Con i giochi indie non si sa mai cosa ci aspetta. A volte le idee dei loro sviluppatori vanno fuori bersaglio, altre volte si rivelano un successo. Fortunatamente, Devolver Digital è sempre pronta a dare la possibilità di sperimentare agli sviluppatori, e questa volta si è fatta mecenate dell’eccentrico developer tedesco René Rother, che ha avuto quindi l’occasione di raggiungere un pubblico vasto e di condividere il suo lavoro con i giocatori. Andiamo a scoprire nella nostra recensione in cosa consiste la sua nuova opera, Children of the Sun.
La Ragazza e il suo fucile
Iniziamo da un presupposto: la storia di Children of the Sun è presentata con mezzi espressivi molto minimalisti, principalmente attraverso delle illustrazioni mute in movimento montate in modo lisergico, da vero trip acido. Attraverso le cut scenes, che hanno uno stile visivo da fumetto per adulti, seguiamo le vicende di una famiglia che è stata coinvolta in una setta chiamata Children of the Sun, ma nel corso degli anni le cose sono andate decisamente storte. Dopo un periodo di evidenti sofferenze per mano del culto e del suo leader, la protagonista, nota solo come La Ragazza, scopre che il padre ha posto fine alla sua vita con un fucile. Questo evento la manda su tutte le furie e decide così di imbracciare lo stesso fucile e intraprendere un viaggio sotto il segno della vendetta contro la setta.
Sebbene i brevi filmati presenti nel gioco forniscano alcuni piccoli spunti per la narrazione, essi risultano in gran parte scollegati dai livelli. Il titolo è suddiviso in scenari autonomi con diverse ambientazioni, da un accampamento nella foresta a un avamposto in stile militare, da un motel a un condominio, da uno scalo ferroviario a un cimitero. Ciò che accade nelle scene d’intermezzo non si colloca realmente nei luoghi in cui si svolge il gioco, ma in visioni e in ricordi della Ragazza, e dobbiamo dire che questo tipo di narrazione enigmatica è perfettamente in linea con la natura da puzzle game di Children of the Sun.
Puzzl’em up!
Difatti, a tutti gli effetti, l’opera di esordio di René Rother non è uno sparatutto, ma un puzzle game atipico con occasionali fasi bonus che funzionano secondo princìpi leggermente diversi. In Children of the Sun non ci troveremo a sparare decine di migliaia di proiettili da armi da fuoco, né combatteremo attivamente i nostri nemici. Questi, quando ci affrontano, una volta colpiti dalle nostre cartucce cadono a terra ignari del pericolo. A volte li vediamo scappare dopo aver visto schizzare via la testa di un compagno, ma questo non li aiuta minimamente, perché in pochi centesimi di secondo capiteranno anche loro sul percorso del nostro proiettile e daranno addio alla vita.
Eh già, perché in Children of the Sun il nostro ruolo non è solo quello della Ragazza, ma anche quello della cartuccia che lei spara. In ogni missione abbiamo a disposizione una sola munizione, che dobbiamo usare per eliminare tutti i nemici presenti sulla mappa in una sola volta, facendo rimbalzare il proiettile di cultista in cultista, deviando anche la sua traiettoria con le nostre abilità.
Inizialmente, il sistema di gioco risulterà abbastanza complesso, con i primi livelli che fungono come una sorta di tutorial. Tutto ciò che dobbiamo fare è spostarci lungo un percorso a binari dal quale non possiamo uscire, segnare le nostre vittime con il nostro mirino telescopico e poi eseguire la prima esecuzione. A quel punto il tempo si blocca e possiamo guardarci intorno per mandare il proiettile in una direzione diversa da quella in cui si è fermato. Con l’avanzare del gioco, si acquisiranno altre abilità, funzionali alla varietà di avversari che il gioco ci porrà di fronte.
