La nona generazione sta regalando alcuni immensi successi e grandi soddisfazioni, ma i problemi non sono certo mancati. Caos, pandemie, carenze dei componenti, e non sono mancati i videogiochi deludenti.
Sono già trascorsi più di tre anni dall’uscita di PlayStation 5 e Xbox Series X e S, con il conseguente inizio della nona generazione videoludica. Un lungo periodo di tempo nel quale sono arrivati alcuni videogiochi sopraffini, ma abbiamo anche assistito a delusioni più o meno cocenti.
Problemi di sviluppo? Aspettative troppo alte? Forse quest’ultimo concetto non è da sottovalutare, in alcuni casi, ma il termine delusione copre uno spettro ben più ampio in fatto di elementi costituenti. Nel caso specifico della nona generazione, andando a caccia di videogiochi che possono per noi rientrare nella tremenda categoria delle delusioni, ci siamo basati su vari criteri tra cui la qualità, l’hype maturato nel periodo antecedente la sua uscita, le performance commerciali e, perché no, anche un po’ di gusti personali.
Non stupitevi quindi se in questa lista di sette videogiochi non troverete sconosciuti indie di bassa lega pubblicati su Steam, o patetici “giochi” per PlayStation che hanno come unico obiettivo quello di attirare i cacciatori di trofei con coppe facili facili in cambio di pochi spicci. Inevitabilmente, la categoria più gettonata in questo caso è stata quella dei tripla A, sui quali le aspettative sono sempre alte. Forse troppo alte.
In questa lista dei giochi più deludenti, aggiornata al 2024, trovano spazio anche alcuni titoli di cui avevamo già parlato in precedenza, ma la cui risonanza negativa è tangibile ancora oggi.
The Callisto Protocol
Il flop commerciale di The Callisto Protocol è la prova che più di qualcosa non è andata. Tra coloro che hanno perdonato le ingenuità del successore spirituale di Dead Space, e chi invece non ha saputo resistere di fronte agli evidenti problemi, il gioco ha enormemente disatteso molte aspettative, specie quelle di Krafton.
Forse la più grande sfiga di Striking Distance Studios è stata quella di ritrovarsi a fronteggiare proprio quel Dead Space che tutti davano per spacciato (e invece è tornato alla grande all’inizio del 2023), ma non è certo l’unico motivo legato all’insuccesso di Callisto Protocol. Sotto una grafica mozzafiato e un gameplay che, con tutti i suoi difetti tra cui una schivata oscena, comunque possiamo salvare, c’è da sottolineare che la trama e la parte puramente horror, che in Dead Space facevano grande il gioco, sono aspetti totalmente dimenticabili di The Callisto Protocol. Lasciando perdere i problemi su PC (ormai qualsiasi gioco li ha, ma non è certo una scusante), è stato in generale una delusione.
E attenzione, come dicevamo in apertura, si parla di delusione: ci aspettavamo grandi cose da questo titolo, per come ci era stato mostrato. Il risultato finale è stato invece molto traballante, oltre che un disastro per le tasche del publisher che si è già dimenticato di questa IP. O forse no, perché proprio recentemente è stato rivelato lo sviluppo di uno spin-off, il che è molto curioso…
Minecraft Legends
Mojang ci sta provando con tutte le sue forze. Ci ragiona, fa esperimenti, tenta il colpo grosso. Eppure, il solo gioco del franchise di Minecraft che continua a funzionare… è sempre Minecraft.
Nel 2023 è uscito un nuovo spin-off della serie, Minecraft Legends, strategico in tempo reale incentrato sulla cooperazione tra giocatori. Potenzialmente, il titolo poteva diventare una base imponente per costruire il futuro di Minecraft, e fornire finalmente alla community qualcosa di grosso dopo che altre produzioni in precedenza, come Minecraft Dungeons, non hanno funzionato proprio benissimo.
Microsoft e Mojang si aspettavano però un altro tipo di accoglienza, perché Legends è stato abbastanza criticato al lancio per un gameplay troppo povero e giocatori annoiati dopo poche ore. Risultato: all’inizio di quest’anno il supporto si è concluso, dopo neppure nove mesi dalla sua uscita.
Babylon’s Fall
Babylon’s Fall è stato l’emblema di tutto ciò che c’è di sbagliato nell’industria di oggi. Un’industria che non sa osare, un’industria che parte con un’idea e va poi in cerca della moda del momento, finendo con lo snaturare l’idea originale e rovinare anche quel poco che si poteva salvare.
Nello stesso anno di Bayonetta 3, Platinum Games ha sfornato Babylon’s Fall, un gioco completamente da buttare. No, davvero, la cosa più logica per lo studio (e Square Enix, che lo ha distribuito) sarebbe stata quella di prendere tutte le copie del gioco, schiacciarle con un martello, metterne i frammenti in un baule e spedire il tutto sul Sole. E invece, a marzo 2022, Babylon’s Fall viene lanciato sul mercato, e nel giro di pochi giorni i server, già deserti nel giorno del lancio, si azzerano del tutto. Risultato: il gioco è stato chiuso alla fine di febbraio, dopo neppure un anno dalla sua uscita.
