15 anni. Questo l’importante traguardo che la serie Kingdom Hearts ha toccato quest’anno, dopo che nel 2002 il primo “esperimento” della fusione Disney e Square-Enix fece il suo trionfante debutto su PlayStation 2. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata in abbondanza, tanta quanti sono i vari capitoli, prequel, sequel e spin-off che si sono avvicendati nel corso degli anni su più piattaforme.
Una frammentazione, questa, che non ha giovato in alcun modo alla serie, e alla quale SE ha dovuto porre rimedio proprio negli ultimi tempi (dal 2013 circa) con la pianificazione di una serie di edizioni rimasterizzate che potessero racchiudere tutto ciò che era stato raccontato sino ad oggi. Da pochi giorni, precisamente dal 31 marzo, quello che si credeva impossibile è divenuto realtà: l’intera serie è disponibile su PlayStation 4, in due collection che abbiamo recensito a gennaio (per Kingdom Hearts HD 2.8) e pochi giorni fa (per Kingdom Hearts HD 1.5+2.5).
Seppur il livello qualitativo della serie sia sempre stato tendente verso l’alto, è impossibile negare che Kingdom Hearts non abbia sempre avuto vita facile, e che soprattutto alcune idee sono state, a posteriori, davvero fallimentari. Approfittiamo del propizio periodo ricco di uscite per i fan della serie per proporvi la nostra classifica di tutti i titoli della serie, a partire dal peggiore fino ad arrivare al migliore. Per quanto riguarda il peggiore, che trovate nella prossima pagina, il posto era praticamente già assegnato d’ufficio…
9 – KINGDOM HEARTS: CODED
Nel novembre 2008 inizia la pubblicazione del (finora) unico titolo a cadenza episodica della serie, Kingdom Hearts: Coded, rilasciato nientemeno che per i telefoni cellulari NTT Docomo. Mai sentito parlare di questi sistemi? Comprensibile, in quanto si tratta di dispositivi che non hanno mai lasciato il territorio giapponese. Proprio per questo SE corse ai ripari creando prima un remake del gioco per Nintendo DS, e poi un film in HD costruito grazie alle cutscene e inserito nelle collection Kingdom Hearts HD 2.5 ReMIX e HD 1.5+2.5 ReMIX ovviamente. Tralasciando un gameplay che nella sua versione DS venne rimodellato per la console e che si avvicinò abbastanza a quello classico della serie, Coded è sicuramente il titolo che pecca maggiormente sul fronte narrativo. Una storia senza anima, né capo né coda, fatta di personaggi e situazioni riciclati (e queste ultime riciclate troppe volte negli anni, aggiungiamo) e dalla quale emergono dettagli importanti per il futuro solamente nelle battute finali dei dialoghi tra Topolino e la Naminé virtuale. Il significato profondo di realizzare Coded? Gli studiosi di tutto il mondo lo stanno ancora cercando…
8 – KINGDOM HEARTS χ
Prima di approdare in una nuova veste, e anche sul nostro territorio, con lo pseudonimo di Kingdom Hearts: Unchained χ, il gioco era semplicemente un browser game, ancora una volta rimasto confinato in Giappone. Guidando un personalissimo avatar che ogni giocatore poteva creare, Tetsuya Nomura e il suo team ci teletrasportano indietro di oltre 1000 anni, a poco prima che scoppiasse la sanguinosa Guerra del Keyblade che da tanto tempo ritroviamo in più giochi della serie. Il grosso problema di χ, però, è determinato dalla sua natura molto frammentaria e adatta a browser e mobile game, che sacrifica una forte narrazione per incentrarsi maggiormente su brevi missioni e tanti oggetti da collezionare (e acquistare via microtransazioni). Un plot potenzialmente immenso, che poteva dare un background narrativo davvero intenso per prepararsi a Kingdom Hearts III, risulta quindi oltremodo rovinato, e neppure il film Kingdom Hearts: Unchained χ Back Cover è riuscito a farci fare un sorriso vista la sua disarmante inefficacia e sconclusionatezza, e che ha lasciato più dubbi che altro (il Maestro? Le Fazioni? Il Keyblade di Xehanort? Aiuto!). Chissà se la seconda stagione, chiamata Union χ[Cross], potrà dare nuova linfa al gioco…
7 – KINGDOM HEARTS: CHAIN OF MEMORIES
C’è chi dice che Tetsuya Nomura nel 2004, quando ha ideato il combat system di Kingdom Hearts: Chain of Memories, si trovasse sotto l’influenza di potentissime droghe endovenose che ne hanno compromesso per sempre la sanità fisica e mentale. C’è anche chi dice, invece, che il sistema studiato dagli sviluppatori per adattare Kingdom Hearts al GameBoy Advance, che sicuramente non poteva ospitare efficacemente l’action puro del primo capitolo, sia stata una grande idea. Quello che però sappiamo con certezza è che Chain of Memories, la prima apparizione ufficiale dei supercattivoni dell’Organizzazione XIII nella vita di Sora, è un gioco dalla narrazione fondamentale. Ambientato cronologicamente tra Kingdom Hearts e 358/2 Days, il titolo venne riproposto su PS2 con un remake in 3D mantenendo però il sistema di combattimento a carte, ciò che da anni è come anticipato oggetto di dibattito da parte dei fan della serie riguardo la sua utilità e la sua efficacia in una serie come questa da sempre votata all’azione. Sottovalutato da molti, Chain of Memories è un tassello fondamentale. Ma, in effetti, tutti i titoli che seguiranno in questa classifica lo sono ai fini della comprensione della trama…
