Naoki Yoshida, detto anche Yoshi-P, tiene il franchise di Final Fantasy nelle sue preziose – ed esperte – mani. Dopo aver rilasciato numerose interviste negli scorsi mesi sull’attesissimo Final Fantasy XVI, in arrivo tra meno di un anno, il produttore è tornato a parlare del suo lavoro in Square Enix in una recente riflessione su Inverse. Come sempre le sue parole risultano particolarmente interessanti, in quanto Yoshida non è il tipo da avere peli sulla lingua.
“Per me, Final Fantasy riguarda storie profonde, è costituito da un ricco game design e dal miglior comparto audio che possa accompagnare questi aspetti – senza ovviametne dimenticare gli immancabili chocobo, moogle e summon-.”
Nonostante questi punti cardine, un franchise longevo e così amato come Final Fantasy non è certo semplice da gestire, soprattutto dopo la profonda crisi che ha innegabilmente attraversato tutto lo sviluppo del quindicesimo capitolo, incapace di rispettare a pieno il progetto originale che lo identificava. Naoki Yoshida non ha mai negato di sentire il peso delle responsabilità: non è facile essere l’uomo conosciuto per trasformare i fallimenti in trionfi (basti pensare a Final Fantasy XIV, che ad oggi è riuscito a conquistarsi cifre da capogiro con 25 milioni di videogiocatori registrati e diventare il Final Fantasy più remunerativo per Square Enix).
Per soddisfare le mille richieste dei fan e le loro esigenze, che si sono inevitabilmente evolute e trasformate durante gli anni con lo svilupparsi dell’industria stessa del videogioco e del genere, anche Final Fantasy deve impegnarsi per ritrovare i propri capisaldi e al contempo reinventarsi per diventare qualcosa di nuovo, al passo coi tempi. Per Yoshida non sarà facile:
“Credo che Final Fantasy al momento stia faticando per adattarsi con successo agli ultimi trend dell’industria. Siamo ora giunti ad un punto in cui riceviamo una moltitudine di richieste riguardo la direzione che dovrebbe prendere il game design. Ad essere sincero, sarebbe impossibile soddisfare tutte queste richieste con un unico titolo. Ho l’impressione che attualmente tutto ciò che possiamo fare è creare molti giochi differenti, e continuare a dare il massimo tutte le volte in cui ne avremo l’occasione”.
Pensiamo a Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, a Chocobo GP o alla massiccia opera che Square Enix sta portando avanti con Final Fantasy VII (sono in arrivo la remaster di Crisis Core e Final Fantasy VII Rebirth). Senza ovviamente dimenticare Final Fantasy XVI, su cui abbiamo davvero grandi aspettative per quanto riguarda le tematiche trattate e il sistema di combattimento.
Se Square Enix punta a diversificare i propri giochi così da dare a tutti gli appassionati almeno un titolo che sia perfettamente nelle loro corde, queste produzioni potrebbero essere la soluzione giusta.
Yoshida sostiene che Final Fantasy non debba soltanto adattarsi all’industria che cambia, ma essere in grado di lanciare nuovi trend: l’asticella viene così fissata ancora più in alto, ma non è la prima volta che il produttore sceglie mete ambiziose per i titoli ai quali lavora (pensiamo alle scelte narrative di Final Fantasy XIV ad esempio).
“Sono un game designer, quindi ho sempre diverse idee per i giochi. Non posso parlarne nello specifico qui, ma credo che questa capacità serva ad ogni game designer. Sono quel tipo di persona che è felice finché può realizzare videogiochi, quindi quando non lavoro su qualcosa di particolarmente impegnativo penso che mi piacerebbe realizzare un nuovo MMORPG da zero, prima di morire”.
Di sicuro l’esperienza e la creatività non gli mancano: per quanto la modernità pretenda sempre di più e la concorrenza, negli anni, sia diventata più spietata, Final Fantasy resta e resterà uno dei franchise più amati e, di conseguenza, con più aspettative sulle spalle da sorreggere. Le nostre sensazioni sono positive, vedremo nei prossimi mesi (soprattutto con Final Fantasy XVI e con l’operazione Final Fantasy VII) quanto riuscirà ad avvicinarsi a quell’asticella fissata così in alto.
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