoli per cercare una sua identità. Ricordato ancora oggi da molti, è considerato tra i migliori giochi dell’intera serie, e l’ultimo prima che COD entrasse in una fase di preoccupante stanca.

Call of Duty: Black Ops Declassified (2012)

Un titolo semplicemente osceno, per una console, PS Vita, che non è mai stata sfruttata a dovere se non da pochissimi.

Collocato tra gli eventi del primo e secondo capitolo, Black Ops Declassified è un gioco brutto: la campagna è organizzata con una serie di operazioni di brevissima durata, sfide a tempo e sopravvivenze fornite della peggior intelligenza artificiale mai vista, e presenta poi un comparto multiplayer fatto di riciclaggi, ritagli e imbarazzi generali. Zombi assenti, poi. Un gran peccato.

Call of Duty: Ghosts (2013)

Forse il tempo ha offuscato in parte i ricordi dei giocatori che oggi lo elevano come un gioco ingiustamente bistrattato, ma Call of Duty: Ghosts aveva tanti, tanti problemi, dai cani immortali alle mappe troppo grandi.

Ambientato in un futuro prossimo dove le tecnologie militari stanno diventando sempre più avanzate, Ghosts doveva essere il primo capitolo di un nuovo franchise di Infinity Ward, doveva raccogliere l’eredità di Modern Warfare, doveva lanciarsi ulteriormente nel futuro, e invece fu un flop di critica e pubblico clamoroso – sì, le copie vendute sono state tantissime come sempre, ma il responso della community fu pessimo. Col tempo è stato parzialmente rivalutato, ma non abbastanza da convincere Activision a riportarlo in scena. Un peccato soprattutto per la modalità Estinzione, la vera chicca di questo titolo.

Call of Duty: Advanced Warfare (2014)

Il videogioco più rivoluzionario della serie, ma non certo quello più apprezzato, e anzi sono in molti a ritenere questo come il titolo che ha dato il via all’epoca più controversa nella storia del franchise.

Call of Duty: Advanced Warfare, opera prima di Sledgehammer Games, è un titolo strano, con tanti difetti ma un innegabile pregio, quello cioè di aver cercato un rilancio e un cambiamento che da troppo tempo mancavano su COD. Gli esoscheletri, per la prima volta, consentivano movimenti tutti nuovi, e il multigiocatore di conseguenza cambiava radicalmente nel design e nel modo di interpretare le partite. Nel gioco era anche presente la modalità Exo Zombies, abbastanza dimenticabile.

Call of Duty: Black Ops 3 (2015)

Dopo tre anni, Treyarch torna al timone della serie, ed è un successo tale che per molti utenti, ancora oggi, questo titolo rappresenta uno dei picchi più alti mai toccati dal franchise Activision.

Black Ops 3 riproponeva gli esoscheletri mitigandone però gli effetti, con un multiplayer che bilanciava l’esperienza classica di COD con la deriva futuristica del franchise di quegli anni. La campagna cercava ancora una volta di stupire, anche per la possibilità di essere giocata in coop, ma fu soprattutto Zombies a regalare emozioni: da Shadows of Evil a Der Eisendrache, le esperienze a base di non-morti profumavano di capolavori.

Call of Duty: Infinite Warfare (2016)

Il secondo, enorme passo falso di Infinity Ward. Call of Duty: Infinite Warfare era un gioco odiato da quasi tutti, un COD che neanche sembrava un COD, una deriva ultra-futuristica che spingeva il brand in contesti fuori di testa, tra battaglie spaziali e scampagnate su altri pianeti. Infinite Warfare aveva comunque i suoi lati positivi, con un multiplayer frenetico che, paradossalmente, si adatterebbe molto bene al contesto odierno della serie.

Ripensando a Infinite Warfare verrebbe quasi da dire che il gioco, pur con tutti i suoi difetti che si portava dietro e che erano figli di quella deriva imposta da Activision in quell’epoca, arrivò troppo presto. Se fosse stato proposto al giorno d’oggi, forse, avrebbe avuto ben altro riscontro. O forse, più banalmente, Activision poteva pensare di realizzarne una serie a parte, lontana dal brand di COD nel nome ma con le giuste somiglianze.

Call of Duty: WWII (2017)

Tre anni dopo la deriva futuristica di Call of Duty che sembrava aver messo tutti d’accordo sul fatto che qualcosa di sbagliato c’era, Sledgehammer Games decide di dare ascolto ai desideri dei fan storici. Così, dopo ben 9 anni da World at War, un nuovo capitolo della serie torna nella seconda guerra mondiale.

Call of Duty: WWII è ancora oggi ricordato con affetto dai fan, sebbene non abbia inventato nulla di nuovo. L’idea del team di sviluppo era appunto quella di ridare varietà alla saga, che veniva da tre capitoli consecutivi a base di esoscheletri, e così con WWII si tornava a un gameplay boots on the ground, una campagna single player che mirava a raccontare alcuni momenti del grande conflitto storico, e il solito, immancabile multiplayer. Sorpresa sorpresa, anche la modalità Nazi Zombies aveva alcune idee interessanti, specie a livello di atmosfera, anche se dalla qualità troppo altalenante.

