Quando nel 2020 fu annunciato che le menti dietro Suikoden si sarebbero riunite per dar vita a una nuova produzione che divenisse l’erede spirituale della saga ormai dimenticata da Konami, i fan dei JRPG drizzarano immediatamente le orecchie. Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes iniziò il suo ciclo produttivo grazie ad una campagna su Kickstarter, che fu di straordinario successo, e l’ormai purtroppo compianto Yoshitaka Murayama, game director dei primi due episodi della serie, portò a compimento la sua intenzione di far tuffare nel passato gli appassionati di giochi di ruolo giapponesi. Ma come è andato questo viaggio nel tempo? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Ribelli contro l’Impero del Male
La storia di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes inizia quando una spedizione composta da rappresentanti dell’Impero Galdeano e della Lega dei regni indipendenti parte per indagare su misteriose rovine. Tra i partecipanti alla missione vi è anche il nostro protagonista, Nowa, che appartiene ad una squadra di avventurieri chiamata La Guardia. Questa squadra agisce come un team di mercenari sovvenzionato dallo stato, e viene assegnata a diverse missioni. Garr, un uomo bestia simile ad un lupo, funge da leader del gruppo. Il personaggio successivo che ci viene presentato è Mio, una spadaccina orientale con lunghi capelli scuri. Infine, l’ultimo membro che incontriamo è Lian, una giovane ragazza con i capelli rosa brillante e un bel caratterino.
Di contro, nel team imperiale, troveremo Seign, il rampollo di una famiglia nobile che presto diverrà il nostro amico-rivale. All’interno delle rovine vengono scoperti degli artefatti in grado di amplificare il potere delle lenti runiche, il mezzo tramite il quale gli abitanti del mondo di Allraan riescono ad usare la magia. A fronte di questa scoperta, il Duca Aldric, un bieco nobile imperiale, decide di andare a fondo su quale sia la vera essenza delle lenti runiche, e inizia quindi la sua campagna militare di invasione contro la Lega delle Nazioni e la sua leader, Perrielle Grum. In tutta risposta Nowa deciderà quindi di mettere insieme un piccolo esercito di ribelli, per fronteggiare la minaccia imperiale.
Come potranno apprezzare gli storici fan di Suikoden, la storia di Eiyuden Chronicle parte proprio dagli stessi stilemi che le precedenti opere di Murayama avevano tracciato: trame politiche fungono da filo conduttore per la vicenda, ma presto l’elemento centrale del gioco diviene il reclutamento di nuovi compagni, inizialmente soltanto per il combattimento e missioni speciali, e in seguito anche per espandere un castello fatiscente.
Il nostro quartier generale verrà restaurato dopo una grande battaglia e diverrà un fiorente rifugio per le persone colpite dalla guerra. Per potenziare a dovere il nostro esercito, avremo bisogno di alleati adeguatamente addestrati che rintracceremo in tutto il mondo. Per alcuni di loro dovremo solo fare un po’ di opera di persuasione, mentre per altri dovremo prima trovare un oggetto specifico, sconfiggerli in un duello o pagarli a caro prezzo. L’obiettivo finale è, come di consueto, arrivare a reclutare gli oltre cento personaggi per sbloccare il finale migliore.
Sia ben chiaro, la trama segue una sua direzione e non cerca di sorprenderci con nulla. È un peccato, perché chi è esperto di JRPG potrebbe trovare difficile farsi coinvolgere dalla storia. L’aspetto positivo è che la maggior parte dei personaggi, o almeno quelli che svolgono il ruolo di protagonisti, sono ben scritti e sfaccettati.
“Rimettiamo insieme la banda!”
Ovviamente le somiglianze di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes con Suikoden non si limitano solo agli aspetti della storia e alla possibilità di reclutare i personaggi, ma sono visibili anche nell’impostazione del gameplay. Proprio come nella saga Konami, i combattimenti si svolgono a turni, con un party composto da sei elementi che, a seconda dei rapporti personali che intercorrono tra loro, possono unire le proprie forze per scatenare delle potenti mosse di gruppo. Ma sono presenti anche delle battaglie tattiche di larga scala, dove il nostro esercito affronterà quello nemico in campo aperto.
Passeremo molto tempo a sviluppare il nostro castello, a raccogliere le risorse necessarie per farlo, a cercare altri eroi reclutabili, la cui presenza nel quartier generale ne permetterà l’ulteriore espansione. Anche gli appassionati di minigiochi e attività secondarie di ogni tipo saranno soddisfatti. Sono presenti tutte le classiche attività dei JRPG, come la pesca e un gioco di carte, ma anche l’allevamento e le corse di creature simili a polli troppo cresciuti, gare di navi nel deserto, le competizioni di cucina e uno sfacciato clone di Beyblade. Ognuna di queste attività è collegata a un personaggio da reclutare, il che aggiunge qualche ora al tempo di gioco se si vuole completare il tutto.
