Era il 2015 quando Square Enix e Dontnod Entertainment pubblicarono Life is Strange, un’avventura grafica a episodi che riuscì a farsi amare grazie ad una trama intrigante e ben scritta.
A distanza di quasi 10 anni, e dopo diversi sequel non direttamente collegati al primo capitolo, Square Enix è tornata alla carica con Life is Strange: Double Exposure, titolo in cui impersoniamo nuovamente Max Caulfield. Questa volta lo sviluppo è stato curato da Deck Nine Games, la stessa software house che aveva già sviluppato Life is Strange: Before The Storm e Life is Strange: True Colors.
Questa dunque la recensione di Life is Strange: Double Exposure; vi auguriamo una buona lettura.
Nota: La versione provata è quella Xbox Series X/S.
Salto temporale
Le avventure di Double Exposure si svolgono circa dieci anni dopo gli eventi del primo capitolo. Max è ora una trentenne e lavora come assistente presso l’Università di Caledon a Lakeport, Vermont. Dopo gli eventi di Arcadia Bay la ragazza ha perso il potere di riavvolgere il tempo ed è tornato ad una vita piuttosto normale, anche se i traumi di quel periodo e il vuoto lasciato da Chloe tornano a galla di tanto in tanto.
Il gioco inizia mostrandoci la nuova vita di Max che passa gran parte del suo tempo libero in compagnia di Safi e Moses, i suoi due migliori amici. Il tutto prende una piega inaspettata quando, durante una serata come tante, Safi viene misteriosamente assassinata.
Disposta a scoprire il responsabile dell’uccisione della sua migliore amica, Max inizia ad indagare all’interno dell’Università. La donna non è più in grado di usare il suo vecchio potere, e non sarebbe comunque intenzionata a farlo dopo ciò che è successo nel primo capitolo.
Ciò nonostante in lei si rivela un nuovo potere: quello di potersi spostare tra due dimensioni temporali. Nello specifico la ragazza potrà muoversi tra il “Mondo della Vita“, in cui Safi non è stata uccisa e il “Mondo della Morte“, che rappresenta la linea temporale principale. Ciò aiuterà Max a capire cosa sia realmente successo, dando vita a sviluppi davvero interessanti.
Nel complesso la trama ha una durata di circa 10 ore, spalmate in cinque capitoli. La storia tiene il giocatore incollato allo schermo per tutta la sua durata, grazie anche ad una sfumatura investigativa che ci sprona ad avanzare per trovare l’assassino.
Fin dall’inizio del gioco avremo a che fare con tantissimi riferimenti agli avvenimenti di Arcadia Bay. A tal riguardo, Deck Nine Games ha lasciato al giocatore piena facoltà di decidere quale finale rendere canonico grazie ad una scelta multipla che potremo compiere nel corso del primo capitolo.
In ogni caso Double Exposure è godibilissimo anche senza aver giocato il primo capitolo. Il nostro consiglio è però quello di recuperarlo, in quanto vi sono tante chicche e richiami che miglioreranno senza dubbio l’esperienza di gioco, immergendovi maggiormente nel mondo di Max.
Sebbene la trama sia ben scritta non mancano lacune e punti interrogativi che potrebbero portare ad un DLC o ad sequel con protagonista la stessa Max. Oltre a ciò abbiamo avuto la sensazione che le scelte multiple a nostra disposizione siano soltanto apparenti. Questo perchè a prescindere dalle nostre decisioni, la trama segue sempre un filone ben preciso, portandoci ad un epilogo già scritto.
Ciò nonostante le nostre scelte avranno un impatto sostanziale sui rapporti con alcuni personaggi. Avremo ad esempio la possibilità di creare delle relazioni amorose con alcuni di essi sulla base delle nostre risposte. Un sistema che abbiamo apprezzato ma che, come detto, non porta ad una variazione narrativa così evidente. Rimane comunque una buona caratterizzazione dei personaggi secondari.
Non fraintendeteci, Double Exposure è un gioco ben scritto ma considerando la sua natura grafich novel ci saremmo aspettati di poter influenzare maggiormente il corso degli eventi. Un effetto farfalla che riesce solo a metà nonostante le vicende scatenino emozioni e sentimenti in ogni istante.
Limbo
Considerando la natura del gioco, il gameplay di Double Exposure è sicuramente più limitato rispetto a quello di qualsiasi altro gioco. Durante l’avventura potremo usare Max per spostarci nelle zone dell’Università e svolgere diverse mansioni tra cui parlare con i tanti personaggi presenti.
Ovviamente per ogni dialogo avremo a disposizione una serie di risposte alternative che, in alcuni casi, potrebbero influenzare alcuni degli eventi successivi. Oltre a poter dialogare direttamente con i personaggi, Max potrà anche usare le app di messaggistica del suo cellulare per mandare messaggi o per caricare foto. Si tratta pur sempre di interazioni scriptate che però si adattano molto bene al contesto che ci circonda. Ad esempio sull’app “Crosstalk” (equivalente del ben più conosciuto Instagram) vedremo riferimenti, post e foto di eventi che abbiamo vissuto pochi istanti prima.
