Anche il 2025 si sta rivelando un anno devastante per l’industria videoludica, con un’ondata di licenziamenti che ha colpito giganti come Microsoft e numerosi studi di varie dimensioni. Se i tagli di personale sono ormai una triste costante per le aziende occidentali, anche il Giappone – tradizionalmente più restio a misure drastiche – sembra sempre meno immune a questa crisi.
Uno degli esempi più discussi riguarda Bandai Namco. Secondo un’indagine condotta da Automaton, tra aprile 2024 e febbraio 2025, 117 dipendenti hanno lasciato l’azienda, come indicato in un documento pubblicato sul database pensionistico giapponese. Ciò che resta incerto è se queste uscite siano frutto di scelte personali o di una strategia aziendale mirata a ridurre il personale senza ricorrere a licenziamenti diretti.
Questa ambiguità non è una novità per Bandai Namco. Nel 2024, l’azienda era già finita sotto i riflettori per aver spinto circa 200 lavoratori a dimettersi, utilizzando una pratica altamente controversa: le cosiddette “expulsion rooms”, Oidashi Beya.
Questa tattica, ancora diffusa in alcune realtà lavorative giapponesi, consiste nel relegare i dipendenti in stanze isolate e privi di incarichi concreti, mettendoli sotto pressione psicologica fino a spingerli ad abbandonare l’azienda. Un metodo subdolo che consente alle imprese di ridurre il personale senza attivare procedure di licenziamento formale.
Alla base di queste manovre ci sarebbe una drastica riorganizzazione interna, legata alla cancellazione di diversi progetti e alla chiusura di alcuni giochi in sviluppo. Secondo il report del 2024, Bandai Namco avrebbe interrotto la produzione di titoli basati su celebri franchise come One Piece e Naruto, oltre a un progetto realizzato su commissione per Nintendo.
Mentre l’intero settore videoludico è attraversato da una delle peggiori crisi occupazionali degli ultimi anni, Bandai Namco continua a ristrutturarsi tra tagli silenziosi e strategie poco trasparenti. Queste mosse, sebbene non ufficialmente catalogate come licenziamenti, rischiano di modificare profondamente il futuro dell’azienda e dei suoi progetti più ambiziosi.
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