Interrogata dalle autorità dell’antitrust brasiliana, Sony è alla fine uscita allo scoperto, dichiarando ufficialmente che si opporrà all’acquisizione di Activision Blizzard King da parte di Microsoft. Il movito principale? Il potere di Call of Duty.
L’affare che dovrebbe portare Activision a entrare a far parte della famiglia Xbox entra nel vivo. Annunciata all’inizio dell’anno, l’acquisizione da parte di Microsoft è in queste settimane oggetto di discussioni da parte delle agenzie antitrust di tutto il mondo, che stanno investigando sulla possibile costruzione di un monopolio troppo grande dalle parti di Redmond.
Solo pochi giorni fa vi avevamo infatti riportato che l’antitrust dell’Unione Europea aveva convocato Sony e Nintendo in qualità di aziende rivali di Microsoft in campo videoludico, per discutere delle conseguenze della possibile acquisizione.
Il motivo, dicevamo, è ben noto. Le agenzie che regolano la legislazione antimonopolistica intendono conoscere il parere dei due grandi competitor di Xbox, le quali, soprattutto Sony, hanno ancora enormi interessi nei franchise che, forse, passeranno in mano alla concorrenza. Il nome principale è ovviamente quello di Call of Duty, e nonostante Microsoft abbia già espresso la propria intenzione circa l’uscita dei giochi della serie sparatutto su PlayStation anche in futuro, dove la community è attivissima e gigantesca, questo sembra non bastare a Sony.
Parlando con le autorità governative brasiliane del CADE (Consiglio amministrativo per la difesa economica), i rappresentanti legali di Sony hanno infatti espresso importanti perplessità circa il futuro dei franchise che verranno controllati da Microsoft, di fatto opponendosi all’acquisizione del pacchetto Activision Blizzard. I rappresentanti dell’azienda nipponica si sono in particolare soffermati su Call of Duty, definito come un franchise troppo grande e senza rivali per diventare esclusivo di una singola piattaforma:
Nessun altro sviluppatore può dedicare lo stesso livello di risorse e competenze allo sviluppo del gioco. Call of Duty è fortemente radicato, oggi non esiste rivale, non importa quanto rilevante, che possa superarlo. Call of Duty è stato il gioco più venduto quasi ogni anno negli ultimi dieci anni e, per il suo genere, ha avuto un successo schiacciante. È sinonimo di sparatutto in prima persona ed essenzialmente definisce quella categoria.
Non è difficile capire il perché di questa posizione da parte di Sony. Call of Duty è infatti la migliore serie di videogiochi sparatutto di tutti i tempi, genera miliardi di dollari di introiti ogni anno, e la sua community conta centinaia di milioni di giocatori, molti dei quali si trovano proprio sulle piattaforme PlayStation ma non solo. Nel 2020, il brand Call of Duty ha fruttato oltre 3 miliardi di dollari, e il solo Call of Duty: Mobile su dispositivi iOS e Android, è arrivato a quota 1,5 miliardi. Lo scorso anno poi, con l’uscita di Black Ops Cold War, è diventato il terzo franchise videoludico più venduto della storia.
Di fronte a questi numeri, sono comprensibili le perplessità di Sony, la quale è forse in cerca di ulteriori certezze circa il futuro dei franchise di Call of Duty. Tralasciando Call of Duty: MW2 in uscita a fine anno, il quale è già confermato per PlayStation, non sappiamo cosa accadrà con COD 2023 (che dovrebbe essere un free to play a tema Zombies) e COD 2024 (a sorpresa, alcuni giorni fa sono trapelate le prime immagini), oltre ovviamente ai futuri titoli.
Nel suo intervento, la squadra di rappresentanti di Sony ha poi spiegato che l’azienda crede naturalmente nell’importanza delle esclusive come professato da tempo, ma nel caso di Call of Duty si tratterebbe di qualcosa completamente fuori parametro:
I giochi esclusivi sono un parametro di concorrenza tra Microsoft e SIE, ma nessuna delle due aziende ha finora sviluppato o acquisito un gioco esclusivo che abbia spostato in modo decisivo gli equilibri a favore di una console. Questo perché i giochi esclusivi proprietari sono meno popolari e rappresentano meno entrate rispetto ai giochi AAA di terze parti, che fino ad allora erano disponibili su Xbox e PlayStation
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