Il grosso dell’interattività si gioca però sulla possibilità di spostarsi da una dimensione all’altra. In determinati punti della mappa potremo attraversare dei portali visibili a schermo ed entrare nell’altro mondo. Tale stratagemma servirà per risolvere puzzle ed enigmi anche se nella maggior parte dei casi tutto si ridurrà a dover entrare ina una dimensione per ottenere un oggetto o una rivelazione di un alter-ego da usare nell’altra.
A lungo andare tali azioni risultano un po’ ripetitive e mostrano un potenziale parzialmente sprecato. Il nuovo potere di Max avrebbe potuto aprire le porte ad enigmi e puzzle interessanti rendendo il gameplay più variegato e profondo. Questo perché la loro risoluzione non richiederà una grande sforzo mentale da parte del giocatore.
In ogni caso durante l’avventura potremo interagire con tanti oggetti i quali ci permetteranno di scavare maggiormente nei pensieri di Max e nel mondo che la circonda. Un aspetto che permette di approfondire ulteriormente l’immersività e la lore di fondo. Presenti anche dei collezionabili che potremo raccogliere semplicemente esplorando l’area di gioco.
Ambiente universitario
Gli eventi di Life is Strange: Double Exposure si svolgono all’interno dell’Università di Caledon. L’intero Ateneo è stato creato con una buona cura per i dettagli aumentando ulteriormente l’immersività di gioco e trasmettendoci la sensazione di trovarsi in un mondo vivo e popolato da studenti.
A livello artistico le ambientazioni, sia interne che esterne, sono davvero ispirate e le loro controparti nella dimensione alternativa mostrano particolari e addobbi differenti. Purtroppo, nonostante una realizzazione certosina, le ambientazioni risultano abbastanza limitate a livello di varietà e di interattività.
Per tutto il corso dell’avventura ci troveremo infatti a muoverci per una manciata di mappe, tutte rilegate all’interno dell’Università. Sebbene, come detto poco sopra, vi siano delle differenziazioni a seconda del mondo selezionato, il senso di ripetitività, soprattutto verso la fine del gioco, risulta abbastanza presente. Quello che è stato fatto, seppur contenuto a livello di varietà, risulta comunque ben riuscito e trasmette buone sensazioni.
Ad aumentare l’immersività del gioco troviamo un doppiaggio in inglese (con sottotitoli in italiano) davvero ben realizzato ed un comparto sonoro/musicale degno di nota. A ciò dobbiamo aggiungere un’accessibilità molto profonda, grazie alle tante opzioni presenti. Ad esempio, tra le varie personalizzazioni potremo decidere se essere avvisati prima di assistere a scene o a dialoghi riguardanti temi di sessualità, violenza e droga. Stranamente non è stata inserita la possibilità di saltare i dialoghi, un’opzione che per chi legge velocemente i sottotitoli utilizza spesso.
Probabilmente si è trattata di una scelta artistica da parte degli sviluppatori per evitare cambi di scena brutti e improvvisi che avrebbero rovinato l’atmosfera di gioco.
A livello tecnico il gioco si difende bene eccezion fatta per qualche bug grafico che abbiamo notato durante le cutscene. Nello specifico abbiamo riscontrato problemi con il sistema di illuminazione e con alcune animazioni facciali. Niente che comunque vada a rovinare l’esperienza di gioco in maniera sostanziale.
Ringraziamo Plaion Italia per il codice review fornitoci.
Riassunto
Riassunto
Life is Strange: Double Exposure è sicuramente un sequel degno della prima avventura di Max Caulfield. Tornare ad impersonare la protagonista del primo capitolo trasmette un effetto nostalgia decisamente riuscito, grazie ai tanti rimandi presenti. Il nuovo intreccio narrativo è raccontato molto bene e permette di immergersi nelle emozioni e nelle sensazioni di una Max adulta. Ciò nonostante, il prodotto di Deck Nine Games è riuscito solo a metà. Questo perché le scelte date al giocatore portano a cambiamenti limitati, senza incidere efficacemente sul finale del gioco. In altre parole, il senso di libertà è solo apparente e la rigiocabilità ne risente parecchio. Stesso dicasi per il gameplay. L'inserimento di dimensioni alternative avrebbe potuto aprire un ventaglio di opzioni che si riducono quasi sempre al dover entrare in una realtà per prendere un oggetto da usare nell'altra. Insomma, sembra che Deck Nine Games abbia voluto svolgere il minimo indispensabile creando un gioco sicuramente godibile che però si perde in un bicchier d'acqua. Chissà cosa sarebbe successo se il team americano avesse avuto il coraggio di osare di più. Forse, esiste un mondo alternativo in cui ciò è accaduto.
Pro
Trama profonda e intrigante... Ambientazioni ispirate e artisticamente notevoli... Doppiaggio e musiche degne di notaContro
...anche se l'effetto farfalla è poco incisivo ...anche se poco variegate Qualche incertezza tecnica- Concept & Trama9
- Gameplay7.5
- Comparto Artistico8.5
- Comparto Tecnico8
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