Qui la situazione è seria. Perché noi ancora ricordiamo molto bene il disastro del lancio di Cyberpunk 2077 di CD Projekt Red, con gli sviluppatori che (giustamente) ammisero i clamorosi problemi del gioco, specie su console ma non solo. Eppure siamo di nuovo qui, appena tre anni dopo, di fronte a una situazione simile ma peggiore. Un altro scandalo nel mondo dei videogiochi, che sottolinea nuovamente quanto l’hype ingiustificato sia ciò su cui molti studi cercano di campare.
E dire che di scandali ne abbiamo vissuti parecchi in questi anni. Pensiamo a The Lord of the Rings: Gollum, l’assurdamente brutto videogioco di Daedalic che ha convinto l’azienda a dire basta con lo sviluppo di videogiochi. Tornando un po’ più indietro, ecco Abandoned. Lo ricordate? Noi sì. Fu un’estate folle, un momento in cui persino Hideo Kojima, accostato al progetto, sembrava voler dire “sì, vi stiamo trollando tutti”, e invece la sua natura si è rivelata per quello che è effettivamente: il nulla, uno specchio per le allodole, un progetto che non esiste e che, non si sa neppure come, era riuscito a raccimolare abbastanza soldi da entrare addirittura nei canali ufficiali di PlayStation come una delle esperienze più rivoluzionarie di sempre.
Se siete incuriositi, avevamo realizzato a suo tempo una cronistoria di tutto ciò che era accaduto intorno ad Abandoned, il gioco che ha giocato con l’hype. Il prodotto che voleva solo ed esclusivamente far parlare di sé, non per meriti propri bensì per riferimenti più o meno voluti. Non sappiamo quanto fosse effettivamente ricercato, ma possiamo ammettere che Hasan Kahraman, la presunta mente dietro l’operazione, fosse un genio del marketing. Ma niente più di questo. Il gioco, come abbiamo scoperto (ma in realtà già ce lo aspettavamo) lo scorso anno, non è mai esistito.
E si arriva poi al caso più attuale, quello di The Day Before. Presentato nel 2021, il gioco era stato protagonista di un trailer memorabile, una prova di forza tecnica impressionante confermata poi in alcuni video successivi. Realismo, prestazioni, altissimo livello grafico, meccaniche survival perfette. Tutto, in realtà, sembrava perfetto. Forse anche troppo.
Ora, non stiamo dicendo che Fntastic abbia perpetrato una truffa ai danni dei consumatori (questo spetterà a eventuali organi competenti, anche perché pare che siano già partite le prime class action), ma certo l’intero 2023 di The Day Before è stato un percorso di comunicazione al limite del ridicolo, quasi parodistico. Il gioco era inizialmente previsto a marzo di quest’anno, ma a gennaio, dopo un primo timido gameplay trailer davvero pessimo, inizia una sequela di scuse paragonabili a quelle di un bambino che non fa mai i compiti a casa.
Rinvii su rinvii, fasi beta annunciate e poi mai più pubblicate, trailer imbarazzanti come quello di giugno, presunti problemi di copyright legati a un’app coreana del calendario (no davvero, leggere per credere), perché Fntastic, in 4 anni di sviluppo, non aveva mai pensato di depositare il marchio del gioco. Si passa quindi a una pubblicazione a scaglioni, prima con un early access su PC e solo nel 2024 su console – ah, ricordiamo ancora una volta: a marzo 2023 il titolo era previsto per l’uscita completa. Completa, sì. Sia su PC che su console. E questo fino a poche settimane prima di tale finestra.
Si arriva quindi ai giorni scorsi, caratterizzati da un lancio molto tiepido, una vagonata di critiche da parte di critica e pubblico, server che si svuotano velocemente, il gioco dimostra di non essere quello che era stato promesso, fino ad arrivare al capolavoro di ieri sera: Fntastic chiude i battenti. The Day Before è andato male. Troppo male. Commercialmente parlando, il gioco non è riuscito a soddisfare i requisiti per andare avanti (si parla di qualcosa come 200 mila copie vendute, ma con 91 mila rimborsi richiesti), e l’unica cosa da fare per Fntastic è salutare i suoi fan (?) e chiudere per sempre lo studio. Perché sì, in appena 4 giorni, dopo 5 anni di sviluppo, Fntastic ha gettato la spugna.
Se ve lo state chiedendo, sì: la situazione puzza. Puzza tantissimo. Il destino di The Day Before non è chiaro, così come non è chiaro cosa ne sarà dei soldi incassati da Fntastic – si parla di sanare i debiti… sì, ma quali debiti? – e ai poveri utenti che hanno provato a dare una chance a questo titolo nato sotto una cattiva stella. Per colpa degli sviluppatori, sia chiaro. Perché gli stessi dev, nel comunicato di addio, hanno spiegato di aver fatto male i conti, di non aver capito quanto sangue occorreva per fare un grande videogioco, di non averci in pratica capito una mazza di tutto questo.
Ci possiamo anche credere, ma il problema è che poi si ripensa a tutte le promesse infrante, a tutte le scoperte di queste ore (la mappa di gioco è un bundle di asset da 300 $ acquistato da Fntastic e utilizzato come base, senza neppure fare troppi cambiamenti, ma in realtà pare che ogni cosa nel gioco siano asset acquistati e incollati con lo scotch), e al fatto che TUTTO, ogni singolo elemento, fa pensare che The Day Before sia stato realizzato in fretta e furia in pochi mesi, cercando di salvare una faccia già compromessa da tempo.
Possiamo imparare qualcosa da tutto questo? Sì, e ancora una volta ha a che fare con l’hype smisurato, specie nei confronti di progetti che non solo provengono da studi poco noti, ma che non hanno mai dimostrato nulla nella loro carriera se non il classico tanto fumo e poco arrosto. Addio, Fntastic. Insegna agli angeli a pubblicizzare un MMO survival che non è un MMO survival…
Minchia ma paragonare Cyberpunk con questa truffa? Veramente? Siete il peggio.
Oh, e non era difficile: si parla esclusivamente del lancio delle versioni console, che erano ingiocabili, e si dice comunque che l’uscita di TDB è stata ben peggiore. Ma soprattutto, il pezzo si riferisce alla pubblicità fatta a entrambi i titoli prima della loro uscita.
Impariamo a leggere e comprendere prima di sentenziare, grazie.