La Federal Trade Commission (FTC) ha annunciato l’avvio della distribuzione di oltre 72 milioni di dollari in rimborsi a circa 629.000 giocatori di Fortnite. Questa operazione segna una tappa significativa nella controversia tra l’agenzia federale ed Epic Games, accusata di aver adottato pratiche ingannevoli per spingere gli utenti a effettuare acquisti non intenzionali.
Ogni giocatore coinvolto riceverà un rimborso di circa 114 dollari, purché abbia presentato correttamente una richiesta all’FTC. Questo primo round di rimborsi si concentra sugli acquisti effettuati per errore a causa di interfacce e meccaniche di gioco progettate in modo poco trasparente. I pagamenti verranno distribuiti tramite assegni o trasferimenti PayPal. L’FTC raccomanda di incassare i rimborsi digitali entro 30 giorni e quelli cartacei entro 90 giorni. Per eventuali dubbi, è disponibile un servizio di supporto dedicato.
La decisione si inserisce in un accordo più ampio raggiunto nel 2022, quando Epic Games accettò di pagare una somma record di 520 milioni di dollari. Le accuse includevano violazioni del Children’s Online Privacy Protection Act e l’utilizzo di strategie di manipolazione psicologica, note come dark patterns, per indurre milioni di giocatori a spendere denaro involontariamente.
Queste tecniche, secondo l’FTC, includevano menu confusi, posizionamenti strategici di pulsanti e altre scelte di design che sfruttavano le abitudini e le disattenzioni degli utenti per massimizzare le entrate.
L’apertura delle richieste di rimborso solleva inevitabilmente la questione delle frodi. Come distinguere tra un acquisto genuinamente non intenzionale e una richiesta opportunistica? La difficoltà di provare la natura accidentale di un acquisto espone il sistema a possibili abusi. Tuttavia, l’entità della somma stanziata da Epic Games dimostra quanto sia cruciale per l’azienda affrontare il problema, salvaguardando al contempo la sua reputazione.
La vicenda mette sotto i riflettori il controverso modello economico del live service, che genera entrate miliardarie attraverso microtransazioni. Sebbene gli acquisti in-game siano ormai una prassi consolidata, soprattutto nei giochi multiplayer, molti utenti lamentano interfacce progettate in modo fuorviante. Errori apparentemente innocui, come un clic sbagliato o una scarsa chiarezza sui costi, possono trasformarsi in spese non desiderate.
La pressione esercitata dalle autorità regolatorie potrebbe spingere le aziende a rivedere le proprie strategie di design, promuovendo maggiore trasparenza e protezione per i consumatori. Il caso Epic Games rappresenta un precedente importante per l’industria videoludica. L’impatto economico e mediatico di una multa da centinaia di milioni di dollari è un chiaro avvertimento: i giocatori, soprattutto i più giovani, devono essere tutelati da pratiche predatorie.
Seppure le interfacce ingannevoli non siano un’esclusiva di Fortnite, il successo del titolo amplifica la portata del fenomeno e accende i riflettori sull’intero settore. Con l’aumentare delle iniziative legali e delle regolamentazioni, il mondo dei videogiochi potrebbe essere costretto a una svolta verso pratiche più etiche e rispettose dei consumatori.
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