E venne il giorno del trailer di presentazione del nuovo Call of Duty: Infinite Warfare aprirà un nuovo capitolo per la serie FPS più famosa degli ultimi anni (insieme a Battlefield). Dopo aver visitato in lungo e in largo la Storia e il pianeta, passando per le ambientazioni più disparate e talvolta poco appropriate, Infinity Ward si lancia nello Spazio, dove sarà ambientato parte del gioco. E parafrasando il famoso film Quattro matrimoni e un funerale con Hugh Grant e Andie MacDowell del 1994, ho tratto ispirazione per il titolo e il tema del Ci pensa Uagna di quest’oggi. Anche se, a dire la verità, avrei potuto intitolare il tutto come Quattro Call of Duty e un solo funerale. Come mai, vi chiederete voi. Ebbene, negli scorsi giorni il trailer del gioco è stato visto e analizzato da chiunque, e il responso fino ad oggi è che sono più gli utenti insoddisfatti di quelli contenti. Per una volta, non posso fare altro che aggrapparmi alle mie prime impressioni, e basandomi su un solo trailer. Follia, direte voi, un ragionamento che una persona competente (si spera) e che scrive su un magazine di informazione non dovrebbe mai fare, ma non posso farci proprio nulla. Il nuovo Call of Duty: Infinite Warfare proprio non mi ispira fiducia.
UN PASSATO CHE NON TORNA
La storia di COD la conosciamo tutti, chi scrive forse anche più di qualcuno che legge. Vorrei infatti mettere in chiaro una cosa: non sono in alcun modo un detrattore (anzi, diciamo hater che fa più giovanile e mainstream) della serie, né tantomeno provo idiosincrasia verso Treyarch, Infinity Ward, Sledgehammer Games o Activision. La mia lunga storia con Call of Duty ha inizio nel lontano 2007, quando per la prima volta mi approcciai agli FPS, fino ad allora un genere che non mi aveva mai suscitato molto interesse. Fautore della nascita di tale passione fu il glorioso Call of Duty 4: Modern Warfare, e da lì fu amore a prima vista. Recuperai tutti i precedenti titoli per PlayStation 2, e mano a mano che passavano gli anni mi approcciai anche ai giochi successivi: lo splendido World at War, l’esplosivo Modern Warfare 2, il misterioso Black Ops con la sua trama intricata, e così via. Vivere la Storia delle grandi guerre, e combatterle in prima persona, era una sensazione che pochi giochi fino a quel momento potevano dare, e Call of Duty all’epoca aveva tutto quello che poteva piacere ad un giocatore. Come tutte le cose belle, però, anche COD ha vissuto un momento di flessione, sia dal punto di vista delle vendite che della qualità. Ed è stato in quel momento che la mia fiducia verso questa serie, che solitamente acquistavo e giocavo piacevolmente per l’alta qualità (seppur con alti e bassi), è andata scemando.
Parliamoci chiaro, la magia dei primi Call of Duty si è persa completamente, e questo dagli ultimi tre titoli del franchise al quale si aggiunge il prossimo Infinite Warfare, che testimonia ormai che la serie non è più quella di un tempo. Dopo la chiusura della magnifica trilogia di Modern Warfare – ancora oggi il miglior multiplayer dell’intera serie, secondo chi scrive – e quel successo chiamato Black Ops II, Activision decise di rivoluzionare in parte il franchise. L’uscita annuale venne confermata (non sono pochi i soldi che guadagna Activision da COD ogni anno, dunque un suicidio economico non sarebbe stato molto apprezzato dalle alte sfere della società), ma l’arrivo delle nuove console e un pubblico sempre più esigente costrinsero la compagnia ad affidare le redini della serie non più a sole due software house, Infinity Ward e Treyarch, ma aggiungendoci anche Sledgehammer Games. Una vecchia conoscenza, per i fan di COD, che aveva collaborato per Modern Warfare 3 nel 2011. Ad aprire le danze del nuovo ciclo fu Infinity Ward, carica di aspettative e desiderosa di sperimentare nuove vie dopo aver già raggiunto la notorietà con la storia di Soap e Price. C’era forse modo migliore per aprire un nuovo ciclo, se non Call of Duty: Ghosts? Assolutamente sì. Figlio di un cambio di politiche societarie e di scelte sbagliate, Ghosts ha rappresentato un grande insuccesso in confronto al precedente Black Ops II, non tanto in termini di vendite – sempre ottime – quanto in presa sul pubblico e in reazioni positive, che sono state molto inferiori alle aspettative. La trama si spostava già nel futuro – non troppo, fortunatamente, quasi ai livelli di Black Ops II – e apriva ad un sequel interessante, che probabilmente non vedremo mai. L’idea della modalità Estinzione ha diviso in gran parte i fan, tra chi la trovava molto interessante (come il sottoscritto) e chi invece preferiva ancora la modalità Zombie di Treyarch, eletta ormai a miglior software house della serie dopo il fiasco di Ghosts, mentre il multiplayer è stato generalmente ripudiato. I motivi sono vari, e tutti ben fondati: mappe eccessivamente grandi o poco definite (Stonehaven era terribile), ricompense uccisioni esagerate, un senso di trash sempre più crescente ogni volta che uscivano nuovi DLC o contenuti extra a pagamento, e in generale un sistema di gioco che “costringeva” il giocatore medio a camperare con il suo fidato cane da guardia che copre le spalle e che uccide pure. Ma a Ghosts non seguì il gioco Treyarch, come ben saprete. Ben conscio del fatto che avrei potuto mettere le mani sulla modalità Zombie solo 2 anni dopo Ghosts, aspettai con ansia ciò che Sledgehammer Games avrebbe potuto proporre. E forse, col senno di poi, avrei fatto meglio ad abbassare le mie aspettative.
