Home Videogiochi Rubriche L’8 marzo “parla” anche con i videogiochi: celebriamo i migliori personaggi femminili della storia

L’8 marzo “parla” anche con i videogiochi: celebriamo i migliori personaggi femminili della storia

L’8 marzo non è la Festa della Donna, o meglio non è solo questo. La vera e più consona denominazione per questa importante ricorrenza è infatti Giornata internazionale dei diritti della donna, istituita per la prima volta negli USA nel 1909 e diventata poi un momento di raccolta e di riflessione comune a tutta l’umanità (o quasi). Un simbolico giorno durante il quale si può e si deve riflettere sul ruolo, la vita e le discriminazioni che sì, ancora oggi, nel 2021, fanno parte della sfera esistenziale di una donna.

Il vero scopo di questo giorno è infatti la consapevolezza e la meditazione di questi temi, tra parità di genere che ancora arranca in alcuni settori e tragedie come il femminicidio che sono ancora oggi quasi all’ordine del giorno. Pensate che all’inizio di marzo, ultimo dato disponibile che abbiamo scovato scandagliando la rete, erano già 11 le vittime di femminicidi in Italia, simboli, loro malgrado, della violenza ancora oggi dilagante e della follia che può scaturire verso di loro per la sola colpa che possiedono, ossia essere nate con due cromosomi X che ne determinano il genere.

Senza scendere troppo nei macabri particolari, ci permettiamo di segnalarvi un recente e triste caso di cronaca nera dal nostro paese, quello di Clara Ceccarelli. 69 anni, commessa in un negozio di Genova, è stata brutalmente uccisa dal suo ex-compagno che l’ha attesa fuori dal suo posto di lavoro e l’ha massacrata pugnalandola ripetutamente, dando sfogo a una violenza impressionante. Se volete sapere di più di questa assurda pagina della cronaca nera italiana dell’ultimo mese, vi rimandiamo all’articolo del Corriere della Sera con la testimonianza del padre della vittima e alcuni retroscena sull’ex-compagno di Clara, divenuto suo stalker per molto tempo prima del fatto.

Insomma, penso sia chiaro il pensiero che dovrebbe pervadere ognuno di noi e di voi, care lettrici ma soprattutto lettori. Oggi è un giorno importantissimo, un simbolo non tanto per celebrare la donna in quanto donna ma per arricchire il bagaglio emotivo, comprendere le storie e fare un ulteriore passo avanti in quella che, secondo gli esperti, sarà la più grande conquista dell’umanità nei prossimi decenni: l’uguaglianza.

E perché parlare dei videogiochi, direte voi?

Per quanto a qualcuno possa dar fastidio, anche i videogiochi, in quanto medium tra i più conosciuti al giorno d’oggi, hanno fatto grandissimi progressi in questo senso. Oggi un’opera videoludica non basa più la sua esistenza sulle grandi figure maschili, simboleggianti gli eroi senza macchia e senza paura che Hollywood e il grande intrattenimento in passato ci hanno sempre mostrato. I tempi sono cambiati, il grande schermo ne è la dimostrazione: l’epoca dei principi azzurri che salvano donzelle addormentate nel bosco dopo aver toccato un filare maledetto o mangiato una mela incantata, è finita. È finita già da un po’ di anni, forse anche più di un po’. E anche i videogiochi, ovviamente, si adattano, in modi e tempi differenti ma sempre con gran carattere. I personaggi femminili dei videogiochi di oggi sono figure forti, determinate, carismatiche. Sono umane, figlie di un’industria sempre più inclusiva sia nei nomi che ne fanno parte, sia nel bacino d’utenza che si è allargato enormemente al genere femminile nel tempo.

Quale migliore giorno di questo, quindi, per raccontarvi qualcosa sui più conosciuti e più importanti, a nostro avviso, personaggi femminili della storia dei videogiochi? Una classifica, che classifica non sarà, che vuole ricordare le più grandi figure del gentil sesso che hanno fatto parte in prima persona o come contorno a storie fenomenali, serie indimenticabili il cui successo è stato determinato, anche, dalla presenza di questi personaggi dalla forte personalità e importanza. Alcune di esse, addirittura, hanno rappresentato nel corso della loro vita uno dei più grandi passi avanti dell’industria, un settore che si è aperto, si apre tuttora e continuerà ad aprirsi sempre di più al mondo della donna nei prossimi anni – basti pensare alle ricorrenti voci di una protagonista femminile in GTA 6, kolossal targato Rockstar Games da sempre al centro di grandi polemiche legate, guardacaso, alla sfera femminile.