Call of Duty: Black Ops 4 (2018)

Capitolo estremamente controverso, Black Ops 4 è stato un grande videogioco per alcuni, e un titolo da dimenticare per altri. Privo di una campagna single player, Black Ops 4 basava la sua intera esistenza sul multiplayer e su una ricca modalità Zombies tra Storia Etere e Caos, oltre che sulla sua grande novità, la battle royale Blackout.

Per la prima volta, COD si apriva al genere, proponendo una mappa ispirata ad alcuni grandi classici della serie Black Ops. Purtroppo però il gioco ebbe una vita molto difficile: le decisioni di Activision costrinsero Treyarch a chiudere in fretta e furia il supporto, per dedicarsi al successivo gioco del franchise. E così, a conti fatti, anche i giocatori arrivarono a dimenticarsi presto di Black Ops 4, relegandolo a un titolo che solo pochi appassionati hanno saputo valorizzare.

Call of Duty: Mobile (2019)

Un videogioco praticamente perfetto. Activision e Tencent sfornarono nel 2019 Call of Duty Mobile, che proponeva di replicare l’esperienza console e PC su smartphone e tablet.

Operazione più che riuscita: COD Mobile è ancora oggi un gioiellino, nato come compendio delle mappe e delle armi più iconiche di tutti i capitoli della serie. Un videogioco semplice ma perfettamente efficace e molto divertente, anche più di altri capitoli venduti a prezzo pieno negli ultimi anni.

Call of Duty: Modern Warfare (2019)

Infinity Ward lancia nel 2019 Call of Duty: Modern Warfare. Non un remake dello storico COD 4, bensì una ripartenza, qualcosa di nuovo che sfruttava il nome dell’illustre progenitore per lanciare la saga di Activision verso una nuova direzione più tattica e realistica in varie sue componenti. Il gioco introduceva così una nuova narrativa più realistica e matura, trattando temi come il conflitto globale, le guerre moderne ma soprattutto le implicazioni morali delle operazioni militari, tra dilemmi etici e la vita delle persone.

Il gameplay conserva le caratteristiche iconiche della serie, ma con un approccio più tattico e realistico, inclusi scenari più dettagliati, un’IA avanzata, un sistema di movimento più complesso e armi molto più approfondite. La modalità multigiocatore rispecchiava in tutto e per tutto questo profondo cambiamento, con il level design che cambiava volto di fronte a un’esperienza che diventava molto più hardcore rispetto al passato. Sarà poi il trampolino di lancio per Warzone e per i successivi giochi, il cui impianto strutturale non si discosterà poi molto da Modern Warfare anche in fatto di eventi, novità e battle pass che qui esordì per la prima volta.

Call of Duty: Warzone (2020)

Dopo l’esperimento di Blackout su Black Ops 4, Activision sgancia in piena pandemia Call of Duty: Warzone, battle royale free to play che integrava armi e ambienti del reboot di Modern Warfare lanciando i giocatori nella gigantesca location di Verdansk.

Warzone si è evoluto nel tempo, accogliendo nuove mappe e modalità come la variante Malloppo, l’isola di Rebirth Island, la bellissima Fortune’s Keep e Caldera, prima di chiudere i battenti nel 2023 dopo una lunga agonia a seguito del lancio di Warzone 2.

Call of Duty: Black Ops Cold War (2020)

Appena due anni dopo Black Ops 4, Treyarch torna in pista con un nuovo gioco della serie, Black Ops Cold War, e ovviamente torna al passato. Il contesto è quello della Guerra Fredda tanto cara ai fan del franchise, ma non tutto va per il verso giusto: anche a causa del poco tempo a disposizione per lo sviluppo, Cold War propone un multiplayer ricco di sbilanciamenti e poco rifinito, imparagonabile soprattutto a quello di Modern Warfare. La modalità Zombies torna, ma anche in questo caso i fasti di un tempo sono ben lontani.

Se non altro, la trama e alcuni elementi di Cold War sono stati apprezzati dai giocatori, tanto da spingere poi Treyarch a costruire il suo successivo gioco su queste basi. BOCW registrò un successo esplosivo in termini di vendite, anche e soprattutto grazie alla pandemia, ma la risposta non fu altrettanto eccezionale.

Call of Duty: Vanguard (2021)

Probabilmente il punto più basso mai raggiunto dal franchise, e non è una nostra supposizione: Vanguard è il videogioco che ha fatto dire ad Activision basta con la Seconda Guerra Mondiale, un paradosso se si pensa che fino a pochi anni prima la community chiedeva a gran voce un ritorno di questo scenario storico.

Tutto, in Vanguard, è sbagliato: la campagna sembra essere quella di un cinecomic, e il multigiocatore è confusionario. Tra gli aspetti più criticati da parte della community c’è stato anche quello della falsa ricerca di realismo storico sbandierata da Sledgehammer, che poi arriverà nel corso del supporto post lancio addirittura a inserire armi laser. Una parte dei giocatori sperava poi di godere della modalità Zombies sviluppata da Treyarch, che però si rivelerà essere un insulto all’intelligenza umana.

