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Drova: Forsaken Kin | Recensione

In un contesto storico quasi interamente focalizzato sulla grafica e la potenza delle prestazioni, si tende spesso a mettere in secondo piano la vera essenza del contesto videoludico, che ricordiamo essere quella relativa al divertimento ed al coinvolgimento. Questa considerazione tuttavia è stata presa come mantra da diverse case di sviluppo, che hanno optato per fornire agli utenti nel corso degli ultimi anni delle esperienze profonde ma allo stesso tempo esteticamente bilanciate. Questa possibilità è stata offerta dalla pixel art, la quale ha permesso a titoli come Blasphemous e Bud Spencer e Terence Hill: Schiaffi e Fagioli (tanto per fare due esempi) di portare al pubblico prodotti interessanti ed allo stesso tempo sostenibili.

La filosofia è stata abbracciata anche dallo studio tedesco Just2D che, insieme a Deck13, ha deciso di portare sugli scaffali digitali di PC e console Drova: Forsaken Kin, un action-RPG in 2D che ha come scopo primario quello di omaggiare i grandi classici del passato, che rispondono ai nomi di Baldur’s Gate 2 e Gothic. Sarà quindi riuscita l’impreso del team indipendente? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!

Versione provata: PlayStation 5

Chi cerca Drova

L’incipit del gioco richiede come prima azione da compiere la creazione del personaggio, alla pari dei titoli GDR a cui si ispira. Successivamente, la produzione Just2D catapulta l’utente nel magico mondo celtico che funge da palcoscenico per il gameplay. La trama vede il mondo nel pieno di una grande crisi alimentare e sociale dove alcuni Druidi decidono di partire in missione alla ricerca di un luogo che possa ospitare l’umanità. Al loro ritorno, i saggi portano con sé un oggetto magico in grado di condurre il popolo verso la terra promessa di Drova. La storia pone quindi l’attenzione in un avventuriero che, dopo aver seguito le orme di una coppia di druidi intenti nel ricercare l’ingresso di questo paradiso, vengono sorpresi da un’entità oscura, che li trasporta in un luogo oscuro.

L’ambientazione originariamente pensate come benedetta, risulta infatti una sorta di prigione per tutti coloro che vi entrano, e gli esseri umani che la abitano sono polarizzati in due schieramenti contrari, con conseguenti decisioni contrastanti su come accogliere gli eventuali forestieri. All’interno di questo contesto sociale, l’alter ego digitale è quindi chiamato ad allearsi con una fazione al fine di cercare una soluzione per il proprio problema ed al contempo sopravvivere all’ambiente ostile, disseminato di mostri della peggior specie.

Mondo aperto, troppo aperto

Le briglie che costringono Drova: Forsaken Kin si sciolgono molto in fretta dal punto di vista del gameplay. Dopo le sequenze introduttive difatti, il mondo di gioco viene letteralmente messo nelle mani del giocatore, il quale può tranquillamente esplorare a piacimento quasi tutte le aree disponibili. Questa risulta tuttavia un’arma a doppio taglio, visto che l’eccessiva libertà genera, oltre allo smarrimento, anche l’approdo in zone eccessivamente avanzate, che quindi sanciscono la morte immediata del protagonista e la conseguente frustrazione nell’utente. Allo stesso tempo la totale assenza di indicatori per il completamento delle diverse missioni e la mancanza di una qualsiasi forma di viaggio rapido, richiama una sensazione eccessivamente hardcore del passato che, dobbiamo essere sinceri, non convince fino in fondo.

Le attività da svolgere godono però di un’interessante trama, che spinge l’utente a completarne il maggior numero possibile in modo da conoscere l’epilogo di ogni vicenda a schermo (oltre alla storia principale, si intende). Molto spesso vi sono infatti svariati metodi di risoluzione; le decisioni che in quei frangenti si prederanno andranno a modificare drasticamente gli eventi e le relazioni del mondo, quindi delle fazioni.

Insieme all’esplorazione ed al completamento delle quest, vi è ovviamente il combattimento come pilastro centrale dell’esperienza creata dal team tedesco. Questo comparto non è affatto banale: le sequenze d’azione di Drova vanno rapidamente pianificate e gestite, visto e considerato che, a differenza delle armi, le armature non sono affatto presenti in grande numero. Il tempismo durante gli scontri è la qualità necessaria richiesta dal titolo, insieme naturalmente alla padronanza degli strumenti offensivi e delle magie apprendibili durante l’avventura.

Potenziarsi per cercare di sopravvivere

Come detto in precedenza, il mondo di Drova: Forsaken Kin non è affatto semplice da domare. In primo luogo, la maggior parte delle creature che generano esperienza non riappare dopo la sconfitta. Viene quindi da sé che durante la fase di game design, gli sviluppatori non hanno ritenuto giusto far potenziare troppo il protagonista, onde evitare eccessiva sicurezza nel giocatore. In determinate situazioni ciò può portare ad uno sbilanciamento delle forze in gioco, rendendo la produzione tedesca non adatta a coloro che ricercano un GDR abbordabile e semplice da controllare.

Ciononostante, grazie ai punti ottenuti aumentando di grado, verrà data la possibilità di decidere se sbloccare nuove mosse connesse alle armi, oppure potenziare forza e destrezza, aumentando le caratteristiche generali del personaggio, consentendogli di brandire lame ancora più potenti e pesanti. I medesimi skill points, potranno anche essere impiegati per apprendere nuove abilità, come ad esempio la capacità di scuoiare animali o lo scassinamento, rendendo ancora più cerebrale la spesa di questi, vista appunto la complessità data per guadagnarli.

Arte in movimento

Esteticamente parlando, l’opera targata Just2D è un quadro interattivo. La pregevole pixel art messa in campo dalla squadra teutonica trasmette una sensazione superba agli occhi, rendendo le ambientazioni e le atmosfere vive e vibranti. Che si attraversi una palude oppure le profondità di un dungeon sotterraneo, il reparto artistico di Drova: Forsaken Kin non manca mai un colpo, donando degli scorci paesaggistici eccellenti come pochi altri.

Per quanto concerne invece il lato tecnico, qualche acciacco in termini di fluidità si riscontra durante le fasi più concitate che, pur non inficiando completamente il corso delle azioni, stona con la meccanica di combattimento. Buone infine le musiche, che riescono ad accompagnare, laddove presenti, le sequenze a schermo in maniera convincente e per nulla invasiva.

Ringraziamo Focus Entertainment per il codice review fornitoci.

7.6
Riassunto
Riassunto

Drova: Forsaken Kin è un buon omaggio alle opere GDR del passato. Il titolo Just2D riesce a coinvolgere occhi e cuore grazie ad un comparto artistico eccellente e ad un gameplay coinvolgente e complesso. Per quanto alcune pecche di sbilanciamento e di poca qualità della vita non gli consentano di raggiungere gli apici della valutazione, il titolo tedesco è più che consigliato ai veterani di giochi come Gothic o Baldur's Gate.

Pro
Artisticamente sublime Un vero GDR vecchia scuola...
Contro
...forse troppo Le poche indicazioni su cosa fare possono far smarrire Purtroppo solo in inglese
  • Concept & Trama7.5
  • Gameplay7.5
  • Comparto Artistico8.5
  • Comparto Tecnico7
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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