Ma come, pubblichi un game as a service povero di contenuti, graficamente inaccettabile e senza supporto, e nessuno lo gioca? Che strano…
Crash Team Rumble
Parlare di Crash Team Rumble oggi è come parlare di un morto che cammina: sai che esiste, ma non può farti nulla. Il platform competitivo a base di Wumpa, lanciato la scorsa estate, è durato quanto un gatto in tangenziale, dissolvendosi dalle cronache del web e delle varie piattaforme come YouTube e Twitch in una manciata di ore. Il potenziale, a dire il vero, c’era. A livello di gameplay, questo nuovo CTR (no, non Crash Team Racing, del quale vogliamo disperatamente un nuovo capitolo) è un titolo sopraffino, contraddistinto da una fluidità perfetta nel platforming che neppure Crash Bandicoot 4 possedeva.
Gli sbagli di Toys for Bob, ma soprattutto di Activision, sono stati però tanti. Pubblicare un gioco come questo a pagamento, seppur chiedendo un prezzo budget, è stata una follia commerciale, considerando non solo la carenza estrema di contenuti e modalità (cosa già sottolineata sin dai mesi antecedenti al lancio, e nessuno ha fatto nulla per cambiare le cose), ma anche il fatto che fossero già passati quasi tre anni da Crash Bandicoot 4, gioco che non ha fatto granché bene alla popolarità del franchise. E se lavori per tre anni a CTR, ben sapendo che neppure la community storica sembrava interessata a un prodotto del genere, significa che te la sei cercata.
All’inizio di marzo 2024, dopo essersi distaccata da Activision, Toys for Bob ha annunciato anche la fine del supporto a Crash Team Rumble, appena nove mesi dopo la sua uscita. Assurdo. Assurdo pensare che questa formula, proposta in questo modo, potesse avere successo. E invece ora CTR, paradossalmente, rischia di rappresentare la seconda pietra tombale per Crash Bandicoot dopo la saga dei Titani di Radical.
Destruction All Stars
Destruction All Stars, nato come successore spirituale di Twisted Metal (ed è per questo che un po’ di aspettative, in fondo, le avevamo), non è mai stato in grado di decollare. Mai. L’idea era anche carina, per certi versi: un gioco interamente a bordo di auto con minigiochi e modalità varie, tra cui anche un’intrigante battle royale su quattro ruote con vari personaggi ognuno con la propria abilità. I problemi riguardavano però una carenza mostruosa di contenuti che, va bene, sei un GAAS che si arricchisce nel tempo, ma ti devi anche dare una mossa a produrre queste novità.
Dulcis in fundo, il prezzo di lancio: 80 euro, che in pochi giorni si trasformarono magicamente in 20 euro (chissà perché!), ma nulla, neppure questo (e l’inserimento su PS Plus) riuscirono a salvare quello che, sebbene sia ancora giocabile, è ormai stato abbandonato da tutti, persino dai suoi sviluppatori.
The Lord of the Rings: Gollum
Qui non è tanto una questione di disastro totale (intendiamoci, Gollum È un disastro totale), ma di fortissima delusione per come questo progetto è sempre stato pubblicizzato, concepito, mostrato e proposto. Un gioco che ha convinto Daedalic a dire basta con lo sviluppo per dedicarsi solo alla pubblicazione, e a conti fatti diciamo: sì, è la scelta più giusta. Perché se ti accaparri i diritti per una storia sul mondo di Tolkien e la bruci così, è meglio fare altro
The Lord of the Rings: Gollum è sbagliato sotto ogni punto di vista. I trailer sono stati sapientemente montati per mostrare solo le parti migliori di questo gioco, che si contano sulle dita di una mano. L’intelligenza artificiale è abominevole, la telecamera non funziona mai come dovrebbe, il design è brutto e antiquato, e anche tra comparto artistico e tecnico si salva davvero molto poco. Pazzesco. Non solo uno dei giochi più deludenti del 2023, ma certamente anche uno dei peggiori, in proporzione alle aspettative mosse dagli sviluppatori per anni e anni.
E oltre al danno, pure la beffa: persino il messaggio di scuse dopo l’uscita è stato una presa in giro, essendo stato scritto con ChatGPT.
Saints Row
Non a caso, Saints Row ha vinto il premio Delusione dell’Anno anche ai nostri Uagna Awards 2022, e come dar torto alla nostra redazione: potrà essere simpatico, potrà avere una ricchissima personalizzazione, ma nel complesso il reboot della storica serie di Volition è stato un buco nell’acqua, un cratere produttivo, una groviera di bug e problemi tecnici immersi in una formula vecchia quanto il mondo.
