Ormai mancano poche settimane al lancio di Kingdom Hearts III, uno dei titoli più attesi dell’ultimo decennio. Il JRPG in salsa action di casa Square Enix, nato grazie alla brillante mente di Tetsuya Nomura e ad una curiosa collaborazione con Disney, chiuderà il cerchio di una grande storia iniziata nel lontano 2002 con il primo Kingdom Hearts. Da lì in poi, la serie è andata a toccare tante piattaforme e soprattutto il cuore di milioni di giocatori, arrivando a quota 9 tra capitoli principali, spin-off, prequel, midquel, sequel e così via. Quest’oggi abbiamo deciso di classificare, dal peggiore al migliore, tutti i giochi della serie, ovviamente cercando di considerare quanti più possibili aspetti per redigere una oggettiva classifica.
Prima di cominciare, però, qualche piccola postilla. Abbiamo deciso di incorporare le versioni Final Mix e i vari remake e remastered nei rispettivi titoli, in modo tale da evitare troppi doppioni e ripetizioni inutili. Non troverete in questa classifica, ad esempio, sia Kingdom Hearts che Kingdom Hearts Final Mix, ma solamente il primo che racchiude entrambe le versioni. Assenti, inoltre, i capitoli apocrifi come V-Cast e Mobile, ininfluenti ai fini della serie.
Sfoglia la classifica nelle pagine seguenti!
KINGDOM HEARTS Re:CODED (2008, remake nel 2010)
Un ultimo posto abbastanza scontato, quello di Kingdom Hearts coded. Pubblicato in Giappone a cadenza episodica dal 2008 al 2010 e solamente su telefoni cellulari – telefoni che peraltro non sono mai usciti dal territorio nipponico – Kingdom Hearts Coded è un gioco che offre il minimo sindacale, viene sacrificato da hardware poco performanti e presenta una storia debolissima e che sembra non voler arrivare da nessuna parte se non nelle battute finali. La scelta di convertirlo, nel 2010, per Nintendo DS e aumentarne così il bacino d’utenza non ha funzionato granché bene. Il gioco rimane incentrato su una trama debolissima e ambientazioni già viste fin troppe volte (in sostanza, Data Sora deve ripercorrere tutti gli eventi del primo capitolo della serie, cosa già fatta in Chain of Memories), e il sistema di controllo sembra regredire ai tempi del primissimo titolo, con una certa legnosità nei movimenti del protagonista degna di nota. Il sistema di combattimento, inoltre, prendeva spunto da Birth by Sleep ma si prendeva la briga di cambiare in corsa. Nel mondo del Monte Olimpo, ad esempio, Kingdom Hearts Coded diventava assurdamente un JRPG a turni, idea carina ma che rappresentava uno stacco troppo netto dal resto del gioco. Solo la scena post-crediti, presente come in ogni titolo del franchise, rivela curiose novità per il futuro e si riconnette alla storia principale, ma è davvero troppo poco per salvare Coded.
KINGDOM HEARTS χ e successivi aggiornamenti (2013, app mobile nel 2015)
Difficile ancora oggi da inquadrare, Kingdom Hearts χ è il gioco mobile della serie, disponibile su Android e iOS. Disponibile inizialmente solo come browser game in Giappone, negli ultimi anni il gioco è stato riproposto anche in Occidente, e meno male: nei suoi stralci di storia, sparsa qua e là tra le migliaia di quest, ci sono dettagli che potrebbero essere davvero importanti per il futuro, e anzi sappiamo che alcuni di questi già lo saranno. Il problema del gioco in generale è però la sua estrema dispersività, con la trama che finisce con l’essere un semplice sottofondo alle vicende dei protagonisti e un gameplay che, provare per credere, accoglie meccaniche pay-to-win sempre più invasive avanzando tra la storyline principale, gli eventi extra e il PvP. Nonostante tutto, da appassionato della serie passo ancora alcuni minuti ogni giorno su Kingdom Hearts χ, la cui storia continua a proseguire, ma si tratta sicuramente di un titolo ben poco riuscito nonostante sia certamente affascinante.