UN FUTURO CHE NON SVANISCE
Advanced Warfare è quel capitolo che, secondo la mia modesta opinione, ha di fatto ucciso Call of Duty. Affascinante l’idea delle protesi robotiche, molto suggestivo questo futuro dominato dalle macchine e da supersoldati che si affidano ad esoscheletri per aumentare la loro mobilità e il loro potere d’attacco. Ma tutto ciò era davvero necessario? A Sledgehammer Games non si può far altro che riconoscere un grande merito, quello di aver osato: una rivoluzione di questo tipo non è cosa da tutti i giorni, e tanto di cappello agli sviluppatori per aver creduto in questo progetto. Il punto cardine, però, di quello che ha rappresentato Advanced Warfare è che apriva ad una nuova era per Call of Duty, fatto di un mondo sempre più tecnologicamente avanzato e con le vere intenzioni iniziali dei creatori della serie che venivano meno in favore di qualcosa di clamorosamente più trash. E siamo a 2 capitoli su 2 che hanno deluso. L’attesa dunque è tutta per Treyarch. I rumor su World at War II mi fecero davvero piacere, un gran ritorno della serie alle sue origini avrebbe significato un gameplay classico accompagnato dalla grande esperienza che Treyarch aveva accumulato negli anni. Ma non fu così: niente WAW 2, arriva Black Ops III, e con esso nuovamente gli esoscheletri. Un gameplay certamente meno invasivo del suo predecessore: Treyarch ha avuto la brillante idea di porre un freno alle abilità dei (super)soldati, proponendo un gameplay decisamente ibrido tra la formula classica e ciò che era stato visto in Advanced Warfare. Ma i problemi del gioco non risiedono tanto in questo ritrovato gameplay, quanto nel complesso generale. Oltre ad essere uscito con una quantità esagerata di problemi (ancora oggi l’ultimo DLC Eclipse presenta dei pericolosi bug), Black Ops III non ha avuto la risposta che Treyarch si aspettava, e questo per l’ambientazione, una trama sconclusionata e in generale una quasi pigrizia degli sviluppatori a fare attenzione a certi dettagli. Un gioco molto più godibile, al modesto parer mio, rispetto ad Advanced Warfare, troppo distante dall’antico concetto di Call of Duty, ma comunque troppo diverso da quello che un vecchio fan cerca. Gli utenti chiedono a gran voce un ritorno alle grandi guerre del passato, ma Activision non sembra dare ascolto. L’ultima speranza, per quanto mi riguarda, risiedeva proprio nel Call of Duty del 2016 (dato che quello del 2017 sarà sicuramente Advanced Warfare 2, a meno di ripensamenti). Devo essere sincero, mi sarei aspettato un ritorno alle origini, magari un annuncio a sorpresa di Modern Warfare 4, o una rimasterizzazione totale della trilogia, o addirittura un sequel di Ghosts che poi tanto male, guardando ciò che è vanuto dopo, non era. Il trailer mi ha però smorzato le speranze: questo COD non s’ha da fare.