Come avevamo raccontato anche nella nostra recensione, di Saints Row non possiamo buttare via tutto, ma nel complesso la formula del rilancio è stata davvero deludente. Oltre al fatto che l’intera essenza dei Saints viene distrutta, volendo azzerare tutto con un reboot, la città di Santo Illeso ha una struttura open world talmente antiquata da dare filo da torcere anche a Hogwarts Legacy, certo non un mostro in fatto di innovazione dei giochi sandbox. Il problema è che Hogwarts Legacy è riuscito a uscire dal rischioso anonimato grazie ad alcune ottime trovate, oltre all’immenso immaginario di cui fa parte che riesce perfettamente sfruttare. Saints Row invece è il nulla.
Cosa ci riserverà il futuro, è ancora tutto da decidere. Dopo il flop del gioco, Embracer ha chiuso Volition, pur affermando che il franchise di Saints Row proseguirà. Ma ha davvero senso, considerando che persino i suoi creatori avevano sbagliato tutto?
Redfall
Dal vincitore ai UAGNA Awards 2022 a quello dei UAGNA Awards 2023, nella stessa categoria. Avevamo, e abbiamo ancora oggi, una stima infinita per Arkane. Diamine, parliamo dello studio che ci ha dato Dishonored, Deathloop e il mai abbastanza osannato Prey, uno degli immersive sim fantascientifici migliori di sempre. Eppure, Redfall è stato quello che è stato: un titolo deludente in ogni suo aspetto, da quello artistico a quello concettuale, perdendosi in un anonimato di fondo che mai ci saremmo aspettati dai creatori di opere cotanto splendide.
Nessuna identità, un level design scarso e anonimo, e in generale l’impressione, anche a livello tecnico, che Arkane abbia voluto fare un gioco più commerciale, à la Far Cry, senza però capirci molto. Phil Spencer stesso si è scusato per il disastroso lancio, con la speranza che in futuro Redfall possa risorgere dalla propria bara pur essendo il gioco più abbandonato del 2023.
Ci riuscirà? Forse è presto per dirlo, ma a oggi sono passati quasi 10 mesi dal lancio e, al di là di alcuni aggiornamenti per sistemare il frame rate e alcuni bug, ancora tutto tace. In più, Arkane si è già messa al lavoro su Marvel’s Blade…
Payday 3
Eravamo indecisi fino all’ultimo se inserire Payday 3 in questa classifica. Al momento della sua uscita, il gioco ci ha riportati in un’esperienza amata e classica, proprio come tutti i fan di Payday 2 volevano. Il problema è che forse questa esperienza è anche troppo classica, con moltissimi utenti che hanno lamentato l’assenza di novità impattanti, che dessero davvero l’idea di un sequel.
Un gioco quindi a doppia faccia, con uno studio che ha cercato probabilmente eccessivamente di inseguire la sua fanbase storica sbagliando però alcuni passaggi chiave come una progressione troppo lenta e una preoccupante carenza di contenuti.
La stessa Starbreeze, software house che dopo tanti anni (e tanti guai finanziari) è riuscita a pubblicare Payday 3, ha ammesso che più di una cosa è andata storta nel lancio del gioco, che paradossalmente ha fatto tornare in auge persino Payday 2. Lo studio si è detto pronto a ribaltare le sorti del suo live service, con aggiornamenti e novità: ci riuscirà?
Suicide Squad: Kill the Justice League
Nella nostra lista dei giochi deludenti realizzata lo scorso anno, ripercorrendo le prime tappe dell’attuale generazione, avevamo inserito Gotham Knights. No, stavolta non lo troveremo, perché Warner Bros. è riuscita nell’impresa di pubblicare qualcosa di ancora più deludente, e stavolta realizzato da quell’immenso studio che è Rocksteady.
Suicide Squad: Kill the Justice League è una delusione, un ricettacolo di poche e confuse idee, un flop commerciale per ammissione stessa di Warner Bros. Games che sperava, non si sa bene come, di sfondare nei live service pubblicando un gioco arido, privo di spirito, in completa contraddizione con l’enorme serie Batman Arkham degli stessi autori.
Le cose che non hanno funzionato sono tante, sia dal punto di vista delle scelte commerciali (ma siamo davvero sicuri che la Suicide Squad avesse più appeal della Justice League?) che del design, volendo assurdamente rincorrere quel sistema già sperimentato con dolore da Crystal Dynamics in Marvel’s Avengers. Paradossalmente, in alcune cose Avengers funziona anche di più!
Vero che il gioco è disponibile da poco e che le cose potrebbero cambiare, ma è davvero incredibile pensare che ancora oggi, nel 2024, dopo oltre un decennio di game as a service che provano a sfondare, siamo costretti a rivedere sempre gli stessi dannati errori in ogni dannata occasione, con un endgame peraltro insignificante nel caso di Suicide Squad. Se volete saperne di più, ecco la nostra recensione.
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