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Ho rigiocato a Call of Duty: Infinite Warfare, e… | In verità vi dico

Era un lunedì, un caldo lunedì. Era quel 10 giugno 2019 in cui stavo aspettando il tour de force che mi attendeva per l’E3 2019 di lì a poco: PC Gaming, Ubisoft e Square-Enix, il tutto dal tardo pomeriggio fino alla mattina del giorno dopo. Ed ero a casa di mio fratello, con il suo PC da gaming (e la tentazione di testare Sea of Thieves su un computer performante è stata tanta, ma non ne ho avuto la forza) e la sua PlayStation 4. Poteva essere il pomeriggio giusto per iniziare finalmente Ni No Kuni II, che ho pronto da diversi mesi per essere giocato, ma la copia era rimasta a un centinaio di chilometri di distanza. E quindi, dopo aver acceso la PS4, decido di avviare un gioco che non toccavo da quasi una vita. Il gioco che forse non avrei voluto mai più toccare. Call of Duty: Infinite Warfare.

Sarà che era uno dei pochi giochi sulla console, insieme a Red Dead Redemption II (sì, dovrei riprendere in mano l’online, ma chi ha voglia in questo momento?), Borderlands GOTY (già finito a casa) e Rogue Galaxy (no, niente, non ce la faccio proprio a finirlo, gli ambienti sono tutti dannatamente uguali ed è peggio di un labirinto). Sarà che di recente mi è capitato di vedere qualche gameplay su YouTube di Velox e altri eminenti pro player di Call of Duty, che sapevano in qualche modo far apprezzare anche un gioco come Infinite Warfare che a me, personalmente, ha sempre deluso sin dal lancio. Sarà che, seppur con tutti i difetti del mondo, un’oretta a COD non si rifiuta mai, specie per chi come me ormai mastica la serie da quasi 11 anni. Chissà per quale motivo, ma è scaturita in me la voglia di (ri)provare Infinite Warfare, e devo essere sincero: l’impatto non è stato come me lo ricordavo. È stato migliore di così.

Sia chiaro, la tendenza a rivalutare un capitolo della serie di Call of Duty dopo anni dalla sua uscita è una pratica risaputa. Io non lo dimentico, care ragazze e cari ragazzi. Io, che ho vissuto in prima persona ogni anno ogni capitolo del franchise dal lontanissimo Call of Duty 3, ricordo benissimo l’ondata di sterco che puntualmente veniva lanciata addosso ai vari videogiochi ogni qualvolta che questi venivano lanciati sul mercato, e il mea culpa che una grandissima fetta di giocatori faceva dopo parecchio tempo, rivalutando ciò che aveva tanto odiato in precedenza. Non dimentico MW3, da tutti visto al lancio come la brutta copia di MW2 e oggi idolatrato come uno dei migliori capitoli della serie. Non dimentico il trattamento riservato a Call of Duty: Ghosts, gioco con i suoi pregi e i suoi grandi difetti che ha vissuto due vite: nel primo anno di vita venne considerato il diavolo incarnato sotto forma di un software, dal secondo anno in poi in moltissimi iniziarono a rimpiangerlo e a chiedere a gran voce un sequel che, fatevene una ragione, non arriverà mai. Non dimentico neppure Advanced Warfare. Tacciato come la rovina di Call of Duty nel 2014, mentre oggi mi capita di leggere decine di commenti addirittura nostalgici riguardo il gioco di Sledgehammer.

Perciò, insomma, cambiare idea riguardo Call of Duty sembra essere una pratica abbastanza comune e ricorrente. Ma sebbene non mi sia mai capitato di cambiare idea riguardo un capitolo precedente, devo dire che con Infinite Warfare è accaduto quello che potrei considerare un piccolo miracolo. Sia chiaro sin da subito, questo mio pensiero non andrà a cozzare con la corposissima recensione che vi propinai nel 2016 in merito all’opera di Infinity Ward. Un gioco che condannai per alcune ottime idee sprecate malamente, come una campagna single player che poteva avere spunti interessanti dalla modalità YOLO invece relegata a contenuto “endgame” del quale nessuno poteva interessarsi, o anche per il trattamento riservato al carismatico (ma dove?) villain interpretato da Kit Harrington di Game of Thrones. Però devo essere sincero: il multiplayer me lo ricordavo molto peggio.

Se qualcuno ne avesse curiosità, qui vi lascio la nostra recensione di Call of Duty: Infinite Warfare.