6 – KINGDOM HEARTS: 358/2 DAYS
Pur dovendo sottostare alle rigide restrizioni hardware di Nintendo DS, la macchina meno performante dopo GameBoy che abbia mai ospitato la serie, questo capitolo ha dalla sua diverse intuizioni geniali e anche una toccante e struggente storia molto discussa. Nel 2009 Kingdom Hearts debutta ufficialmente su DS con 358/2 Days, gioco che copre l’intero buco temporale tra Chain of Memories e Kingdom Hearts II e che fa luce su tutto ciò che successe all’Organizzazione XIII in questo anno nel quale Sora sarà impegnato a farsi una bella dormita. Il protagonista è ovviamente Roxas, il Nessuno del prescelto del Keyblade, che Xemnas vuole sfruttare per le sue particolarissime abilità e la sua affinità con Xion, ragazza che si rivelerà essere un clamoroso colpo di scena col proseguire delle vicende. Proprio la storia di 358/2 Days, un racconto di amicizia e di paura, è sicuramente il punto forte di questo titolo, che non ha molte intuizioni sul fronte del gameplay ma che trova anche il tempo di innovare la formula con l’inserimento di un multiplayer cooperativo. Tramite party ad hoc, infatti, è possibile giocare in squadre di massimo 4 giocatori e utilizzare tutti i membri dell’Organizzazione (più gustosi extra) e portare a termine missioni. La limitazione di 358/2 Days? La sua diffusione e popolarità, aumentata fortunatamente grazie al film in HD rilasciato sulla collection HD 1.5 ReMIX.
5 – KINGDOM HEARTS: BIRTH BY SLEEP 0.2 – A FRAGMENTARY PASSAGE
Il Ground Zeroes di Kingdom Hearts III, datato 2017, forse per alcuni non meriterà di stare qui, ma dateci modo di spiegare. Dopo anni di immobilismo (e tante remastered), in occasione della collection HD 2.8 Tetsuya Nomura decide che è giunto il momento per il suo studio di far sbalordire i fan, e Birth by Sleep 0.2 ne è la dimostrazione. Il gioco è un inno alla bellezza artistica e tecnica che il papà della serie sta preparando per il mitico terzo capitolo, sfruttando la potenza dell’Unreal Engine 4 che qui ha già mostrato tutto il suo potenziale. Primo gioco della serie ad essere ambientato totalmente nel Mondo Oscuro, BBS 0.2 va a coprire un altro buco temporale, quello cioè delle vicende di Aqua dalla conclusione di Birth by Sleep fino all’introduzione di Kingdom Hearts III. A livello generale, tra narrazione ricca di emozioni, gameplay tradizionale ma modernizzato e un colpo d’occhio davvero eccezionale, il gioco è sicuramente valido. Pesa però una durata, quella di poco più di 2 ore (facciamo anche 5 se volete completare tutto), che non fa onore alla storia della serie.
4 – KINGDOM HEARTS 3D: DREAM DROP DISTANCE
Chi inizialmente pensava di trovarsi di fronte ad un remake del primo capitolo per Nintendo 3DS, nel 2012 fu largamente contraddetto. Dream Drop Distance, titolo enigmatico ma che racchiude in sé tutto il significato del gioco e che nasconde persino nella sua copertina un inizio molto importante su ciò che accadrà, è tra i migliori titoli della serie per una lunga lista di motivazioni. Il primo è sicuramente il gameplay a comandi d’azione che, grazie al successo di Birth by Sleep, viene riproposto senza particolari cambiamenti ma con alcune chicche nuove di zecca. Il secondo è il nuovo sistema di movimento, il Fluimoto, che conferisce a Sora e Riku una velocità di movimento senza pari e di conseguenza un approccio variegato e personalissimo ad ogni combattimento. Il terzo, a dirla tutta, può essere considerato anche un punto a sfavore: la trama. Per chi aveva già parecchia dimestichezza con Kingdom Hearts e le sue varie sfumature, la narrazione di 3D è risultata particolarmente intricata grazie a espedienti come i viaggi nel tempo e la missione di risvegliare mondi dormienti minacciati dagli Incubi e da (sempre lui) Xehanort. Per i neofiti, invece, tutto ciò rappresentava il mistero più totale. Chi sono questi 150 personaggi che compaiono e dei quali si sa poco o nulla? Perché Sora ha queste visioni? Quanti Xehanort ci sono? Decine di interrogativi, e la mancata localizzazione in italiano non ha certamente contribuito a far diffondere questo ottimo titolo della serie soprattutto nel nostro Paese. È però molto probabile che le critiche mosse a KH 3D siano state il segnale definitivo che ha convinto Square-Enix ad avviare la rimasterizzazione dell’intera serie, quindi… Vediamo il bicchiere mezzo pieno!
