Una cosa deve essere ben chiara, prima di cominciare la lettura di ciò che seguirà: questo articolo, nella sua interezza, non vuole minimizzare il problema del Coronavirus o creare alcun tipo di allarmismo. Come abbiamo già avuto modo di spiegare in altre occasioni, in questi giorni, il nostro unico consiglio è quello di informarsi su portali ed emittenti competenti, e soprattutto seguire le indicazioni di autorità e Ministero della Salute su come ridurre al minimo il rischio da contagio per un virus che, allo stato attuale delle cose, è sì un problema ma sul quale si può ancora intervenire. Dunque, evitiamo scenari da film post-apocalittici dove l’umanità è stata decimata e messa in ginocchio da strane infezioni sconosciute: gli scienziati di tutto il mondo sono all’opera per arginare il COVID-19, e per il momento possiamo solo aspettare le buone notizie.
Ciò che però sfugge a molti è che il Coronavirus non ha solamente rischi diretti, quelli cioè provenienti dalla diffusione del virus e dal contagio di esseri umani, ma anche effetti indiretti che si stanno già facendo sentire. Come saprete, il COVID-19 è esploso nella città di Wuhan, in Cina – per giorni si sono rincorse voci sulla possibile origine del virus legata ad un laboratorio di ricerca, ipotesi poi smentita e ancora oggi non sappiamo da dove sia partito il tutto – una regione che oggi è, giustamente, paralizzata in seguito alla decisione del governo di imporre una quarantena per impedire la diffusione del virus. Decisione un po’ tardiva, poiché il virus, che evidentemente già da giorni o settimane “circolava” per le strade di Wuhan, ha avuto modo di infettare persone che poi si sono dirette verso altre mete, come il Giappone e la nostra Italia.
Di numeri, percentuali e statistiche potete trovarne quante ne volete, in rete. Del resto, si parla dell’argomento più discusso da questo inizio 2020 in tutto il mondo, e l’impressione è che il Coronavirus monopolizzerà le prime pagine dei rotocalchi ancora per diversi giorni. Ciò che vogliamo riassumere oggi, invece, è la situazione che questa sorta di epidemia globale – anche se il termine non è appropriato, rende abbastanza bene il concetto – sta provocando di rimbalzo sul settore dell’intrattenimento e videoludico, quello cioè del quale ci occupiamo più da vicino sul nostro sito. I danni creati dal virus al settore, secondo alcuni, sono incalcolabili, ma cerchiamo di capire cosa realmente sappiamo e quali potrebbero essere gli scenari.
Le avvisaglie del caos post-Coronavirus si sono verificate il 12 febbraio, quando dopo giorni di indiscrezioni l’organizzazione del Mobile World Congress di Barcellona esce allo scoperto: l’evento è cancellato, in seguito alle disposizioni sanitarie e per prevenire una possibile diffusione del virus, cosa che in Europa, già in quei giorni, stava accadendo. Nessun allarme, naturalmente, ma si sa, prevenire è meglio che curare, e dunque il MWC decide di prendere la più drastica delle decisioni, fondamentale però per garantire la massima sicurezza agli addetti ai lavori e ai visitatori. Lo stesso pensiero che, alcuni giorni dopo, ha avuto anche Square Enix. Il colosso giapponese è atteso al PAX East 2020 di Boston tra pochi giorni, dove parlerà di Outriders ma soprattutto dell’attesissimo Final Fantasy VII Remake, indubbiamente tra i titoli più importanti di questa generazione e che sarà lanciato il 10 aprile. Si tratta, insomma, di un importantissimo palcoscenico per il videogioco, il cui rush finale in vista del lancio è iniziato. Ma se da un lato Square ha scelto di pensare ai propri interessi, è anche vero che l’azienda ha dovuto annullare la partecipazione all’evento da parte del team di Final Fantasy XIV, evidentemente scosso dagli eventi e che non vuole creare ulteriori occasioni pericolose.
