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Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica | Recensione

In quella che, ormai è ufficiale, è l’ultima stagione natalizia per Switch (anche se manca ancora un po’ a Natale, ma insomma ci siamo capiti), Nintendo si affida ancora una volta a Mario per lo sforzo finale della sua console di enorme successo. Ripetersi non sarà facile, questo è certo, ma per ora guardiamo al presente e al ritorno di una delle saghe più amate della storia del personaggio quando non è impegnato a saltare sui Goomba o raccogliere stelle o altro: la serie di Mario & Luigi.

Pensando a quello che è stata Switch in questi ormai quasi 8 anni di attività, quella di Mario & Luigi era da tempo una delle poche cose che mancavano all’appello. Nintendo ha sfruttato la sua console ibrida per riproporre la quasi totalità delle sue grandi IP (salvo il povero Star Fox, che proprio non ne vuole sapere di tornare), anche attraverso alcune operazioni di remake e remastered interessanti. Un anno fa, ad esempio, eravamo qui a raccontarvi Super Mario RPG, mentre pochi mesi fa è tornato l’amato Paper Mario: Il portale millenario.

La svolta gioco di ruolo prosegue ancora oggi. Insieme a Super Mario Party Jamboree, il celebre e baffuto personaggio è protagonista però di un’avventura inedita, che lo riporta al fianco del fratello. Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica presenta così il ritorno di una serie che mancava dal lontano 2015, con alcune novità particolarmente di rilievo. Il comparto grafico e artistico è stato ad esempio rivisto, e questo anche a causa del cambio al timone del gioco – AlphaDream, che si è sempre occupata di Mario & Luigi, ha chiuso i battenti nel 2019 ed è stata sostituita da Acquire, che ha portato a un cambio di visione. Ma bando alle ciance, ne parliamo come sempre nella nostra recensione (non prima di condividere con voi un nostro vecchio video dedicato proprio alla saga!)

Terraaaaaaa!

Come accade ormai da tempo (a memoria, è difficile ricordare l’ultima volta che Mario ha vissuto un’avventura nel Regno dei Funghi, e forse dobbiamo tornare indietro fino a Odyssey), l’espediente narrativo che mette in moto il gioco è quello di una nuova terra da esplorare. Mario e Luigi vengono portati via dalla loro terra tramite un portale misterioso, ritrovandosi così nel mondo oceanico di Elettria – Kevin Costner in Waterworld avrebbe amato questo scenario.

Un mondo apparentemente pacifico, ma che in realtà ha appena subito una grande devastazione. Non potrebbe essere altrimenti. Che ci starebbero a fare Mario e Luigi qui, altrimenti? L’arcipelago di Elettria, le cui isole un tempo erano collegate a formare un intricato e interconnesso sistema di villaggi, foreste, spiagge e altro ancora, si è fratturato. Fortuna vuole che un modo per rimettere insieme questi pezzi del puzzle che è Elettria esiste: la Solcamari, prima isola visitata dai due simpatici protagonisti, funge anche da nave per spostarsi nel vasto oceano di questo mondo, andando poi a incontrare nuovi volti e affrontare avventure sulle altre terre emerse per ricollegarle tra loro e riportare il mondo alla normalità. Semplice, no? Una specie di Death Stranding, ma in salsa GDR in pieno stile Nintendo.

A supportare il duo ci sono Condina, originaria di Elettria, e l’onnipresente companion Presus, che ci tiene spesso a far sapere di non essere un maiale bensì un animale volante che assomiglia a un maiale. Il Centrablero, la principale fonte di energia del mondo di Elettria, diventa così il perno che smuove tutto quanto, con Mario e Luigi che sfruttano la Solcamari per partire verso lidi sconosciuti.

Il mondo di gioco, visivamente, è davvero meraviglioso. Acquire ha deciso di rompere con il passato, dando una nuova impronta estetica e visiva alla saga di Mario & Luigi che, immaginiamo, proseguirà anche in futuro. Effettivamente, la deriva GDR del franchise è stata spesso utilizzata per proporre visioni differenti, basti pensare alla già citata saga di Paper Mario che presenta ogni singolo personaggio, mostro e mondo come se fosse parte di un grande origami – non a caso, il più recente gioco della serie è The Origami King, lanciato nel 2020.