Lara Croft

Penso sia impossibile non iniziare parlando di Lara Croft, da molti – anche da noi – considerata come la capostipite della tradizione delle donne protagoniste nei videogiochi (anche se non fu la prima, e ne parleremo tra poco). Archeologa tremendamente sexy negli anni ’90, Lara Croft non è solo questo: la cacciatrice di tombe è una donna forte, determinata, inarrestabile, un’avventuriera che non ha nulla da invidiare a Indiana Jones e la cui risolutezza la spinge a valicare i limiti del sovrannaturale, dove, forse, nessun uomo sarebbe riuscito. Grande icona dei videogiochi nei passati decenni tanto da approdare anche sul grande schermo in ben tre occasioni, due delle quali interpretata da Angelina Jolie, Lara è ancora oggi un simbolo riconosciuto universalmente del medium, questo anche grazie ai reboot di Crystal Dynamics dell’ultimo decennio che hanno rivisitato la storia e la giovinezza dell’archeologa da un punto di vista più intimo e personale, andando a toccare anche temi particolarmente spinosi che scatenarono – assurdamente – polemiche da parte di varie associazioni.

Aloy

Aloy è stata l’ultima grande scoperta della sfera delle protagoniste femminili nel mondo dei videogiochi. La rossa cacciatrice è al centro delle vicende di Horizon: Zero Dawn, il popolare gioco di Guerrilla Games del 2017, e quest’anno (a meno di rinvii dell’ultimo minuto) sarà nuovamente sui nostri schermi con Horizon: Forbidden West. Aloy non è solo una poderosa cacciatrice nella lotta contro le creature robotiche più ostili, ma è anche una leader determinata e riconosciuta dalla sua tribù, che difendebbe anche a costo della vita. È lei a sviscerare i misteri di questo mondo lontano nel tempo, è lei a porre fine a una pericolosa minaccia. Un simbolo di grande coraggio, forza d’animo e volontà, una delle chiavi più importanti per il successo del titolo dei creatori di Killzone.

recensione resident evil 3

Jill Valentine

Resident Evil, nel 1996, segnò non solo la nascita di una delle serie horror più note di tutti i tempi, ma anche il debutto di una giovane protagonista ancora oggi amata e ricordata, Jill Valentine. Membro delle forse STARS, Jill viene inviata a Raccoon City insieme a Chris Redfield e al team armato al completo, per riuscire a fermare le assurde macchinazioni della Umbrella Corporation e del suo micidiale T-Virus. Se Resident Evil ha avuto tanto successo negli anni a venire, tanto da essere ancora oggi uno dei riferimenti chiave per i videogiochi horror, fu anche grazie ai suoi due carismatici protagonisti, e tra essi figurava appunto Jill.

Ellie

In un mondo post-apocalittico nel quale l’umanità ha perso la fiducia nel prossimo e vive di stenti, circondata da infetti che mettono sotto scacco la sopravvivenza del genere, non dovrebbe stupire che una delle grandi forze della natura è (anche) la donna, ed è proprio la donna a essere al centro della serie The Last of Us, specialmente nel secondo – e chiacchieratissimo – secondo capitolo uscito lo scorso anno. In una serie dove il genere femminile ha da subito una importanza fondamentale nel mondo e nello scacchiere degli eventi a partire da Sarah, la figlia di Joel, Ellie emerge lentamente dal ruolo di comprimaria e diventa la protagonista di quella che, a tutti gli effetti, è la sua storia. Alcune scelte narrative di The Last of Us: Parte II sono costate care a Naughty Dog, inondata di feroci critiche, ma siamo sicuri che buona parte di queste siano arrivate da chi del gioco ci ha capito ben poco, o che non ha saputo accettare che la prode Ellie, unica (?) immune al temibile fungo che ha annientato l’umanità, sia la figura chiave di una storia di rabbia, terrore, vendetta e redenzione. La donna, in fin dei conti, è anche questo. Un essere umano come tutti.

Tifa Lockhart

Può Tifa Lockhart, bella e sensuale come pochi altri personaggi femminili dei videogiochi, essere uno dei simboli di questa giornata? Non si corre il rischio di cadere nella classica denuncia dell’oggettificazione e della sessualizzazione del corpo femminile, critica tornata tremendamente di moda nelle ultime ore dopo la “nuova” Lola Bunny di Space Jam: New Legends? La risposta a quest’ultima domanda è un sonoro no. Perché la bellezza estetica, caratteristica inconfutabile alla giovane guerriera di Nibelheim ideata da Tetsuya Nomura nel 1997, non deve confondere quelli che sono gli altri profondi tratti caratteriali della ragazza. Potente, coraggiosa e dalla personalità intricata, il cui apporto alla storia di Midgar e soprattutto a quella di Cloud è innegabile. Tifa non è solo una delle eroine dei videogiochi più amate e ricordate degli anni ’90, ma anche una figura chiave che ha determinato il successo di Final Fantasy VII.

