È un quadro decisamente preoccupante quello che ci si para davanti dopo circa un mese e mezzo dall’uscita dei tre principali sparatutto della stagione autunnale. Battlefield 1, Titanfall 2 e Call of Duty: Infinite Warfare hanno raccolto i vari frutti del duro lavoro di DICE, Respawn Entertainment e Infinity Ward, ma quanti di questi possono davvero ritenersi soddisfatti di questo finale del 2016? L’anno che si appresta alla conclusione è testimone di una netta sconfitta da parte di quella fetta di mercato che fino a pochi anni fa era sinonimo di introiti sicuri per le casse delle producer house, ossia gli FPS. Il boom degli sparatutto in prima persona competitivi, avvenuto ormai circa 10 anni fa, ha forse visto smarrire i propri effetti? Probabile, ma alla base sembrano esserci ben altri motivi dietro all’insuccesso dei 2/3 degli FPS di quest’anno.
Il discorso, quindi, sulla sconfitta generale degli FPS si può estendere in realtà ad una parte degli sparatutto competitivi usciti in questi mesi. Battlefield 1, infatti, ha dal canto suo raggiunto una quasi perfezione tra le richieste dei giocatori e la sana offerta videoludica, fatta di alta qualità e di una buona varietà. Il gioco di DICE, campione di incassi e che ha stracciato i dati di vendita di Battlefield 4 e Battlefield Hardline, non è partito inizialmente con tante speranze, come gli stessi sviluppatori ammisero durante l’E3. Il giovane pubblico era veramente disposto ad esplorare un gioco basato su un periodo storico così arretrato, come la Prima Guerra Mondiale? Il giocatore navigato era davvero interessato ad abbandonare gli ormai sempre più frequenti contesti futuristici? Un bel rischio, per DICE e per EA, che è stato però premiato (e giustamente, vista la qualità del prodotto) con ottimi risultati. Gli splendidi scenari ricostruiti e basati su questa finta Grande Guerra che fa da sfondo all’intero gioco, le armi con una straordinaria componente quasi steampunk per adattarle ad un gameplay tipico di Battlefield. Poca, pochissima effettiva realtà storica, tanto invece lo sfruttamento di un inedito contesto per proporre qualcosa di nuovo. Un successo che sta alla base della sconfitta dei restanti due sparatutto? Forse. Ma del resto, Battlefield non ha mai deluso, a parte qualche piccolo passo falso (e, tra questi, chi scrive non include Battlefield Hardline che è stato ingiustamente sottovalutato e criticato, per mia modestissima opinione), ed era prevedibile che il gioco non deludesse le aspettative. Quelle che invece hanno deluso gli altri contentendi al trono.
Titanfall 2 è forse il miglior FPS dell’anno, e lo diciamo ben consapevoli del suo valore. Come vi abbiamo raccontato ampiamente nella nostra recensione, il sequel del gioco di Respawn Entertainment è una perla, in tutto e per tutto, e corregge anche vari difetti di Battlefield 1. Una campagna single player bella e coinvolgente, un multiplayer affinato e migliorato rispetto a quello che era giò stato apprezzato sul primo capitolo. Ma se andiamo a vedere le vendite, Titanfall 2 rappresenta ad oggi una Caporetto per Electronic Arts. Le copie retail vendute sono poche, quelle digitali ancora meno, e sembra che solo il suo arrivo su PS4 abbia migliorato una situazione che poteva essere potenzialmente distruttiva per la serie. Per quale motivo un gioco come Titanfall 2, che meritava e merita tutt’ora il giusto riconoscimento, non ha reso quanto EA sperava? La risposta potrebbe essere da attribuire non solo ad un marchio ancora debole, rispetto ai suoi più blasonati avversari, ma anche ad una finestra di lancio a dir poco insensata, fissata 7 giorni dopo Battlefield 1, e che certamente ha segato le gambe in partenza a quello che si prefiggeva come un interessantissimo titolo. Davvero, l’insuccesso di Titanfall 2 è inspiegabile, probabilmente ancor più inspiegabile del grande successo di Battlefield 1. Indice, forse, del fatto che il mercato degli FPS inizia ad essere inevitabilmente saturo di offerte, se consideriamo inoltre che l 2016 è stato anche l’anno di Overwatch e di DOOM.
