Se n’è parlato poco, forse troppo poco. La modalità Outbreak di Call of Duty: Black Ops Cold War, è passata un po’ in sordina sin dal suo lancio, e anche noi di Uagna.it facciamo mea culpa per averla approfondita ben poco rispetto alle altre esperienze Zombies. Occorre anche però dire che, a differenza di Die Maschine, Firebase Z e le altre mappe della modalità sui precedenti giochi della serie, Outbreak, in italiano Epidemia, presenta una struttura decisamente semplice e comprensibile a chiunque. Eppure, nella sua basilarità, Outbreak funziona dannatamente bene, e pensiamo che sia proprio da qui che la modalità Zombies di Treyarch debba ripartire.
Era il 2008 quando Treyarch, all’epoca impegnata sulle (problematiche) fasi finali dello sviluppo di Call of Duty: World at War, si lasciava trasportare dalla creatività e dava vita a quella che sarebbe diventata uno dei simboli inconfondibili del franchise, la mappa Nacht der Untoten e la modalità Zombies. Per saperne di più, vi raccontammo tutti i retroscena sulla nascita della modalità Zombies in questo articolo.
Da Nacht der Untoten, per ammissione stessa della software house di Santa Monica, gli Zombies hanno fatto passi da gigante. Siamo passati, nell’arco di circa un decennio, da esperienze molto classiche e basilari come Shi No Numa e Verruckt, ai primi esperimenti con i cosiddetti easter egg di Der Riese e Ascension, dal background narrativo che ha portato a eventi come Moon e TranZit (anche in questo caso, ecco un nostro specialissimo approfondimento su quella che doveva essere l’originale TranZit) allo stravolgimento mitologico ed esplosivo mosso dalla mente di Jason Blundell che ci ha consegnato esperienze quali Origins, Der Eisendrache, Shadows of Evil e Revelations.
Oggi Blundell, come certamente saprete, non fa più parte di Treyarch – ci piacerebbe sapere dove si è cacciato e a cosa sta lavorando -, e non è un caso che la modalità Zombies di Call of Duty: Black Ops Cold War, primo gioco a fare a meno del deus ex machina creatore di Monty, l’Uomo Ombra, la Chiave dell’Evocazione e tutto ciò che concerne l’Etere, abbia un sapore ben differente dal solito. Abbiamo già avuto modo di parlarne nel corso della nostra recensione della modalità, nella quale abbiamo discusso delle importanti novità a livello di struttura, sia narrativa che di gameplay. Una modalità che ha deciso di integrare sempre di più le sue caratteristiche con il comparto multigiocatore, lasciando intendere il tutto come un complesso sistema unificato nel quale i giocatori possono imparare da entrambi i lati e con benefici da ambo le parti.
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Sorvolando su alcuni evidenti “problemi” come la facilità delle main quest delle prime mappe, Die Maschine e Firebase Z – piccolo appunto: la stessa Treyarch ha spiegato che la difficoltà degli easter egg è stata volutamente tarata verso il basso, potete leggere qui maggiori dettagli -, che allontanano il pensiero dell’hardcore gamer dalla filosofia del più recente gioco della serie, non possiamo che esaltare quella che è stata un’operazione a sorpresa e che ha davvero saputo dare nuova verve alla modalità: parliamo ovviamente di Outbreak.
Laddove tutti pensavano a una nuova, tradizionale esperienza, con una mappa di medie/grandi dimensioni con le più classiche delle meccaniche tra attivare la corrente, costruire il Pack-a-Punch per potenziare le armi e qualche piccola meccanica inedita, Treyarch ci ha sorpresi, e lo ha fatto decisamente in positivo. Outbreak è la prima esperienza open world della storia della modalità Zombies, come l’hanno definita gli stessi sviluppatori, ed è vero: pur non trovandoci di fronte a regioni sconfinate in stile GTA 5, dove l’unico limite riguarda l’immaginazione del giocatore, con Epidemia ci troviamo di fronte ad un altro importantissimo step in avanti per la tanto amata modalità. Ed è probabilmente da qui, visto il successo raccolto, che Treyarch partirà per costruire il suo futuro in questo nuovo mondo a base di non-morti.
