Home Cinema Devil May Cry, l’anime Netflix rinnovato per la stagione 2… ne varrà la pena?

Devil May Cry, l’anime Netflix rinnovato per la stagione 2… ne varrà la pena?

La serie animata Devil May Cry, disponibile su Netflix e scritta da Adi Shankar (quel pazzo che di recente è andato a un evento WWE in cosplay di Dante), è stata rinnovata per una seconda stagione. Con oltre 5,3 milioni di visualizzazioni in una settimana, è evidente che si tratta di un prodotto che interessa agli spettatori e che ha incuriosito per diverse ragioni.

Innanzitutto, occorre dire che non si tratta di un adattamento 1 a 1 di quanto narrato nei celebri videogiochi Capcom. A prima vista, si potrebbe pensare di essere davanti a una sorta di prequel, ma non è neanche questo il caso. Adi Shankar, grande appassionato del franchise videoludico, ha voluto creare una sorta di mondo parallelo per riscrivere Devil May Cry e farne la sua versione, un po’ come successo per l’anime di Castlevania. Diciamo però che, per quanto concerne il diavolaccio spadaccino, non siamo rimasti così convinti come era accaduto invece per il racconto sui vampiri.

L’anime di Devil May Cry non è il primo adattamento che vediamo, esiste infatti una versione dello studio Madhouse risalente al 2007 che racconta un’avventura di Dante a cavallo tra il primo e il secondo videogioco. Qui invece siamo davanti a una prima stagione di 8 episodi realizzata da Studio Mir, che ha indubbiamente dei pregi, ma anche alcuni difetti evidenti che non ci hanno lasciati del tutto soddisfatti.

Parliamone, senza troppi spoiler.

Keep rollin’ rollin’ rollin’… un Devil May Cry a metà tra effetto nostalgia e tempi morti

Tra i punti forti della serie c’è sicuramente la scelta oculata dei brani che accompagnano per lo più le scene d’azione, così come le sigle di apertura e chiusura degli episodi. Tra Evanescence, Limp Bizkit, Rage Against the Machine e Casey Edwards, ci è sembrato di fare un tuffo nei primi anni 2000 grazie a queste leggendarie band e voci più che riconoscibili del metal.

D’altro canto, lo spirito di Devil May Cry è anche questo: botte da orbi con sottofondi musicali esaltanti, divertimento, qualche lacrimuccia nei momenti chiave di sviluppo della trama e tanto, tanto stile. Non si può dire che l’anime Netflix non sia stiloso, a partire dal design pulito e curato dei personaggi fino alla regia dei combattimenti, piacevoli da seguire e cattivi al punto giusto, tanto che avremmo voluto durassero di più.

Se questi momenti d’azione rispecchiano bene il Devil May Cry videoludico, le cose si complicano un po’ durante i dialoghi. La serie anime infatti si apre con un bell’incipit, per poi però perdersi in spiegoni monotoni e talvolta inutili: “show don’t tell” si dice, no? Il ritmo risulta altalenante e si arresta bruscamente all’episodio 6, dedicato interamente a un flashback, che tuttavia abbiamo apprezzato per la sua unicità e il suo stile differente dagli altri.

Per quanto riguarda il cast, l’anime concentra tutti i suoi sforzi su pochi personaggi. Il villain qui è inedito e abbastanza spaventoso, carismatico il giusto, con una buona backstory: il Bianconiglio sa essere crudele al punto giusto e il suo design ci è piaciuto molto, una buona aggiunta per rendere l’anime interessante. Tuttavia, la scrittura di Shankar dà moltissimo spazio a Lady, troppo in realtà, rendendola quasi il centro della narrazione e la vera eroina della storia. Insomma, Devil May Cry è Dante, ce ne siamo dimenticati?

Devil May Cry: tanta Lady e politica quanto basta

Come dicevamo, è evidente che il centro dell’azione ricada su Lady, un personaggio che tuttavia non presenta una caratterizzazione forte e convincente da reggere tutta questa attenzione. Il suo modo di parlare non è iconico, nell’insieme non ci è parsa così carismatica e ha contribuito ad appiattire un po’ il tutto.

Dante invece c’è, anche se in una versione più giovane e inconsapevole di sé (scopre i suoi poteri e le sue origini man mano). Questa scelta lo fa somigliare a tratti a Nero (Devil May Cry 4) più che al Dante dei videogiochi al quale siamo abituati. Tuttavia, abbiamo apprezzato il suo modo di fare beffardo e adorabile allo stesso tempo… un po’ meno le sue trasformazioni e l’utilizzo svogliato e goffo del 3D in alcune scene.

Per quanto riguarda il resto dei personaggi, fatta eccezione per il villain, Dante e Lady, tutti rimangono sullo sfondo (Vergil compreso, ahinoi), relegati a riempimento. Un po’ poco.

La serie animata di Devil May Cry è indubbiamente infarcita di critica sociale e politica, elemento chiave della narrazione e vero senso di ciò che guardiamo. La trama nel franchise videoludico non era così “profonda”, era più che altro un orpello basato su azione e caratterizzazione dei personaggi. Qui invece il massaggio arriva chiaro e diretto e si concentra sulla critica alla classe dirigente americana e al fanatismo religioso di cui è permeata. Si parla di accoglienza, pregiudizio, immigrazione, tutte cose dannatamente attuali che però stridono un po’ con lo spirito originale di Devil May Cry. Ripetiamo, è una riscrittura totale, però non tutti apprezzeranno questa deriva.

Devil May Cry, stagione 2: ne varrà la pena?

La serie animata Netflix di Devil May Cry è forte per quanto riguarda le musiche e le scene action, inoltre può essere apprezzata anche da chi non ha mai giocato un videogioco Capcom. Ma tutti gli altri? I fan dei videogiochi, chi conosce a menadito le avventure di Dante, Vergil e co. potrebbero non essere del tutto convinti da questi rimaneggiamenti (e noi facciamo parte di quest’ultima categoria).

Otto episodi non sono moltissimi e ci sentiamo comunque di dare una seconda chance a questo prodotto, anche se il finale non ci fa ben sperare. Avremmo apprezzato una maggior fedeltà, in generale, alle atmosfere e allo spirito dei videogames, un ritmo più coinvolgente e un cast più convincente. Forse in futuro, con l’arrivo sperato di Vergil, le cose si faranno più interessanti?

Non sappiamo ancora quando usciranno i nuovi episodi, ma state certi che ne riparleremo.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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