Anche quando Infinite Warfare era nel fior fiore dei suoi anni, anche se nel suo caso sarebbe meglio parlare di fior fiore dei suoi mesi o addirittura settimane, non ha mai avuto un grande appeal su di me. Sono, nonostante gli oltre 10 anni di militanza sulla serie, un giocatore che si concede di tanto in tanto un match nel multiplayer. Call of Duty è sempre stato bravo in questo, e per questo aspetto l’ho spesso preferito a Battlefield: ho mezz’ora di tempo prima di uscire e non so cosa fare? Perfetto, si accende COD e si fanno 2/3 partite in tutta tranquillità, cosa che il rivale non permette per le sue notevoli dimensioni e proporzioni del conflitto. Nell’anno di Infinite Warfare, però, questa cosa non è praticamente mai avvenuta. Se non in occasione della stesura della recensione, o dell’arrivo dei 4 DLC nei mesi successivi, niente mi ha mai spinto ad accedere al multigiocatore tradizionale di Infinite Warfare. L’unica attività prolungata nel tempo (o quasi) è stata votata alla modalità Zombies, che come ho sempre sostenuto aveva una sua identità definita e che la differenziava abbastanza nettamente dalle vicende di Treyarch ben più famose.

Call of Duty Infinite Warfare

Infinite Warfare non ha certamente mai brillato per originalità. La stessa struttura del gameplay ricalca pressocché alla perfezione quella di Treyarch per Black Ops III, che a sua volta evolveva e dosava gli esoscheletri introdotti in Advanced Warfare per creare un combat system ibrido. Di conseguenza, anche le armi e le mappe si sono adattate a quello che era il corso dell’epoca di Call of Duty, spingendo però il periodo storico nel futuro più lontano mai visto prima nella serie. Tra armi laser e ambientazioni fantascientifiche nei pressi di stazioni spaziali e buchi neri con scenografie alla Interstellar, è innegabile che l’opera di Infinity Ward avesse una certa dose di carisma, risultando però particolarmente inefficace nel puro intrattenimento per il quale era stata progettata. Gli sbilanciamenti, specialmente all’inizio, erano all’ordine del giorno; alcune mappe erano clamorosamente sbagliate nel level design; le scorestreaks e il sistema di “Eroi” (ogni personaggio aveva le sue abilità da assegnare a inizio partita) provocavano più di un grattacapo a chi cercava un’esperienza più tranquilla e riflessiva.

Non che Call of Duty sia mai stato particolarmente tranquillo e riflessivo, ma quella di Infinite Warfare è in assoluto l’esperienza più rapida e frenetica di sempre per la serie, che in quel caldo lunedì pomeriggio ho riscoperto come qualcosa di perfetto per quel momento. Non privo di difetti, come ho già ricordato. Sicuramente però la peggior fetta di giocatori di cui sopra, coloro disposti a snaturare il gioco pur di vincere, se n’è andata nel corso degli anni che sono passati dall’uscita del gioco, e questo ha agevolato l’esperienza di chi coloro invece continuano a popolare i server. Quella di IW oggi, per quel che ho potuto constatare in circa 4 ore di gioco, è un’esperienza che torna ad essere fruibile anche per coloro che non giocano intensamente a Call of Duty, e che non hanno livelli insormontabili di skill. Uno dei più grossi problemi di Infinite Warfare, così come lo fu per Advanced Warfare e Black Ops III, fu proprio legato alla loro natura fortemente votata al gioco meno intuitivo rispetto al passato, e forse è stato anche questo il motivo dell’allontanamento dei giocatori dalla serie, non più in voga come la era fino a sei o sette anni fa.

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Con i tryharder ormai distanti e divisi tra Call of Duty: WWII (che ho scoperto essere ancora particolarmente popolato) e Black Ops 4, il multiplayer di Infinite Warfare è molto, ma molto più godibile. Non sempre, non ovunque, non a qualsiasi condizione. Il livello imbarazzante di time-to-kill fa spesso salire il nervoso, così come alcune armi chiaramente troppo sbilanciate. Oppure il continuo passaggio da mappe claustrofobiche ad altre con un level design votato agli ampi spazi aperti. Se però un forte dissidente come me di questo controverso gioco della serie, probabilmente il più controverso in assoluto dell’intero franchise, è stato capace di cambiare idea, questo potrebbe capitare anche a voi.

Con questo, non vi sto certamente dicendo che Infinite Warfare vada rivalutato nettamente in positivo. Certo è che la mia ultima esperienza con il gioco è stata abbastanza positiva, molto meglio di quanto mi ricordassi. Fossi in voi, proverei a dare una nuova chance a Infinite Warfare, magari se non avete acquistato Black Ops 4 e siete in attesa del reboot di Modern Warfare in arrivo a ottobre. È sempre interessante notare, comunque, come il progressivo allontanamento dai server della più grande fetta di videogiocatori corrisponda spesso, nella storia di COD, ad un miglioramento del clima nel comparto multigiocatore. Forse per come è stato strutturato, in una formula che da anni, tra killstreak e scorestreak, spinge alle misure meno ortodosse possibili per vincere i match. Forse per i giocatori stessi, che preferiscono farsi odiare che puntare a vivere un’esperienza un po’ diversa dal solito. Mah, chissà. Difficile trovare una spiegazione definitiva all’annosa questione. Nel frattempo che cercate una risposta, fatevi una partita a Infinite Warfare. Magari potreste inaspettatamente trovarlo tutto sommato divertente, come è capitato a me.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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