Le tappe più importanti della modalità Zombies, nella storia di Call of Duty, sono abbastanza riconoscibili. Nacht der Untoten è l’ovvio punto di partenza, il simbolo, la culla del fenomeno che, seppur sia oggettivamente diminuito di interesse, continua ancora oggi a raccogliere tantissimi giocatori; Kino der Toten è forse la seconda tappa del percorso, non tanto per la nascita dei veri e propri easter egg da completare (quella si deve ad Ascension), quanto invece per aver rappresentato un piccolo gioiello di design che ha fatto innamorare innumerevoli utenti; Origins è stato lo step successivo, dove, da una pura e semplice sopravvivenza, i giocatori venivano chiamati a imprese epiche, mappe dalla struttura complessa e ricchissime di cose da fare, che sono esponenzialmente aumentate con i capitoli successivi. Da Origins in poi, nonostante ci siano ambientazioni rimaste impresse nella memoria (e già menzionate), la modalità Zombies si è adagiata sugli allori, senza spingersi troppo oltre. Questo fino a Epidemia, che rappresenta a tutti gli effetti la quarta importante tappa del percorso creativo di Treyarch.
https://www.youtube.com/watch?v=oHBzHS87w6k
La stessa software house di Santa Monica, al momento del lancio di Outbreak, lo definì come una sorta di nuovo Punto Zero, una ripartenza del franchise di Zombies, un momento che avrebbe avuto lo stesso impatto di Nacht der Untoten, e in effetti è proprio così che ci appare. Epidemia destruttura i concetti e le fondamenta della modalità Zombies e abbatte i limiti, portando l’utente a girovagare di continuo per le notevolmente ampie ambientazioni a caccia di materiali e oggetti di interesse prima di portare a compimento la missione scelta per l’occasione, per poi rimettersi in marcia attraverso l’Etere Oscuro e arrivare in una località completamente differente. Outbreak supera infatti le barriere delle mappe singole, a dimostrazione del fatto che la creatività di Treyarch si sentiva fin troppo schiacciata dall’oppressione dei confini dettati da una singola ambientazione. Per quanto Die Maschine e Firebase Z siano riuscite, ad esempio, si nota chiaramente una ridondante ripetitività di situazioni che abbiamo già visto in tutte le salse da Call of Duty: World at War in poi; Epidemia, al contrario, è un trionfo di novità, ed è un’operazione che al momento non possiamo fare altro che promuovere.
La modalità non è ancora perfetta, certo. L’essere ancora molto giovane e acerba, in certe sezioni, si fa sentire, così come l’inevitabile ripetitività che però è anche uno dei marchi di fabbrica di questa esperienza. Treyarch ha però già dimostrato di voler credere molto in questa modalità speciale, tanto da aver già inserito una nuova ambientazione (Sanatorium), una nuova missione e inediti veicoli, tutti in occasione dell’update di metà Stagione 2 alcune settimane fa. A essere sinceri, non vediamo l’ora di scoprire come evolverà Outbreak, e cosa gli sviluppatori hanno in serbo. Potremmo azzardare che, vista la notevole e brillante esperienza che i developer di Black Ops Cold War hanno costruito, l’interesse per una mappa tradizionale inedita sia decisamente diminuito, anche perché David Vonderhaar & Co. hanno già espresso in passato la volontà di costruire imponenti easter egg itineranti in quel di Outbreak che darebbero certamente maggiore spessore al tutto.
Un sincero applauso a Treyarch, davvero. Nonostante gli oltre 10 anni dal debutto della modalità Zombies, nonostante l’addio di Blundell (che comunque si fa sentire), e nonostante i notevoli problemi incontrati nello sviluppo (perché sì, è così, e la community lo sa), Outbreak è un centro quasi perfetto nel bersaglio. La Treyarch riparta da qui, per il futuro della modalità.
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