Chun-Li

Sin dal suo esordio nel 1991, Chun-Li, protagonista della serie picchiaduro di Street Fighter, è diventata un simbolo della donna nei videogiochi. Certo, il fatto di essere la prima guerriera femminile nella storia dei picchiaduro ha certamente aiutato, ma la personalità e la storia di Chun-Li sono rimaste talmente impresse nell’immaginario collettivo da renderla una delle grandi icone del franchise. Esperta di arti marziali, tutt’altro che debole, Chun-Li deve vendicare la morte del padre, assassinato da Bison. Con queste brevi e semplici premesse, condite da un design caratteristico, la ragazza si è fatta subito largo tra i volti più conosciuti dei videogiochi, portando inoltre molte più donne a interessarsi a essi.

Bayonetta

Bella, spietata, forte, carismatica. Definita da alcuni dei più grandi critici del mondo come uno dei personaggi meglio riusciti nella storia dei videogiochi, Bayonetta è il simbolo di una donna che non deve chiedere e che sa cosa vuole, la rappresentazione di un personaggio dannatamente sessuale ma non sessista. Tra le grandi conquiste della serie Bayonetta, c’è proprio il modo di apparire della sua protagonista, volutamente provocante nelle pose e nel modo di porsi, ostentando le sue forme, ma lasciando intendere che questo è il suo modo di fare e di agire, e di averne il pieno controllo. Mari Shimazaki, character designer della serie e ideatore di Bayonetta, dichiarò in un’intervista che risale ormai ad alcuni anni fa di aver costruito e disegnato Bayonetta in quel modo non per soddisfare gli occhi di adolescenti arrapati, ma per l’esatto contrario. Dare più potere al ruolo e alla figura della donna, lasciarla libera di autoesprimersi, questo era il vero messaggio che l’autore intendeva dare. E diamine se ci è riuscito.

Peach

Sì, c’è anche Peach. Impossibile fare a meno di nominare la più celebre principessa della storia dei videogiochi, colei che è stata salvata talmente tante volte dal baffuto Mario che ne abbiamo perso il conto. E qui, ovviamente, sovviene una domanda spinosa: Peach può essere considerata un simbolo femminile, se sin dalla sua prima apparizione il suo unico scopo è quello di farsi salvare dall’amato per vivere felici e contenti almeno fino al successivo gioco? Qui casca l’asino, come si suol dire, perché Nintendo ha fatto notevoli passi avanti nel corso dei 35 anni di storia del franchise. Mario è passato dai sotterranei del castello del Mushroom Kingdoms a esplorare mondi e galassie lontane, e così è cambiato, seppur in minor proporzione, anche il modo di fare e di agire di Peach. Più autonoma, solare e frizzante, tanto da concedersi il lusso di una vacanza in solitaria su Super Mario Odyssey, di gareggiare negli innumerevoli capitoli di Mario Kart, o di avere addirittura un gioco a lei interamente dedicato, Super Princess Peach nel 2005 su Nintendo DS. L’emancipazione della donna nei videogiochi passa anche da questa storica pagina del franchise di Mario.

Samus Aran

La prode Samus non è solo una guerriera abile e con un poderoso esoscheletro dotato delle più distruttive armi della galassia, ma è anche una figura chiave della storia dei personaggi femminili nei videogiochi. Come abbiamo già avuto modo di segnalarvi in passato nella nostra particolare classifica dei 10 colpi di scena più famosi nei videogiochi, il plot twist conclusivo di Metroid fu una grossa rivelazione, e a noi piace immaginare che sia anche grazie a questo se oggi abbiamo appunto Lara Croft, Aloy e tutte queste altre figure femminili come parte del nostro medium preferito. Al termine di Metroid, infatti, scopriamo che il cacciatore di taglie chiamato Samus, protagonista del gioco che abbiamo impersonato per tutto il tempo, altri non è che una donna. Samus Aran, questo il suo nome completo, è una figura estremamente importante: possiamo affermare che si tratti della prima eroina donna del mondo dei videogiochi con una grande rilevanza.

Elizabeth

Se Bioshock Infinite è ancora oggi ricordato come una perla inestimabile dei videogiochi, è anche grazie a Elizabeth. La ragazza intorno a cui ruota la storia di Booker, la chiave di tutto, il punto cruciale che conduce allo sbalorditivo finale del gioco di Ken Levine.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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