Lo Spazio? Navicelle spaziali? Scontri a gravità zero? Ma stiamo scherzando? Call of Duty non è questo, e non avrebbe mai dovuto esserlo, perlomeno per la concezione di gioco di “simulazione” (tra infinite virgolette) che era stata trasmessa sin dalle sue prime incarnazioni. Infinite Warfare porterà la serie ad un livello ancor più elevato, mai visto prima e con uno scenario storico mai esplorato, un futuro sempre più remoto nel quale il mondo in cui viviamo è stato attaccato. Le prime impressioni sono state però clamorosamente negative, e anche chi scrive questo articolo di riflessione ha i suoi fondati dubbi sulla riuscita di questo gioco, che già dal trailer sembra mettere in evidenza problematiche molto serie, come un motore grafico sicuramente non all’altezza (ad una prima analisi, sembra lo stesso motore grafico di Modern Warfare…Un gioco di 9 anni fa!) e un gameplay che sarà sicuramente molto molto diverso da quel qualcosa più classico che molti fan chiedono a gran voce. Un trailer, tra l’altro, ricco di cliché ormai fin troppo ricorrenti nella serie. Sicuramente il gioco brillerà sotto certi punti di vista, ma la fiducia verso questo nuovo progetto di Infinity Ward non è mai stata così bassa. E non è un buon segno: uno dei dogmi fondamentali della vita è mai giudicare niente dalle apparenze, attendere sempre prima di esprimere giudizi. Mi dispiace, è più forte di me: Infinite Warfare non mi attrae, neanche nella sua prospettiva di provare una nuova modalità Zombie. A tal proposito: zombie? Ancora? Sledgehammer aveva osato ancor di più addentrandosi in un territorio sconosciuto, quello di Exo Zombies, un esperimento tutto sommato gradito e che ha variegato il suo Advanced Warfare. C’era davvero bisogno che anche Infinity Ward si dedicasse ai non-morti, ormai spremuti all’inverosimile? L’impressione è che si tratti di una geniale mossa di marketing per addolcire gli utenti e accaparrarsi qualche compratore in più, così come l’inserimento di Modern Warfare Remastered nelle edizioni speciali del gioco. Male, molto male. Per quale motivo, a questo punto, non adottare una nuova via? Mettere ai box Call of Duty, e costruire una nuova IP incentrata solamente sull’ipotetico futuro degli scontri bellici, questo sì che sarebbe un passo importante. Ciò che davvero è mancato ad Activision, stavolta, è stato il coraggio di allontanarsi da Call of Duty, un marchio del quale sembra ancora non poter fare a meno. Un coraggio che Ubisoft, dopo molti anni, è riuscita a trovare con Assassin’s Creed, e che ci ha fatto davvero tanto piacere dato che noi stessi criticammo personalmente la saturazione della serie con Assassin’s Creed: Syndicate.
Naturalmente, questo piccolo sfogo non ha nulla a che vedere con il gioco completo, che uscirà a novembre e che per la prima volta sarà solo per le console current gen (e il PC, ovviamente). Mi riservo qualunque critica o ulteriori opinioni personali a quando il gioco sarà finalmente mostrato in tutte le sue componenti, magari già dalla beta che sarà disponibile probabilmente ad agosto, e che spero possa farmi rimangiare tutti i cattivi pensieri che ho avuto a riguardo. Gli sviluppatori hanno avuto tutto il tempo possibile per immaginare il loro scenario ideale, e se la loro scelta è ricaduta sull’esplorazione del lontano futuro, un motivo ci sarà sicuramente. E che sia ben chiaro, gran parte di queste ambientazioni futuristiche derivano proprio dalle richieste degli utenti, stanchi delle troppe similitudini nei titoli precedenti, cosa che fa onore ad Activision. Ma è interessante, come ho già ribadito più volte, notare come anche ad una persona come me, appassionato della serie e da sempre poco incline a giudicare un gioco dal solo trailer, questo Infinite Warfare non faccia alcun effetto, se non quello di estremo pessimismo nei confronti di una delle più famose serie di tutti i tempi che si sta lentamente trasformando in un ibrido tra Titanfall, Halo, Killzone e chi più ne ha, più ne metta. Infinity Ward porterà davvero alla rovina Call of Duty? Speriamo di no, né noi né tantomeno Activision desideriamo un tracollo per questo storico franchise. Le impressioni, però, sono per ora molto negative, ed Electronic Arts, con Battlefield 1, si è già assicurata tanti nuovi giocatori stanchi del futuro con una pianificazione a lungo termine da urlo. Passato, presente e futuro (con Battlefield 2142), proposti ad intervalli regolari e senza stancare i giocatori. Da questo punto di vista Activision ha solo da imparare.
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