Fraternauti alla Carica si sposta invece verso colori molto sgargianti, forme più morbide e soprattutto con un caratteristico cel-shading che esalta la morbidezza dei contorni e fa assaporare le brezza di una grande avventura marina. Sembra quasi che gli sviluppatori abbiano voluto prendere ispirazione a Wind Waker di Zelda, per questo rilancio. Il che non è affatto male, sia chiaro. Le isole, a parte alcune ambientazioni studiate ad hoc per trasmettere un maggior senso di cupezza (ma mai troppa, è pur sempre un gioco di Mario!), sono perennemente illuminate dalla luce naturale, che conferisce un tono solare al tutto. Scusate il gioco di parole.

Ma a proposito di parole, tra i difetti riscontrabili in Fraternauti alla Carica c’è quello di una deriva un po’ troppo accesa verso il pubblico giovane. Troppo giovane, quasi infantile. I momenti ironici e divertenti non mancano, ma non bastano neppure. La storia non decolla praticamente mai, non esistono momenti memorabili o grandi colpi di scena, quando invece in passato la serie GDR era appunto nata anche con l’intento di dare forma a un intreccio che potesse coinvolgere in modo sano e genuino anche i personaggi del Regno dei Funghi. L’originale Legend of the Seven Stars nacque del resto dalla collaborazione tra Nintendo e Squaresoft, già nota per Final Fantasy e Dragon Quest.

Questo Fraternauti alla Carica, invece, fatica molto sotto l’aspetto puramente narrativo. Oltre al fatto che le prime ore di gioco possono risultare lente e a tratti anche eccessivamente pesanti, altresì per colpa del gameplay che richiede diverso tempo per ingranare la marcia, nel nuovo Mario & Luigi mancano guizzi creativi utili a tenere viva l’attenzione del giocatore nei confronti della storia e delle vicende di Elettria, facendo emergere una certa pigrizia. O forse è anche colpa di Switch, che in certi frangenti, specie in modalità portatile, sembra pronta a decollare per la Luna. Il tutto si riduce a un gioco di ruolo dalle meccaniche comunque interessanti (ci arriveremo tra poco), la cui storia è del tutto dimenticabile. Peccato.

Fratelli martelli

Il gameplay di Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica si divide in due grandi aree contettuali: l’esplorazione e il combattimento. Partendo da quest’ultimo, il gioco si mantiene sugli ormai saldi principi di altri esponenti del franchise, già rivisti recentemente su Switch: restano i classici combattimenti a turni con i classici movimenti ritmati che richiedono la pressione dei tasti per combinare le azioni di Mario e Luigi e infliggere maggiori danni; col passare dell’avventura, tornano anche il classico martello, i classici contrattacchi, e qualche classica abilità extra. Sì, è tutto molto classico.

Arrivare al meglio della battaglia, comunque, richiede pazienza. Tanta pazienza All’inizio del gioco, Mario e Luigi sono a mani nude, e avanzano solamente a forza di saltellare sulla testa dei nemici – è possibile darsi alla fuga durante gli scontri, ma a quel punto non si accumulano punti XP per avanzare di livello. Non ci sono quindi strumenti a disposizione, e per averli occorrerà svolgere i primi compiti e restare basiti, soprattutto, di fronte all’enorme quantità di tutorial iniziali e dialoghi che il gioco propina.

Arrivati a questo punto, un dubbio nella mente di un giocatore può farsi rapidamente largo: a chi è rivolto Fraternauti alla Carica? L’aver stravolto la direzione artistica del gioco e la quantità abnorme di spiegazioni potrebbe essere stato fatto alla luce di una sorta di reboot creativo, un nuovo inizio per una saga lontana dagli schermi da molto tempo e pronta ad abbracciare un pubblico nuovo. Anche perché, come detto, chi già ha confidenza da tempo con i meccanismi di Mario & Luigi, o comunque dei giochi di ruolo della serie, si ritrova a doversi sorbire intere ore di tutorial volti a spiegare ogni singolo dettaglio, spesso immersi in location dal level design inoltre poco ispirato per renderlo, forse, ancora più semplicistico. Acquire si è forse più preoccupata di parlare agli inesperti e ai neofiti, invece di dare un occhio di riguardo anche ai fan nostalgici.