3 – KINGDOM HEARTS
Il primo amore non si scorda mai. Per quanto mi sia accorto proprio in questi giorni di come Kingdom Hearts, il capostipite dell’intera serie e uscito nel 2002 su PS2, non sia stato capace di invecchiare così bene come i suoi successori, ci troviamo di fronte ad un masterpiece di assoluto livello per i videogiochi. La prima avventura di Sora, giovane ragazzo strappato dal suo mondo natale e gettato in una lotta, quella tra la Luce e l’Oscurità, che va avanti da tempo immemore. La scoperta dei primi mondi Disney, come Wonderland, la Giungla di Tarzan, Halloween Town, ma anche le evocative ambientazioni della Fortezza Oscura e della storica Città di Mezzo. Chissà se Nomura, quando stava ultimando i lavori sul titolo, aveva già in mente tutto ciò che è avvenuto successivamente. Quello che conta è che Kingdom Hearts, all’epoca della sua release, fu un action-GDR di tutto rispetto e capace di offrire un’esperienza narrativa ed emotiva con pochi precedenti nel medium. Con buona pace di tutti coloro che, nel momento del suo debutto, si lanciarono in commenti del tipo “Eh ma ci sono i personaggi Disney, allora è un gioko da bambini!!”.
Get reked.
2 – KINGDOM HEARTS: BIRTH BY SLEEP
Una delle più alte espressioni mai raggiunte dalla serie arriva su PlayStation Portable nel 2010, quando finalmente facciamo la conoscenza di quei tre enigmatici personaggi apparsi nelle sequenze conclusive di Kingdom Hearts II. Ventus, Terra e Aqua, tre ragazzi custodi del leggendario Keyblade, sono protagonisti del gioco probabilmente più toccante a livello emotivo dell’intera epopea kingdomheartsiana (neologismo, a me!), con una storia straordinariamente ben raccontata da tutti i tre punti di vista e un finale che, a differenza di quelli ai quali eravamo abituati, restituisce più lacrime che sorrisi per i risultati conseguiti. Il sentore della maturità artistica di Birth by Sleep si tocca non solo nella storia narrata, ma anche nel gameplay, il primo a sfruttare innovazioni come la console dei comandi e le trasformazioni del Keyblade, che diventeranno un elemento importantissimo nel futuro terzo capitolo. Andando a ritroso nell’universo fino a quel momento esplorato, Birth by Sleep riesce nell’intento di lasciare uno splendido ricordo al giocatore, e di proiettarlo in un cupo futuro nel quale le azioni di un supervillain, il Maestro Xehanort, si fanno ancora sentire.
1 – KINGDOM HEARTS II
Ed eccoci al gradino più alto del podio, che a pieni voti viene assegnato a Kingdom Hearts II. Uscito nel 2005 su PlayStation 2, il gioco ha segnato in maniera indelebile sia la generazione che ha potuto godere del suo splendore, sia una console che rimarrà per sempre nella storia. Sora tornava a calcare i nostri hardware con il suo Keyblade immerso in mondi tutti nuovi come la Terra di Mulan e l’oscuro Port Royal di Jack Sparrow e Will Turner, nel tentativo di fermare gli apocaliticci piani di conquista di Xemnas e della sua Organizzazione XIII. Non senza disdegnare struggenti momenti come il ricongiungimento definitivo di Roxas e Naminé a Sora e Kairi, Kingdom Hearts II è la vetta più alta mai raggiunta dalla serie per completezza, direzione artistica e realizzazione. Spaziando tra le più disparate ambientazioni, il gioco aveva tutto: azione, libertà di movimento, ampi spazi aperti, boss fight a dir poco epiche, carismatici villain e colpi di scena all’ordine del giorno compresa la clamorosa rivelazione sull’identita di Ansem, il cattivone del primo capitolo. Il ritorno di Riku dalla sua prigione oscura, il sacrificio di Axel, le apparizioni fugaci ma preziose di Topolino. Kingdom Hearts II aveva tutto, e speriamo fortemente che il prossimo capitolo prenda ben più che spunto dalle eccellenti intuizioni di questo indimenticabile videogioco.
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