Call of Duty: Modern Warfare 2 (2022)

Sequel del reboot, il gioco riprende la trama e i personaggi principali della serie, tra cui il leggendario capitano Price, Soap MacTavish e Ghost, in una nuova campagna che esplora la lotta contro il terrorismo internazionale e le forze speciali.

Modern Warfare 2 limava alcune imperfezioni del precedente capitolo, anche se non tutti furono entusiasti della piega presa dalla serie. Per quanto paradossale, sembrava quasi che Call of Duty si stesse trasformando in un fenomeno di massa adatto però solo a pochissimi eletti, coloro cioè che potevano dedicare ore e ore ogni giorno a migliorare le proprie abilità. MW2 viene anche ricordato per alcuni incidenti imbarazzanti commessi da Activision, come le mappe che replicavano location reali senza permesso o la presenza di marchi che non volevano essere associati alla serie.

Call of Duty: Warzone 2 (2022)

Nel 2022, in occasione del lancio di MW2, Activision e Infinity Ward pensarono bene di rilanciare totalmente anche Warzone con un secondo capitolo, che avrebbe incluso non solo una mappa completamente inedita, Al Mazrah, ma anche alcune nuove dinamiche di gioco, alcune delle quali recuperate da Blackout. L’operazione, a dire il vero, non ebbe un riscontro eccezionale.

Il gioco, che poi nel tempo è stato ribattezzato da Warzone 2 semplicemente come Warzone andando a sostituire il precedente capitolo, è stato infatti aspramente criticato dai fan, poco inclini ad accogliere meccaniche così differenti rispetto a quello che avevano giocato negli ultimi anni. In più, la mancata condivisione di skin e cosmetici dell’originale Warzone fu motivo di grandi dibattiti. Activision correggerà poi il tiro nei mesi successivi, ma l’impressione è che anche l’azienda si sia pentita in fondo di questa decisione.

Call of Duty: Modern Warfare 3 (2023)

Operazione molto strana, quella di Modern Warfare 3 nel 2023. La serie arrivava dall’ennesima fase di stanca, e le voci di corridoio parlavano di una clamorosa novità: nessun nuovo titolo, sostituito da un’espansione di MW2. I rumor non ci andarono poi tanto lontani, perché è vero che un gioco venne lanciato, ma che questo aveva tutta l’aria di un contenitore della differenziata dove tutto il riciclabile era stato riciclato.

In Modern Warfare 3 viene dato maggiore spazio alla storia di Price e Makarov, che diventa così il focus di una campagna single player tra le più terribili dell’intera serie. Per il PvP, invece, Sledgehammer Games si limitò al lancio a rimasterizzare tutte le mappe dell’originale MW2, mentre la modalità Zombies, una sorpresa per questo franchise, riadattava l’intera mappa di Warzone. Il gioco presentava alcune scelte interessanti come il Carry Forward, che consentiva la condivisione totale con i contenuti di MW2 2022, ma la sensazione di un prodotto realizzato solo ed esclusivamente per tappare il buco del 2023 era fortissima.

Call of Duty: Warzone Mobile (2024)

Dopo uno sviluppo durato anni, Activision porta Warzone Mobile anche su smartphone e tablet con Verdansk, Rebirth Island e varie altre chicche. In più, la cross-progressione con i giochi attivi del franchise, per creare un unico e grande ecosistema di Call of Duty.

Sfortunatamente, però, il gioco non ha saputo entrare nel cuore dei fan, e la stessa azienda si è detta scontenta della gestione e del mancato successo di Warzone Mobile. A settembre, dopo appena sei mesi dall’uscita del gioco, parte del team è stata licenziata, e WZM sembra anche scomparso dalle newsletter di Activision. Probabilmente, il gioco non vale la candela – che in questo caso significa spendere tempo ed energie nel supporto.

Call of Duty: Black Ops 6 (2024)

Il più recente, rispetto a quando stiamo scrivendo questo listone. Black Ops 6 è stato il primo videogioco della serie a godere di uno sviluppo di ben 4 anni, dati a Treyarch forse anche come risarcimento per il tour de force che sono stati BO4 e Cold War. Il gioco si sposta negli anni ’90 con una nuova e intensa storia dalle tinte thriller, immergendo nuovamente i giocatori in atmosfere riconoscibili.

Insieme al multiplayer e Zombi, leggermente evolutosi da Cold War, c’è poi la grande novità legata alle meccaniche di gioco: insieme ad alcuni gustosi ritorni al passato come il sistema di Prestigio, Treyarch ha sviluppato il sistema di movimento chiamato Omnimovement, che consente di compiere ogni tipo di movimento in tutte le direzioni. Una meccanica che rappresenta una rottura col passato, e che probabilmente caratterizzerà il futuro prossimo di COD.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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