Creatività e strategia al potere
L’acquisizione di nuove skill nel corso di Children of the Sun non si traduce in una maggiore facilità del gioco, anzi. Più innovazioni vengono introdotte, più è difficile pensare a quale strada prendere e quali stratagemmi usare per eliminare i cultisti. A volte possiamo aiutarci con gli elementi dell’ambiente, come gli uccelli o i serbatoi delle auto, ma l’importante è essere sempre creativi.
La maggior parte dei cultisti può essere uccisa colpendo qualsiasi parte del corpo, mentre altri si nascondono dietro scudi, generano un campo di forza intorno a loro o indossano un’armatura antiproiettile, che può essere perforata solo accelerando un proiettile alla velocità della luce. Talvolta questi ostacoli possono sembrarci insormontabili, ma non dobbiamo mai disperare. Anche se ci verrà voglia di sbattere la testa contro il muro alla ricerca di un’improbabile illuminazione, non dobbiamo mai pensare che superare uno stage sia impossibile. La soluzione è sempre davanti ai nostri occhi, e dobbiamo solo prestare attenzione all’ambiente e alla disposizione dei nemici all’interno di esso.
La pazienza del killer
È evidente che il design di Children of the Sun tragga ispirazione da due capolavori come Killer7 di Suda51 e da Hitman. Killer7 è un gioco iconico, che anche noi ricordiamo con immenso piacere. La sua forza deriva dai suoi limiti. A ben vedere, è uno sparatutto un po’ goffo, con movimenti limitati, enigmi un po’ oscuri e un tono molto tagliente, quasi surrealista. Un gioco dall’anima incredibile. Hitman si colloca all’estremo opposto. È molto sistematico e super rifinito. Permette una grande libertà e molto spesso sorprende per le possibilità che offre.
Ma c’è una qualità che unisce questi due giochi: richiedono pazienza e sperimentazione. Sono letteralmente espressivi. Children of the Sun vuole andare nella stessa direzione, e far sì che le meccaniche che ci mette a disposizione siano essenzialmente quelle di un puzzle game. Allo stesso tempo, è evidente che l’intenzione di René Rother fosse quella creare un’opera che lasciasse libertà ai giocatori. Difatti, non c’è mai un’unica soluzione corretta per terminare le missioni di Children of the Sun.
Una questione di stile
Children of the Sun condivide con Killer7 anche una predilezione per uno stile grafico fatto di stilizzazioni e colori sgargianti, con una resa visiva segnata da contrasti estremi. I modelli dei personaggi e dell’ambiente sono costruiti su un basso numero di poligoni: una scelta senza dubbio divisiva, ma che fa di Children of the Sun uno di quei giochi che si distinguono dalla massa anche con un semplice sguardo ad uno screenshot.
Anche a livello audio i developer hanno scelto di non andare verso una direzione che accontentasse la maggior parte di pubblico possibile, adottando una colonna sonora elettro ambient e degli effetti disturbanti, e a tratti irritanti.
Children of the Sun è disponibile all’irrisorio prezzo di 14,79€, e può essere completato in circa 8 ore di gioco. Non c’è un grande stimolo nel rigiocare le missioni, se non quello di scalare le classifiche online ed eventualmente sbloccare le sfide relative ai vari setting.
Il lavoro di esordio di Rother ci ha sorpreso con la sua inventiva e le sue premesse senz’altro originali: Children of the Sun è uno di quei giochi difficili da abbandonare, un puzzle game che non lascerà facilmente la vostra mente.
Riassunto
Riassunto
Children of the Sun è un puzzle game estremamente coinvolgente che finge abilmente di essere uno sparatutto. Una produzione perfetta per chi preferisce la riflessione all'azione spettacolare. Lo sviluppatore Renè Rother ha abilmente costruito il ritmo e la tensione che ne deriva all'interno del gioco, adottando anche scelte divisive in campo stilistico, ma che contribuiscono a farlo emergere dalla massa.
Pro
Gameplay del tutto originale Stile grafico eccezionale e riconoscibile Stimola la creatività dei giocatoriContro
L'uso del pad non è decisamente consigliato Molto breve- Concept & Trama8.5
- Gameplay8
- Comparto Artistico8.5
- Comparto Tecnico8
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