Restando sempre in ambino “nipponico”, chi invece è dovuto sottostare alle regole imposte dal governo è Koei Tecmo, attesa a Osaka per un importante evento dedicato interamente a Nioh 2 e costretta invece ad annullare tutto per ordine della prefettura cittadina. Essendo il Giappone uno dei paesi più colpiti al di fuori della Cina, si tratta di una decisione che non sorprende. Tornando ancora una volta in tema Square Enix, anche un evento a Tokyo su FF7R è stato annullato per precauzione.
Quella che però al momento è la più colpita dalla piaga del Coronavirus e la conseguente mancata partecipazione agli eventi mondali, come potete immaginare se avete letto le notizie degli ultimi giorni, è Sony. L’azienda non rinuncerà solamente al PAX East 2020, che avrebbe segnato il debutto giocabile di The Last of Us: Part II, ma non prenderà parte neppure alla Game Developer Conference 2020 di marzo, annullando completamente il panel previsto e la partecipazione all’evento – proprio come Facebook Gaming, per lo stesso motivo. Decisioni che ci trovano d’accordo: come Sony ha specificato nella nota diffusa, queste scelte sono state dettate dalla volontà dell’azienda di pensare innanzitutto alla salute dei propri dipendenti, e questo è un aspetto sul quale ogni società non dovrebbe avere alcun dubbio. L’impressione, almeno dall’esterno, è però che l’imprevisto chiamato Coronavirus stia rovinando non poco dei piani del colosso giapponese, che vuole chiudere in bellezza una generazione trionfale – si aggiungerà anche Ghost of Tsushima in estate, ma non sappiamo ancora quando lo vedremo – e aprire nel migliore dei modi l’era PS5, in arrivo a fine anno.
Il continuo rinvio degli eventi o la completa cancellazione di questi, però, potrebbe rappresentare un’incognita che nessuno, da Sony a Microsoft, poteva prevedere. Il colosso di Redmond è, teoricamente, al sicuro: il reveal della console è già avvenuto ai Game Awards 2019, mentre, a meno di clamorose evoluzioni delle restrizioni sanitarie, l’appuntamento sembra fissato per l’E3 2020 di giugno, anche se il rischio che l’evento sia annullato è alto. Sony, al contrario, deve ancora mostrare gli artigli. Il tanto rumoreggiato PlayStation Meeting di febbraio non c’è stato, non ci sarà nulla alla GDC 2020 – nell’edizione del 2013 si parlò di PS4, annunciata poche settimane prima – e anche quest’anno Sony non prenderà parte all’E3, essendo in forte disaccordo con gli organizzatori dell’evento. E a giudicare da come stanno le cose, potremmo dover attendere ancora parecchie settimane prima di vedere effettivamente PlayStation 5, pensando soprattutto alla situazione in Cina.
A questi eventi cancellati, si aggiungono infatti i danni che il Coronavirus sta generando in Cina, con fabbriche e imprese che vanno terribilmente a rilento, e l’industria dell’intrattenimento resta a guardare. Valve, in procinto di lanciare sul mercato la bomba Half Life: Alyx per visori di realtà virtuale, sta incontrando non poche difficoltà a creare le scorte necessarie per soddisfare la richiesta di visori, aumentata notevolmente, come era facilmente ipotizzabile, in seguito all’annuncio del nuovo capitolo della serie Half Life a distanza di molti anni dall’ultima apparizione. I componenti elettronici, ora che la Cina è in ginocchio, latitano, e altri due colossi potrebbero trovarsi nei guai. Sony e Microsoft, appunto, che a fine anno si sfideranno sul terreno della next-gen con PS5 e Xbox Series X. Una situazione che davvero nessuno poteva prevedere, e che potrebbe avere delle ripercussioni gigantesche su questo settore.
I più pessimisti gridano già al rinvio dell’intera next-gen, che slitterebbe di alcuni mesi o addirittura di un anno. Si tratterebbe di un caso più unico che raro. Il problema è che oggi, per i dati che abbiamo in mano, non possiamo né appoggiare questa ipotesi né smentirla completamente. Viviamo in un clima di totale incertezza, e solo i prossimi mesi ci diranno cosa accadrà esattamente. Per ora, come già detto, possiamo solo aiutare, nel nostro piccolo, a non farci sconfiggere dal Coronavirus.
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