La musica è da sempre considerata una forma d’arte che spesso si associa a stati d’animo e ad eventi vissuti. La musica è in grado di trasmettere emozioni e spesso riesce ad alleviare i nostri pensieri consentendoci di rilassarci e staccare la spina dalla vita stressante di tutti i giorni.
In molti casi la musica viene associata ad altre forme d’arte, rafforzando ulteriormente il messaggio che si vuole trasmettere. Un concetto che i ragazzi di Microids e Anomalie Studio hanno sfruttato a pieno per la creazione di Melobot – A Last Song, un adventure game con un gameplay incentrato sul ritmo musicale.
Ovviamente non ci siamo lasciati l’occasione di provare questo titolo indie. Questa dunque la recensione di Melobot – A Last Song; vi auguriamo una buona lettura.
Note: La versione provata è quella PC.
Io, Melobot
La nostra avventura ha inizio in un laboratorio abbandonato, in una Terra che sembra ormai inabitata. Ci troveremo a impersonare Melobot, un robot che potrebbe rappresentare l’unica salvezza della flora e della fauna terrestre.
Ma cosa è successo? Perché gli umani non abitano più il pianeta? La risposta viene spiegata ben presto. In passato gli umani avevano scoperto particolari tipi di piante che erano in grado di riprodurre della musica. Stesse piante da cui era possibile estrarre materia oscura. Purtroppo però le conseguenze di tale sfruttamento sono state disastrose. La materia oscura ha infatti corrotto le IA, portando ad uno sterminio pressoché totale.
Il nostro scopo sarà quindi quello di salvare le piante musicali rimaste, provando a liberare il pianeta dalla materia oscura. Un compito arduo ma non impossibile.
Tale incipit serve a giustificare il gameplay proposto dai ragazzi di Anomalie Studio. Ciò nonostante abbiamo apprezzato la “lore” di fondo che rappresenta sostanzialmente una critica al mondo reale. Un mondo in cui l’umanità sta sfruttando tutte le risorse del pianeta, senza preoccuparsi minimamente dei problemi di inquinamento che potrebbero impattare notevolmente sulle generazioni future.
In ogni caso il gioco avrà una durata di circa cinque o sei ore, in linea con quanto offerto con altri giochi indie del genere.
Musicoterapia
Il gameplay realizzato da Anomalie Studio è piuttosto semplice ma decisamente originale e brillante. Lo scopo sarà quello di salvare un numero prestabilito di piante in una mappa divisa in aree. Il salvataggio di ogni pianta avverrà eseguendo una combinazione di tasti che darà vita ad una determinata melodia.
Ogni tipo di pianta avrà la sua melodia e, in base alle nostre capacità, riceveremo da una a tre stelle. Al raggiungimento di un determinato numero di stelle avremo accesso ad una nuova area. Se dovessimo reputare il gioco troppo semplice, sarà possibile attivare una modalità difficile, in cui le varie sequenze saranno indicate senza i relativi tasti. Starà al nostro orecchio e alla nostra memoria capire quali note suonare.
Tuttavia, salvare molte piante attirerà l’attenzione del “Guardiano“, un robot tentacolare che cercherà di ucciderci in tutti i modi. Durante il combattimento verrà in nostro aiuto un’onda d’urto, attivabile con A+X (abbiamo provato il gioco con il Pad Xbox). Tale mossa sarà in grado di infliggere danni ad area, togliendo vita a tutto ciò che si trova nei paraggi.
Oltre a ciò Melobot può anche caricare il suo scudo (B+Y) o usare un jetpack (LT)per muoversi più velocemente. Nel corso dell’avventura potremo ottenere dei punti abilità, utili a potenziare le nostre skills. Potremo ad esempio aumentare la durata del jetpack o i danni inflitti dall’onda d’urto.
Per fare ciò dovremo entrare nella nostra Melobase, l’astronave e hub centrale del gioco. Una volta aver curato tutte le piante ed aver raggiunto il numero minimo di stelle richieste, dovremo spostarci su una nuova zona, facendo avanzare l’avventura.
Ogni nuova mappa ci permetterà di usare un diverso strumento musicale, atto a riprodurre le sequenze di ogni mappa. Una scelta che crea un po’ di diversità tra un livello e l’altro, anche se avremmo preferito qualche differenziazione aggiuntiva.
Arte interattiva
Melobot – A Last Song è un gioco che non vuole strafare. Ciò nonostante, le emozioni che l’opera di Anomalie Studio riesce a trasmettere sono uniche. Salvare ogni pianta con la melodia di turno vi farà sentire meglio, anche grazie ad un’ambientazione super colorata, tanto da ricordare molti dei cartoni creati da Pixar e dallo Studio Ghibli.
Tra l’altro dal menù di gioco avremo occasione di accedere al melodex, in cui poter controllare tutti i tipi di piante catturati, e ai dati. All’interno di quest’ultimi troveremo maggiori dettagli della vita pre-apocalisse dopo che avremo scansionato determinati punti di interesse nella mappa. Uno spunto interessante che serve ad approfondire ulteriormente la lore del gioco.
Anche a livello tecnico il gioco gira molto bene, permettendoci di selezionare fino a 90 fps con una risoluzione massima di 1920 x 1080. Tra l’altro, pur trattandosi di un titolo indie, Melobot è completamente tradotto in italiano. I sottotitoli risultano più che sufficienti, considerando che gli unici suoni presenti nel gioco derivano dalle varie melodie che potrete suonare con i vostri strumenti.
Riassunto
Riassunto
Melobot - A Last Song non è solo un gioco ma una vera e propria forma d'arte. L'idea di compiere azioni di gameplay tramite la musica è davvero brillante. Certo, avremmo preferito una maggior diversificazione tra una mappa e l'altra e l'aggiunta di meccaniche più interessanti con l'avanzare del gioco. Ciò nonostante abbiamo comunque apprezzato il lavoro svolto da Anomalie Studio. A livello artistico ci troviamo su livelli decisamente alti, grazie ad una grafica super-colorata e cartoonesca che trasmette al giocatore un senso di calma e relax.
Pro
Artisticamente stupendo Gamelay ingegnoso e brillante...Contro
...anche se avremmo preferito qualche meccanica aggiuntiva Poche differenze tra una mappa e l'altra- Concept & Trama7
- Gameplay7.5
- Comparto Artistico8.5
- Comparto Tecnico8
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