KINGDOM HEARTS 358/2 DAYS (2009)
Sembra brutto inserire le commoventi vicende di Roxas, Axel e Xion in una posizione così bassa di questa classifica, ma Kingdom Hearts 358/2 Days è un capitolo che abbiamo fatto davvero fatica a digerire. In primis per colpa della console di riferimento: il gioco uscì su Nintendo DS, non certamente la console più performante in quel momento e lontana dal poter garantire una certa esperienza per Kingdom Hearts, con gli sviluppatori che scelsero di mantenere lo stesso gameplay dei capitoli principali. C’è poi la questione narrativa da non sottovalutare. Il gioco fa luce sui fatti che porteranno Roxas a rompere con l’Organizzazione XIII e su tutto quello che è accaduto tra Chain of Memories e KHII, e lo fa dal punto di vista del malinconico Nessuno di Sora. L’inserimento di Xion, però, è una scelta che continuo a considerare superflua. Le idee di un ennesimo esperimento di Vexen, di una ennesima copia di Sora e di un altro cuore tormentato sono state forse poco incisive sulla riuscita del gioco, che perlomeno guadagnava punti sulla sua anomala struttura a missioni da completare anche in multiplayer locale. Una bella storia, ma probabilmente evitabile col senno di poi.
KINGDOM HEARTS: BIRTH BY SLEEP 0.2 – A FRAGMENTARY PASSAGE (2017)
In occasione del lancio, nel 2017, della collection HD 2.8 su PS4, Nomura pensò bene di realizzare un contenuto completamente inedito, e che avrebbe rappresentato il prologo a Kingdom Hearts III. Evidentemente il progetto mai realizzato Birth by Sleep Volume Two era rimasto sullo stomaco al director, che lo riteneva un passaggio molto importante per colmare alcune lacune narrative. Ecco dunque che il progetto di evolve in Kingdom Hearts 0.2 Birth by Sleep – A fragmentary passage, che racconta le vicissitudini di Aqua nel regno oscuro e il suo incontro con Topolino, che aiuterà a compiere il suo destino prima di sacrificarsi nuovamente. Il titolo brilla del nuovo Unreal Engine, il motore grafico che verrà sfruttato anche per il capitolo conclusivo, e permette di iniziare a prendere confidenza con le nuove meccaniche di gioco. C’è però un grande difetto, ossia la durata: BBS 0.2 è completabile in poco più di 2 ore, lasciando l’amaro in bocca e il sapore di una demo realizzata solo come contentino, qualcosa di simile a quanto accaduto con la serie MGS con il prologo Ground Zeroes alcuni anni fa. La serie era orfana di contenuti inediti da parecchi anni, e BBS 0.2, nonostante lo splendore visivo, non fu proprio quello che i fan si aspettavano.
KINGDOM HEARTS Re:CHAIN OF MEMORIES
Probabilmente si tratta del capitolo più controverso dell’intera serie, e il motivo è presto detto: un gameplay che spaccò di netto la community. La storia di Chain of Memories forse è tra le più potenti e più intense dell’intera saga di Kingdom Hearts, ma per questo titolo, che venne inizialmente pubblicato su GameBoy, Tetsuya Nomura decise per un radicale cambiamento nel gameplay, cosa che fece storcere il naso a più di un fan. Il gioco manteneva la sua anima action, ma abbandonava l’immediatezza e l’accessibilità del suo predecessore, basando l’intera struttura del combat system sull’utilizzo di carte e combo tra carte suddivise in varie categorie quali attacco, oggetti, magie e invocazioni. Si tratta, come già abbiamo anticipato, di un capitolo molto controverso. Un tassello narrativo di straordinaria importanza per quello che avverrà nel prosieguo della storia di Kingdom Hearts, ma immerso in un concept che inevitabilmente finì col creare numerose polemiche. Il remake, pubblicato su PS2 dopo il lancio di Kingdom Hearts II, ricreava il gioco con lo stesso motore grafico della serie principale, ma non ovviava al “problema”, se così possiamo chiamarlo, del combat system. Su quello c’erano poche alternative: o andava a genio, oppure era una limitazione grande quanto un macigno.
