Home Videogiochi Speciali Lo State of Play ha dato una missione ad Astro Bot: caricarsi PlayStation sulle spalle

Lo State of Play ha dato una missione ad Astro Bot: caricarsi PlayStation sulle spalle

Con lo State of Play di poche ore fa, Sony era chiamata a fare il grande passo, a dare prova agli utenti che tutti gli errori del passato in termini di comunicazione e di attenzione sono stati recepiti e risolti dalla compagnia. L’evento era infatti quasi più atteso dalla Community per conoscere i nuovi piani dell’azienda, soprattutto ora che non vi è più Jim Ryan al timone ma la coppia formata da Hermen Hulst e Hideaki Nishino.

Naturalmente i giochi rappresentano (e devono rappresentare) il cuore centrale di PlayStation, ma come abbiamo appena detto, l’occasione era propizia anche per dire: “Abbiamo ascoltato quello che a gran voce ci avete detto, ecco la nostra nuova politica”. Senza voler trascinare oltre la cosa, è doveroso dire che purtroppo no, questa risposta non è stata trasmessa. La casa giapponese ha infatti ricalcato tutto quello che da anni ormai abbiamo imparato a conoscere, sia per l’appeal dei titoli mostrati e sia per il ritmo di presentazione dello State of Play, che Astro Bot a parte non è riuscito a convincere appieno (e se proprio vogliamo dirlo, anche il risicatissimo preavviso dato dall’ufficio marketing dell’azienda).

Attenzione: questo articolo non ripercorrerà tutti gli annunci dell’appuntamento, per il quale vi rimandiamo allo speciale dedicato.

Astro Bot stellare

I simpatici robotini hanno infatti rappresentato la vera gioia dell’appuntamento, che altrimenti sarebbe risultato tranquillamente evitabile ed una nuova fiera dei titoli di terze parti. Anche in questo caso, pur volendo far vestire al gioco il ruolo della bomba finale, Sony avrebbe potuto tranquillamente mettere il prodotto all’inizio dello State of Play, così da catalizzare fin da subito l’attenzione di un pubblico che, dopo 32 minuti scarsi, era in parte già ampiamente perplesso. Poco da dire anche su Until Dawn che, nonostante le buone maestranze tecniche messe in campo, fatica a giustificare una sua presenza in forma rinnovata dato il genere di appartenenza.

Tornado al discorso principale, quale è il segreto dietro al comune entusiasmo generato dal gioco di Team Asobi nel cuore dei possessori di PS5? La risposta è tanto semplice quanto sconvolgente: Astro Bot è stato in grado di rievocare un’identità di PlayStation che da tempo si è persa, facendo al contempo risuonare fortemente il brand giapponese e le sue vere origini (e non solo per i numerosi riferimenti Sony inseriti).

Il gioco delle parti

Ciò ovviamente non vuole (e non deve) togliere luce a progetti altrettanto strabilianti come Monster Hunter Wilds ed il controverso Silent Hill 2 Remake, ma come riportavamo poco sopra, tali brand non caratterizzano la console ammiraglia dell’azienda nipponica, in quanto possono essere fruiti anche altrove. È quindi il perdurare di questo atteggiamento poco “egocentrico” da parte di Sony il vero problema, soprattutto in un 2024 avaro di pubblicazioni first party.

Buona parte del pubblico necessitava di conferme e magari anche di sogni, rappresentati da giochi in arrivo tra qualche tempo, ma anche in questo caso la bocca è rimasta parecchio asciutta. E non è certo Concord il progetto che, per quanto possa essere interessante, può aiutare i giocatori a trovare un’ancora di salvezza per la situazione (visti e considerati gli oltre dieci minuti dedicati al titolo targato Firewalk Studios). Se poi volessimo spaccare il capello in quattro, anche in questo caso Sony non ha centrato appieno il bersaglio, a maggior ragione se consideriamo i quasi 8 minuti dedicati alla componente narrativa di un prodotto unicamente multigiocatore 5 Vs 5.

Non propriamente sufficiente nemmeno il comparto dedicato al VR2 che, nonostante le due interazioni proposte (Behemoth e Alien: Rogue Incursion), continua ad essere bistrattato dalle IP proprietarie di Sony, probabilmente le uniche capaci di calamitare qualche acquirente in più verso il visore PlayStation 5.

In conclusione?

Non volendo tirare troppo il discorso per le lunghe, Sony anche in questo caso ha sprecato un’occasione d’oro, forse quella più rilevante visti i presupposti su cui poggiava l’intero palco. Non tutto è da buttare e criticare ovviamente, ma il nocciolo della questione rimane una sempre maggior personalità data alle produzioni le quali, nonostante la successione dei vertici, non trasmettono ancora un vero cambio di passo della multinazionale giapponese.

Astro Bot ha quindi il compito (e la responsabilità) di caricarsi il brand PlayStation sulle spalle per il prossimo futuro, così come la fiducia e la speranza di milioni di videogiocatori che, anche in questo frangente, non possono essere entusiasti al 100% delle politiche aziendali made in Tokyo. Speriamo vivamente di poter assistere ad un’evoluzione quanto prima, almeno sul piano della comunicazione e della trasparenza, merce sempre più rara oggigiorno nell’industria videoludica.

Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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