Infinite Warfare è invece indubbiamente lo specchio di quello che una software house non dovrebbe mai fare: andare contro l’utenza. Un’utenza stanca di futuro, stanca di capitoli che hanno spinto le potenzialità di Call of Duty ben al di là di quello che si poteva pensare giocando nella Berlino di World at War o nel Medio Oriente di Modern Warfare. Esoscheletri, battaglie spaziali, armi laser, Infinite Warfare ha proseguito la rivoluzione iniziata con Advanced Warfare prima e con Black Ops III poi, senza alcun cambio di rotta, cosa che invece Battlefield 1 ha fatto. I frutti si sono visti, nel caso del titolo DICE, ma com’è andato il nuovo Call of Duty? In poche parole, un mezzo disastro. Forse non a livello di vendite (che comunque sono andate molto male rispetto agli standard della serie), ma sicuramente a livello di utenza interessata, di giocatori attivi e di positive reazioni da parte del mercato e della critica. Noi stessi, dopo aver provato per ore e ore l’FPS di Infinity Ward, abbiamo individuato un quadro complesso per il gioco, fatto di tante idee fuse e rimescolate per un titolo senza una reale identità. L’insuccesso non è stato però tanto nella formula di base, rimasta più o meno invariata rispetto ai suoi predecessori, quanto nell’effettiva richiesta del pubblico, completamente differente da quello che è Infinite Warfare. La stragrande maggioranza dei giocatori chiedeva un Call of Duty più aderente alla “realtà”, con quante più virgolette possibili ovviamente, e Infinity Ward non li ha accontentati. Quel che di buono abbiamo trovato nel gioco ci fa ben sperare in una ridefinizione della serie, con nuovi canoni e nuove regole da seguire. Ma il 2016 è stato un anno decisamente buttato per Activision, sul fronte COD.
Una rapida analisi, di quelli che sono stati gli FPS di quest’anno, quale pensiero potrebbe portare? A mio avviso, molto semplicemente, porta a questo: gli FPS sono stati sonoramente sconfitti. L’utenza, evidentemente delusa dagli ultimi anni e desiderosa di poggiare le proprie mani su altri lidi, ha preferito spendere i propri sudati risparmi in altre produzioni come Watch Dogs 2, Final Fantasy XV, Dead Rising 4, The Last Guardian, World of Final Fantasy, Dishonored 2. Questo a discapito di una categoria che fino a pochi anni fa, come ho ricordato in apertura, era considerata una fonte di guadagno sicura. Lo scherzetto che il 2016 ha giocato a Titanfall 2 e Infinite Warfare potrebbe costare molto caro. Se per il secondo una cancellazione rimane un’idea troppo remota, vista la comunque immensa mole di guadagno rappresentata da Call of Duty per Activision, per Titanfall 2 le cose potrebbero essere molto differenti. Voci di corridoio parlano di screzi tra Respawn Entertainment ed EA, a causa della finestra di lancio e dei ricavi, ma restano solo supposizioni. Quello che è certo è che oggi, 7 dicembre 2016, possiamo già decretare l’FPS vincitore di quest’anno: Battlefield 1. Non il migliore, non il più completo, non il titolo che tutti aspettavano e che tutti desideravano. Ma quello che ha saputo accontentare più utenza possibile e che soprattutto non ha deviato dai binari qualitativi di una serie che ci ha sempre abituati bene. Cosa attende gli FPS, in futuro? Ancora non si sa, ma potrebbe essere un futuro molto più problematico di quello che avremmo potuto prospettare fino a qualche mese fa. Gli sparatutto, forse, stanno iniziando a stancare il pubblico…
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