KINGDOM HEARTS 3D: DREAM DROP DISTANCE (2012, versione HD nel 2017)
Un buon gameplay, la capacità di aver sfruttato alla perfezione l’hardware di Nintendo 3DS, numerosi mondi da visitare e l’introduzione del sistema di movimento Fluimoto che garantiva maggior velocità e in alcuni casi una purtroppo estrema facilità nei combattimenti. Tutto molto bello per Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance, se non fosse per il fatto che il gioco, arrivato peraltro nei negozi italiani privo di una localizzazione, è un clamoroso tassello fondamentale essendo progettato come gigantesco prologo di Kingdom Hearts III e caratterizzato pertanto di una trama al limite del comprensibile per la mente umana, fatta di viaggi nel tempo, clamorosi ritorni e colpi di scena in ogni dove. Non possiamo però certo dire che il gioco non ci sia piaciuto, anzi. Il sistema degli Spiriti accompagnatori ha saputo dare ulteriore varietà al titolo, con un Nomura ispiratissimo e voglioso di provare tante nuove strade senza dimenticare i suoi successi del passato, come il sistema di combattimento a Comandi che tornava dopo Birth by Sleep.
KINGDOM HEARTS (2002, Final Mix nel 2002)
Tutto iniziò da qui, dal primo capitolo della serie datato 2002. Un gioco davvero indimenticabile, un action RPG che si rivelò essere una gigantesca sorpresa e che si scrollò di dosso i dubbi iniziali, che vedevano l’inizio di questo curioso esperimento Disney e Square-Enix per fondere i loro due universi in maniera difficile da amalgamare. E invece, contro tutte le previsioni più pessimistiche, Kingdom Hearts fu un grande successo, e tra i migliori dell’intera serie. Le sue atmosfere gioiose ma al tempo stesso mutevoli e oscure nelle fasi finali, i mondi Disney nelle loro prime apparizioni, sequenze indimenticabili come l’apparizione del Keyblade o la lotta contro Ansem nella sua forma finale, la più spaventosa, o ancora l’arrivo a sorpresa di Re Topolino per simboleggiare una speranza dura a morire. Se rigiocato oggi, nella sua prima versione, il gioco risulta essere un tantino legnoso nei movimenti, e dalla sua non aveva certo una grande varietà di attacchi a disposizione del giocatore, spesso obbligato al button mashing più sfrenato. Nonostante i difetti, però, il primo amore non si scorda mai, ed ha sempre un posto speciale nei nostri cuori.
KINGDOM HEARTS: BIRTH BY SLEEP (2010, Final Mix nel 2011)
PSP, la gloriosa console portatile di Sony, è stata la prima casa di Kingdom Hearts: Birth by Sleep, spin-off prequel dell’universo narrativo della serie che fece luce su fatti ancora sconosciuti ma che si riveleranno un pezzo fondamentale del mosaico di Xehanort e dell’intera epopea nomuriana. Con Birth by Sleep vengono introdotti Terra, Aqua, Ventus, il vero Xehanort, Vanitas, Eraqus, e la storia ne risente in maniera affascinante. Il capitolo della serie Kingdom Hearts più profondo, commovente, capace di strappare una lacrima anche al giocatore più duro tra i duri. Il racconto di una sequela di fatti che gettarono l’universo nell’oscurità, una triste fine per tutti, ma una sorta di nuovo inizio per la serie che venne condotta verso Kingdom Hearts III proprio scoprendo cosa era accaduto in questa occasione. Birth by Sleep fu anche il primo gioco della serie ad usufruire del sistema di combattimento a comandi, riutilizzato poi in Re:coded e Dream Drop Distance, che ben si adattava alla portatilità della console, peraltro vicina alla chiusura del suo ciclo e capace di regalare ancora ottime soddisfazioni. Questo gioco lo fu: anche graficamente, nonostante fosse ovviamente al di sotto dei titoli per PS2, Birth by Sleep fu una grande sorpresa.
KINGDOM HEARTS II (2005, Final Mix nel 2007)
L’opera magna di Tetsuya Nomura, a nostro dire, è sicuramente Kingdom Hearts II. A livello narrativo e di impostazione del racconto, il gioco fece un notevole balzo in avanti rispetto al primo capitolo, proprio come il gameplay. Pur non proponendo un cambiamento radicale, vennero introdotte numerose diversificazioni al sistema di combattimento con l’arrivo di potenti combo, un sistema di abilità rivisto e le Fusioni, che permettevano a Sora di unirsi ai suoi compagni di viaggio per incrementare le sue possibilità. I mondi Disney e non, inoltre, diventavano più complessi, più definiti e sempre più belli da vedere. Una pietra miliare nella storia di PS2, a nostro avviso il miglior lascito di Tetsuya Nomura nell’universo di Kingdom Hearts, e ancora oggi il più ricco contenitore di contenuti dell’intera serie, che nella sua versione Final Mix si ampliò ancora di più.
Scrivi un commento