Concentrandosi solo sulla trama principale occorrono circa 30 ore a difficoltà normale per completare Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, mentre se vogliamo provare a svolgere tutti i compiti secondari, il tempo trascorso con il gioco sarà almeno raddoppiato.
Un tributo ai classici, anche se senza i necessari miglioramenti
L’ultima opera di Murayama adotta però anche delle scelte di game design che nel 2024 devono essere ritenute quanto mai divisive. La decisione di implementare gli incontri casuali rispetto a visualizzare i nemici a schermo nelle location di gioco non sarebbe stata necessariamente un grave problema, se non fosse che alcune missioni ci richiedono di affrontare dei nemici specifici, e talvolta dobbiamo attendere molto tempo prima della loro comparsa.
Si fa fatica anche a comprendere il motivo per il quale l’inventario abbia degli slot disponibili limitati, il che ci porta talvolta a dover abbandonare degli oggetti per strada per poter scoprire cosa possiamo raccogliere in un determinato punto. Riteniamo inoltre che anche la decisione di non includere la possibilità di salvare in qualsiasi punto del gioco sia fuori dal tempo.
È un peccato perché il gioco è visivamente piuttosto affascinante e non piacerà solo agli appassionati di JRPG come Secret of Mana o Chrono Trigger. I personaggi sono stati progettati con cura e si muovono attraverso il mondo come sprite in 2D. Con profondità di campo ed eleganti effetti di luce e acqua, viene creato un rinfrescante ibrido grafico alla Octopath Traveler o Live A Live. Solo la mappa del mondo sembra un po’ senza vita e priva della necessaria cura dei dettagli. Qui gli sviluppatori avrebbero potuto optare anche per un look retrò con vista a volo d’uccello.
Il punto di forza è invece la direzione artistica. Il mondo di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è geograficamente e culturalmente vario. Gli artisti hanno fatto del loro meglio per dare un aspetto unico a ogni luogo, con una particolare attenzione al design dei nemici e dei boss.
Il gioco fa un’impressione migliore per quanto riguarda la colonna sonora: le sue melodie orecchiabili e suggestive non hanno nulla da invidiare ai classici del genere come Secret of Mana o Lufia. Anche il doppiaggio, disponibile unicamente in inglese e in giapponese (al contrario della traduzione testuale, dove è presente l’italiano), è impressionante. C’è molto umorismo che fortunatamente non è troppo sciocco o imbarazzante e incorpora abilmente alcune gag divertenti.
Per quanto concerne l’aspetto tecnico, la gamma di opzioni a nostra disposizione è estremamente scarna, e permette di selezionare solo la risoluzione di gioco, la resa a 30 o a 60 frame al secondo e l’abilitazione della profondità di campo. Il supporto a Steam Deck è invece eccellente, e l’esperienza sulla portatile Valve risulta particolarmente godibile.
Un viaggio nel tempo
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è un gioco che fa della nostalgia il suo punto di forza e che vuole essere più di un semplice omaggio ai giochi dell’epoca d’oro di questo genere, ma talvolta si spinge troppo in là, sconfinando nell’archeologia videoludica. Per fortuna le sue scelte divisive di game design non compromettono un’esperienza che è nel complesso molto positiva, a tratti brillante, che piacerà particolarmente agli amanti dei JRPG retrò, come nell’obiettivo dello studio di sviluppo Rabbit & Bear.
La passione del team di Murayama si avverte fin dall’inizio della storia e anche nel gameplay. Eiyuden spinge il collezionista che è in noi a cercare potenziali compagni nelle città ed espandere il nostro castello con il loro aiuto. I dungeon non sono mai così lunghi da sembrare ripetitivi e i personaggi principali non hanno tratti fastidiosi che li facciano risultare insopportabili, il che non è affatto scontato. Per un JRPG retrò che avrebbe potuto rimanere fin troppo ancorato nel passato della storia videoludica questo rimane un gran risultato complessivo.
Ringraziamo 505Games per il codice review fornitoci.
Riassunto
Riassunto
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è a tutti gli effetti l’erede spirituale della serie Suikoden. Lo studio Rabbit & Bear ha creato un gioco che, grazie alla sua passione, riesce ad accontentare chi ha nostalgia della serie di JRPG di Konami, pur lasciando alcune perplessità per chi ne è a digiuno.
Pro
Grande varietà di personaggi da reclutare Sistema di combattimento piacevole Buona grafica e colonna sonoraContro
Alcune scelte di gameplay sono troppo ancorate al passato La trama si rifà a troppi stereotipi di Suikoden- Concept & Trama8
- Gameplay7.5
- Comparto Artistico8.5
- Comparto Tecnico8
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