Home Videogiochi News Il padre di Final Fantasy sostiene che i videogiocatori non vogliono protagonisti brutti

Il padre di Final Fantasy sostiene che i videogiocatori non vogliono protagonisti brutti

Negli ultimi anni, con la crescita di aziende specializzate in Diversity, Equity and Inclusion (DEI) come Sweet Baby Inc., abbiamo visto un’evoluzione nel design dei personaggi nei videogiochi, con scelte spesso audaci e non convenzionali. Tuttavia, Square Enix si è sempre distinta per uno stile estetico unico, particolarmente apprezzato dai fan per la sua capacità di creare personaggi accattivanti e visivamente memorabili.

In una intervista con la rivista Young Jump, il celebre sviluppatore Tetsuya Nomura, mente creativa dietro la saga di Final Fantasy, ha condiviso il suo processo di design, concentrandosi in particolare sul recente Final Fantasy VII Rebirth. Nomura ha discusso la sua filosofia artistica e il motivo per cui i protagonisti dei suoi giochi sono spesso esteticamente “cool”, esplorando anche come questo approccio influenzi la relazione emotiva tra il giocatore e i personaggi.

Quando gli è stato chiesto il motivo dietro la costante bellezza dei protagonisti, Nomura ha rivelato che tutto nasce da un ricordo dei tempi del liceo:

Quando ero al liceo, un compagno di classe stava giocando a un gioco in cui il protagonista non era attraente. Mi disse: “Perché devo essere brutto anche nel mondo di gioco?” e questo mi fece davvero una forte impressione.

Questo episodio ha influenzato profondamente la sua filosofia di design, spingendolo a creare personaggi che fossero non solo belli, ma capaci di generare empatia e connessione emotiva con i giocatori.

Tuttavia, Nomura è consapevole del delicato equilibrio tra estetica e coerenza narrativa. Se il design è troppo audace o fuori dagli schemi, rischia di stonare con il contesto del gioco e di rendere difficile l’identificazione del giocatore con il personaggio:

Se si cerca di renderli inconsueti, si finirà con un personaggio troppo distinto e difficile con cui empatizzare.

Questo approccio è perfettamente evidente in Final Fantasy VII Rebirth, dove Nomura ha potuto sviluppare ogni personaggio da zero, dotandoli di personalità e caratteristiche uniche. Pur presentando tratti eccentrici, ogni personaggio mantiene un’identità ben definita, risultando in un cast affascinante e variegato, che offre ai giocatori un’ampia gamma di esperienze emozionali e narrative.

Il lavoro di Tetsuya Nomura è un esempio lampante di come il design dei personaggi nei videogiochi vada oltre l’aspetto visivo, rappresentando una sintesi tra creatività, coerenza narrativa ed esperienza interattiva. In un’epoca in cui l’inclusività e la diversità stanno ridefinendo il panorama videoludico, Nomura continua a mantenere una visione artistica personale, integrando però elementi che rendono i suoi personaggi accessibili e apprezzabili da un pubblico globale.

La sfida per il futuro del design nei videogiochi risiede nella capacità di innovare senza perdere di vista ciò che rende un personaggio davvero memorabile: la connessione emotiva con il giocatore. In un mondo sempre più inclusivo, il lavoro di artisti come Tetsuya Nomura ci ricorda che il vero successo risiede non solo nella creazione di personaggi esteticamente gradevoli, ma anche nella costruzione di storie che parlano a tutti, indipendentemente dal loro aspetto. Innovazione, coerenza e autenticità saranno le chiavi per garantire che i personaggi dei videogiochi continuino a ispirare e coinvolgere il pubblico su scala globale.

Scritto da
Manuel Salvetti

Studente universitario e docente in discipline umanistiche, coltivo sin dall'infanzia una profonda passione per i videogiochi. Mi affascinano particolarmente i titoli a tema storico e calcistico, che considero strumenti avvincenti per esplorare la storia e vivere le emozioni dello sport. Inoltre, sono un grande appassionato di Star Wars e dedico molto tempo alla ricerca di nuove informazioni, curiosità e approfondimenti per comprendere le vie della Forza

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