Se insomma il combat system rivela tutta la sua tradizionalità (intendiamoci: funziona, così come funzionava in passato, ma ci aspettavamo qualche novità corposa per evolvere la formula), l’esplorazione in sé è quella che regala invece le maggiori soddisfazioni.

Una volta ingranata la marcia, Fraternauti alla Carica si lascia andare e porta Mario e Luigi in isole tutte nuove e profumate. In alcune sarete una sorta di investigatori privati per risolvere un mistero, in altre avrete a che fare con i pirati, in altre ancora dovrete imparare a ballare per vincere una gara, o risolvere una guerra tra due fazioni. I due fratelli vengono così chiamati in causa a esplorare numerose zone, risolverne gli enigmi e completare missioni secondarie (di cui non frega niente a nessuno, vista l’incosistenza).

Avanzando, si percepisce comunque un gustoso senso di progressione, poiché ogni abitante di ogni isola che si unisce alla Solcamari porta con sé nuove tecnologie e attrezzature, alcune delle quali molto interessanti. Avanzare nella storia sblocca poi alcuni artifici per variegare le battaglie, come gli attacchi fratello e le Spine, modificatori dalla durata limitata che cambiano le possibilità di attacco e difesa rendendo tutto un po’ meno ripetitivo di quanto non sembri – sono associate all’altra valuta in game, i luminelli, che si trovano durante l’esplorazione. Queste mosse si riflettono poi non solo sui combattimenti a turni ma anche sull’esplorazione: l’accesso al martello consente ad esempio di aprire nuove strade e rompere casse, mentre l’abilità di diventare una palla e rotolare porta Mario e Luigi a infilarsi in anfratti prima impossibili da raggiungere.

A proposito, parliamo di Luigi. Se c’è una cosa che Fraternauti alla Carica fa davvero bene, questa è dare un significato nuovo e molto più utile proprio al salopettato verde, che passa da personaggio secondario e quasi fastidioso a elemento quanto meno utile nel gameplay delle fasi esplorative. È da lui ad esempio che possono partire alcune intuizioni per la risoluzione di enigmi, o anche solo per aver trovato qualcosa di utile nello scenario: intorno a Luigi compare un’aura luminosa, e basta premere L (chissà come mai la scelta di questo tasto…) per vedere cosa è capace di fare il fratello di Mario. Questo torna anche durante le boss fight, alcune delle quali particolarmente ispirate.

Insomma, Fraternauti alla Carica è un gioco… strano. Un titolo che da una parte sembra pronto a offrire nuovi spunti e divertimento, a tentare di osare per trovare una sua identità, e capace di offrire ambientazioni davvero molto simpatiche. Dall’altro, questo gioco di Mario & Luigi sembra privo di tantissimi guizzi creativi e narrativi che hanno sempre contraddistinto la serie, quasi come se gli sviluppatori, qui al loro primo tentativo con la saga, si fossero più preoccupati di non sbagliare qualcosa, invece di osare. La creatività che Nintendo ha sfoggiato in molte delle sue recenti produzioni, insomma, non si è fatta particolarmente sentire stavolta.

Ringraziamo Nintendo per il codice review. 

7.9
Review Overview
Riassunto

Per quanto la direzione artistica e varie meccaniche di gioco siano interessanti, Mario & Luigi: Fraternauti alla Carica non è probabilmente il grande ritorno che molti fan speravano, complici alcune scelte che ne depotenziano la formula e la fruizione. La struttura di fondo è parsa eccessivamente ripetitiva (forse il concept inizia a invecchiare un po' troppo?), e non è riuscito a riproporre il carisma di altre produzioni Nintendo. Resta un GDR carino, simpatico e adatto a tutti, anche se speravamo in qualcosa di più per il ritorno di questa storica e amata serie.

Pro
La nuova estetica è molto simpatica Luigi L'esplorazione è piacevole
Contro
La storia Le prime ore sono lentissime Il combat system inizia a sentire il peso degli anni?
  • Concept & Trama7
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico8.5
  • Comparto Tecnico8
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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