Nelle ultime ore una circolare stilata dal Ministero dell’Istruzione sta facendo discutere non poco gli alunni italiani. Questo provvedimento infatti sancisce l’obbligo per tutti gli studenti di mantenere spento lo smartphone o di riporlo in una cassetta durante gli orari di lezione, al fine di limitare al minimo le distrazioni.
Ovviamente dopo poche ore lo strascico di polemiche si è sprecato, portando la classe studentesca sul piede di guerra. I giovani giudicano la normativa di mentalità vecchia e non comprensiva della loro situazione di “nativi digitali”, quindi con bisogni diversi rispetto alla classe dirigente che ha prodotto il regolamento.
Se questo non bastasse a rendere il clima socialmente infiammabile, il carico di briscola è rappresentato dal documento allegato a quanto sopra riportato, firmato da Andrea Cangini (già famoso per le sue dure parole contro i videogiochi e i dispositivi mobile). In tale scritto, l’ex Parlamentare è tornato alla carica con la questione relativa all’abuso dell’intrattenimento digitale dei giovani, definendo i servizi videoludici al pari della cocaina.
Ecco quanto riportato:
“Dall’indagine conoscitiva che ho promosso in Parlamento è emerso un quadro allarmante. I meccanismi celebrarli posti in atto da uso di smartphone e videogiochi sono uguali a quelli innescati dalla cocaina, a partire dal rilascio di dopamina. Allo stesso modo, l’attività sul web non sollecita alcune zone cerebrali né sviluppa capacità cognitive. Preservare l’ambiente della scuola dall’abuso di smartphone è un modo per spingere i ragazzi a farne a meno.”
Quindi, ancora una volta, i videogiochi finiscono sotto i riflettori di media e politica, additati come la fonte di tutti i mali. Come proseguirà la vicenda? Non ci resta altro da fare che attendere per scoprirlo.
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